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La bambina e il Grande Torino

Dimenticate il resto della vostra vita per due minuti. Immaginate. Immaginate la primavera del 1949, appunto. Calatevi nella realtà dell'epoca. Chiudete gli occhi per un attimo, poi riprendete a leggere. Il Grande Torino imperversa. I...

Diego Piovano

Dimenticate il resto della vostra vita per due minuti. Immaginate. Immaginate la primavera del 1949, appunto. Calatevi nella realtà dell'epoca. Chiudete gli occhi per un attimo, poi riprendete a leggere. Il Grande Torino imperversa. I giocatori di questa meravigliosa squadra sono famosissimi. Una bambina li conosce tutti. E' una bambina molto piccola, vive in mezzo ai prati e ai boschi. Ogni tanto li vede arrivare, questi ragazzi, proprio dove lei abita... e i suoi occhi sono carichi di curiosità.

Andate al Parco del Meisino o giù di lì e guardate la Collina di Superga. Da sotto la Basilica, tracciate una linea immaginaria, verso il basso. Arriverete senza ostacoli al Trun o Tron, una misteriosa villa, situata a mezza costa, quasi una sentinella sulla pianura e sulle lenzuola bianche messe ad asciugare dalle lavandaie di Bertolla. Villa Trun, con l'annesso antico complesso agricolo, è situata nel tratto di collina tra Borgata Rosa e Superga, in un'area frequentata da tutti gli abitanti della Borgata, sia per raggiungere la Basilica, sia per le scampagnate domenicali delle famiglie della zona, che trovano ampia possibilità di svago, in quest'ambiente molto ricco di vegetazione.

Trun, casa padronale e cascina, vigna con l'orto, mezzadri, animali di proprietà (mucche, galline, conigli). Una spianata di 10.000, forse 12.000 mq; muri, muri alti fino a 18 metri, muri di pietra e mattoni tenuti insieme dalla famosa calce di Superga. Gli scoli delle acque, costruiti con i mattoni. Nella villa ci sono quattordici camere grandi, tutte riscaldate con stufe di Castellamonte.

Il Trun è il palazzotto del dirigente accompagnatore Ippolito Civalleri, tifosissimo Granata e braccio destro di Ferruccio Novo, il Presidente del Grande Torino. Civalleri, dirigente alla SNIA Viscosa, è un vero signore, piemontese di vecchio stampo, simpatico, gentile, disposto alla chiacchiera, cordiale e di buon carattere ma, quando s'inalbera, è meglio girare al largo. I giocatori lo amano, si fidano di lui e un po' lo temono, anche. La villa, dicevamo, è situata in uno stupendo complesso rurale e Andreina, la bambina che conosce tutti i giocatori, è la figlia del mezzadro.

Bene, il Trun è di proprietà di Civalleri e, quando il Grande Torino gioca in casa, capita spesso, il sabato, che la squadra si raduni per una merenda sinoira, magari nel giardino, nei pressi del viale di malva e ibisco. La cappelletta, i sentierini. Angoli per meditare e trovare forza. I giocatori fanno gruppo, si rilassano, si concentrano. Parlano degli avversari, studiano la tattica. Erbstein. Parla bene l'Italiano e nel corso della riunione tecnica presenta ai giocatori la partita dell'indomani. Nei pressi circolano il cane lupo di Civalleri e Layla, la cagnetta della figlia del "Civa".

Il "Torino" si muove con il "Conte Rosso", che viene parcheggiato a lato della Strada per Superga, a poche centinaia di metri dalla villa di Civalleri. L'accesso alla carrareccia è in faccia ai giardini della famiglia Camerana, l'arco d'ingresso non c'è ancora, si passa dal cancello grosso. I giocatori si fanno una breve passeggiata. Anche la gente del posto... cammina. Tanto. Cammina per il bosco, anche. Il bosco, ecco. E' una risorsa importante. Fornisce cibo. E' pieno di prede, ma non ci sono cinghiali. Esatto, nessun cinghiale, nel 1949. Lepri, volpi, tassi, invece. Le piante: materiale edile, specialmente per le travi dei tetti. I pali per le vigne. La legna per il riscaldamento e per cuocere il pane. I rametti: si usano per accendere il "primo fuoco", si adoperano per la coltivazione dei fagioli, si raggruppano per costruire ramazze; le foglie vengono usate nella stalla, come lettiera. Tutto si utilizza e riutilizza, cenere compresa. La corteccia degli alberi e la concia delle pelli. L'erica, che è usata per l'allevamento dei bachi da seta; i funghi; i vari fiori, i mughetti che sono venduti al mercato. Le nocciole. Le castagne. I frutti di bosco. Le ghiande. Le pietre. Serve tutto.

I giocatori del Grande Torino. Si divertono, ridono, esplorano; discutono tra di loro, ascoltano i tecnici, preparano la partita, guardano il paesaggio. Guardano in basso, verso il fiume, verso Torino, dalla spettacolare terrazza-belvedere. Guardano in alto, verso le montagne e verso la Basilica, verso il cielo. Sì, guardano la Basilica. La Basilica di Superga, che è poche centinaia di metri, in linea d'aria, esattamente sopra di loro. Un'altra delle mille incredibili storie del Toro: i nostri EROI preparano le sfide, esattamente sotto la Basilica dove il Fato li vincerà.

I 4 dell'Ave Maria. Il personale che lavora al Trun li chiama così. Sono Bacigalupo, Loik, Martelli e Gabetto: chiacchierano tanto, scherzano e si sfottono, sempre con garbo, senza usare parolacce, frequentando il campo di bocce, sempre ben curato. Antonio è il fratello di Andreina e fa il raccoglibocce.I vincitori sono portati in trionfo dai perdenti. Il festeggiamento è un po' criticabile, a volte, come nel caso dello strano giro d'onore per Baci e Gabetto, ficcati dentro ad una botte usata come pozzo nero per i prati e portati a destra e a sinistra, su un traballante carretto a due ruote.A volte i giocatori del "Torino" sono un po' bizzarri: anche se ammirati ovunque e considerati dai brasiliani come i migliori del mondo, sono ancora molto giovani, sono "i ragazzi". Sono simpatici, ognuno a modo suo.

L'esuberante Ballarin.Il più che esuberante Rigamonti.E’ Bacigalupo, però, il più scatenato: batte anche "Riga". Valerio, per le bocce, poi, impazzisce proprio. Il calcio, in fondo, non gli piace così tanto, anche se i bocia che abitano vicino a lui lo invitano sempre a tirare due calci al pallone e Baci non rifiuta mai: non può deludere i suoi piccoli tifosi.

Capitan Valentino è affabile, simpatico anche lui, ma gira da solo, supera le siepi di bosso, le piante di spirea, il biancospino, i cespugli di aromi, i gusti; il Capitano cammina per i prati, per poi fare una breve siesta sotto l'ippocastano. Per gli antichi Celti, l'Ippocastano era simbolo di Integrità e Lealtà.

Ossola è un po' schivo, un po' timido.Castigliano. Qualcuno dice che è un tipo truce. La gente che lavora al Trun pensa che non sia vero, anzi. Il suo famoso numero della monetina, infilata nel taschino con un colpo di tacco. Maroso è ancora più bravo, però, come giocoliere. Maroso è allegro. Maroso con i suoi completini grigini e Rigamonti con le sue giacche Principe di Galles hanno una passione per le mucche, non vedono l'ora di precipitarsi nella stalla, interessandosi alla mucca tale, al vitellino, a questo, a quello.

E' il 4 maggio 1949. Dal Trun nessuno si accorge di nulla. Nessun rumore. Niente radio, per il personale. Poco sotto, nell'allagata Borgata Rosa, invece, la gente guarda con apprensione all'acqua che minaccia le case; c'è un po' di caos e il ponte di San Mauro è pericolante. All'improvviso viene avvertito un gran boato; qualcuno dice di intravedere un'enorme colonna di fumo. E' successo qualcosa di molto grave, sicuramente. Molti uomini della Borgata si vestono velocemente e alla meglio, la pioggia è scrosciante: s'inerpicano sulla collina, unendosi ai residenti di Superga. Con ritardo, la notizia arriva anche al Trun: "Sono morti tutti! Il signore! Il signore è andato a Lisbona! E' morto anche lui! E' morto il commendatore! Monsù Civalleri!".Il resto lo sapete.

Grazie alle amiche e agli amici, che hanno aperto il cuore e il bagaglio di ricordi per permettermi di scrivere questo testo. Grazie, Andreina, soprattutto.

Firmato: Dottor Puzzetto