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LIVORE A LIVORNO

Viva il veleno, tranne quello gratuito o sputato senza talento. Mi riferisco alle illazioni a caldo di Cristiano Lucarelli sulla vittoria del Toro a Roma: mentre non mi hanno sfiorato quelle del presidente Spinelli, avvolto nei...

Redazione Toro News

“Io sono un poeta. Sempre, anche quando sbaglio lo faccio da poeta. E posso fare e dire quel che mi pare perché sono un poeta. Vinco il Premio Goncourt, vinco il Premio Nobel, se voglio, alla faccia di tutti i letterati di questo mondo. Ma non ce ne sono. Portatemi qua Sartre che a settant’anni scopre la giovinezza: ma è solo quella degli altri e non gli serve. Portatemi qua Moravia che dice d’aver capito tutto della letteratura ma che poi per narrare deve andare in Africa perché qui non c’è letteratura per lui”.

Come il protagonista di una sua canzone, “vive male la sua vita ma lo fa con tanto amore”: è sempre più irrequieto e imprevedibile, davanti a un microfono come in mezzo ad una strada. Spesso pianta tutti in asso: in concerto a Firenze, nel ‘75, scappa senza aver finito il primo pezzo e si vanta d'essere il “cantante più pagato d'Italia… trecentomila lire per mezza canzone”. Inizia a improvvisare sulle note dell’amico e pianista Gianni Marchetti, mette le parole in braccio a quella musica e non le aspetta ritornare: sa che ormai sono di chiunque le vorrà, per sempre. Muore nel 1980 per gli eccessi a cui aveva abituato corpo ed anima, lasciando dietro di sé un’infinità di tracce come questa.

Mia mogliemi scoprìfurenteprotesoa sverginareuna stella.

In fondo, cos’altro deve fare un artista? Un abbraccio a tutti, e buona “attesa”. Marco