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La Prima Contestazione

Frugando negli archivi dei quotidiani, per rinfrescarmi la memoria su quelli che sono stati gli eventi cardine della Storia d’Italia, mi sono imbattuto, completamente per caso, in alcune pagine di giornale che non mi aspettavo di...

Redazione Toro News

Frugando negli archivi dei quotidiani, per rinfrescarmi la memoria su quelli che sono stati gli eventi cardine della Storia d’Italia, mi sono imbattuto, completamente per caso, in alcune pagine di giornale che non mi aspettavo di trovare.A dire la verità, ho dovuto leggere due o tre volte, per sincerarmi del contenuto, che parlava di maretta e malumori attorno al Toro.. Ma da lì, a chiedermi dove e quando tutto fosse cominciato, il passo è stato breve.Quando si è verificata la prima contestazione vera e propria, capostipite ideale di un lungo anello che ha portato fino ai giorni nostri?Scoprirlo non è stato difficile, e la ricerca ha portato alla luce episodi che nessuno ricordava più.Dunque, andiamo con ordine. Il 3 dicembre 1906 il Torino, come tutti sappiamo, viene fondato al primo piano della Birreria Voigt, oggi Bar Norman, e fin qui è cosa nota anche alle pietre.Il giornale del 10 dicembre, però, riporta uno spiacevole episodio, avvenuto durante la giornata precedente.Ecco uno sguardo alla prima pagina di quel giorno:

Ed ecco un eloquente dettaglio:

Devo ammettere che la storia di questa primissima contestazione mi ha incuriosito e così, scartabellando tra le varie edizioni, sono riuscito ad informarmi sul proseguo della vicenda.In breve i contestatori non se la presero solo con Schoenbrod, ma allargarono il tiro delle loro proteste.

Ecco la pagina del giornale datata 15 dicembre 1906 ed ecco il dettaglio.

Questo il trafiletto dell’articolo nel quale si afferma che i tifosi lasciarono sgombra la parte centrale della curva del Motovelodromo Umberto I, in segno di delusione per il secondo posto ottenuto nel campionato, lasciando soltanto lo striscione “In attesa di dignità” a campeggiare solitario.

La diatriba proseguì a lungo e coinvolse anche i giocatori.In particolare i tifosi se la presero col goleador Kempher, reo, a loro giudizio, di essere rimasto per 22 minuti senza fare gol, nonostante avesse siglato sette reti in cinque partite. Nelle lettere alla Redazione cominciò a serpeggiare l’idea di impedirgli di leggere i nomi degli Invincibili in occasione delle celebrazioni per il 4 maggio. Altri proposero ancora di togliergli la fascia di capitano.“L’ho sempre detto io, è un incapace!”.“E’ una palla al piede, Kempher è lento e rallenta l’azione di gioco…”“Ma vi rendete conto che guadagna quasi una lira?”.“Ve lo ripeto, i mali del Toro si chiamano Kempher”

Così i tifosi, avendo ormai anche lui come capro espiatorio, decisero di impedirgli la salita al colle, bloccando la strada sterrata che da Sassi conduceva a Superga, che Kempher avrebbe dovuto percorrere su carretto trainato da asinello. Il giocatore fu più furbo, però, come dimostra il resoconto comparso sul giornale del giorno seguente.

Kempher dunque buggerò i contestatori salendo al colle sulla tramvia. Questo scatenò una reazione rabbiosa da parte dei tifosi contestatori, che salirono al colle di corsa, troppo tardi però per impedire a Kempher di leggere i nomi sulla lapide. Si vissero momenti di forte tensione, nel quale i tifosi si rivolsero al povero Kempher, sul piazzale antistante la basilica, con epiteti quali “Non sei degno!”, “Vattene” e “Il Toro siamo noi”.

Ma i Tifosi avevano i loro buoni problemi anche senza la società di mezzo.Il patatrac avvenne nel campionato seguente, in occasione di una partita interna.Un gruppo di tifosi infatti era solito organizzare la domenica calcistica, partendo da quella che oggi è la periferia Nord della città, un tempo aperta campagna. I Tifosi noleggiavano un carretto trainato da cavalli, sul retro del quale disponevano un drappo granata con disegnato un teschio bianco sopra, e partivano alla volta di Torino.All’altezza de La Barca, però, erano soliti depredare l’osteria di Toni il vinaiolo, facendo razzia di ogni ben di dio. Prosciutti, bottiglie di vino, forme di parmigiano, gratta e vinci e CD.I beni venivano issati sul carretto e consumati lungo il tragitto.Un giorno del 1908 però, capitò qualcosa di inaspettato, come mostrato dal ritaglio seguente.

I tifosi presero d’assalto i mezzi, nonostante fossero sprovvisti di regolare biglietto, ignorando i tornelli posti alle porte di accesso.Per tutta risposta, il Comitato Centrale di Controllo sulla Tessera, inibì i residenti in Piemonte all’utilizzo dei tram di Torino (!!!). In tutto il 1910 quindi la rete tramviaria fu utilizzata da due persone. Uno veniva da Padova, l’altro da Grenoble.

Ci sarebbe da perdersi, in queste storie che hanno fatto la Storia d’Italia,Se però qualcuno si chiede dove siano finiti i preziosi lini con i nomi dei presidenti, uniti alla parola “Vattene”, sappia che li può trovare al nuovissimo Museo della Contestazione assieme ad altre preziose testimonianze (fasce da Capitano strappate, giacche con sputi etc.)Ingresso gratuito, in questi giorni di festa e visite guidate.Prendetevi il vostro tempo, il Museo ha più sale del Louvre.

Mauro Saglietti

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