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Almanacco

Nessuna squadra al mondo ha la Storia che ha il Toro. Storia di cui vorremmo somministrarvi ogni mattina una pillola, legata alla data del giorno stesso, con l'Almanacco.
Speriamo di proporvela mettendovi anche al corrente di...

Redazione Toro News

Nessuna squadra al mondo ha la Storia che ha il Toro. Storia di cui vorremmo somministrarvi ogni mattina una pillola, legata alla data del giorno stesso, con l'Almanacco.Speriamo di proporvela mettendovi anche al corrente di qualche curiosità in più; in ogni caso, dopo aver assunto la pillola, si potrà iniziare la propria giornata nel mondo con una piccola dose di orgoglio in più...

4 maggio 2003: La marcia dei 50.000 a Superga nella Giornata dell’Orgoglio Granata. Era l’anno di Tilly Romero alla presidenza e del celeberrimo “Magallanes come George Best” per presentare alla stampa l’acquisto di punta della stagione. La tifoseria era in guerra aperta con la società e la squadra stava scontando i famosi cinque turni di squalifica del campo inflitti per la sospensione di Torino-Milan causata dall’esasperazione della Maratona, incapace di sopportare e supportare una formazione che in campo nemmeno dava la parvenza di stare giocando a pallone.A rincarare la dose, poi, di quella soleggiata – un’eccezione – mattina di maggio s’era intromessa anche la giornata precedente: al Giglio di Reggio Emilia, che pure aveva portato bene ai granata nelle due gare precedenti, un gol di Vincenzo Iaquinta, allora come oggi in maglia bianconera (ma all’epoca erano i colori dell’Udinese), aveva condannato matematicamente il Torino alla serie B, all’ultimo posto, con tre turni di anticipo.Nonostante tutto, però, anche quel giorno era destinato ad entrare nella Storia, con la S maiuscola, del Toro: cinquantamila tifosi si radunarono allo stadio Filadelfia indicendo la ‘Giornata dell’Orgoglio Granata’ e si misero in marcia verso Superga, passando per il cippo di Gigi Meroni in corso Re Umberto e piazza San Carlo dove sorgeva la sede societaria, per andare a rendere omaggio agli Invincibili e rassicurarli che, nonostante tutto, quel Toro, così irriconoscibile rispetto al loro, non era destinato a scomparire per sempre.