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Mi sono innamorato di Lio!

Waza-ari, awasete ippòn!
L’arbitro alzò il braccio e decretò la fine del combattimento.
Sgorby, intontito in mezzo al tatami, tentò di capire da quale vetta fosse precipitato.
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Redazione Toro News

Waza-ari, awasete ippòn!L’arbitro alzò il braccio e decretò la fine del combattimento.Sgorby, intontito in mezzo al tatami, tentò di capire da quale vetta fosse precipitato.I ragazzi seduti ai margini del materassino, scossero la testa, mentre i componenti del Judo Club Le Vallette esultavano rumorosamente, abbracciandosi sguaiati.Nessuno parlò per qualche secondo, poi Blue disse:- E’ andata. Quanto è durato?- Quasi 30 secondi. Non male per prendersi due Waza-ari. - rispose Green.Yellow sospirò, poi osservò rassegnato – E adesso chissà cosa dirà il Maestro…?I ragazzi raccolsero i loro borsoni e si avvicinarono lentamente agli altri membri del Judo club Torokan Torino, tutti a muso lungo.I cori del Le Vallette salirono alti quel giorno, nel Palazzotto di Bozzolo Formigaro.Ancora una volta avevano vinto. Ancora una volta avrebbero sorriso beffardi e arroganti ai ragazzi del Torokan.Lo stesso Judo Club Collegno faceva festa, non disdegnando un secondo posto che metteva in riga gli eterni rivali di Torino.- Terzi! Addirittura terzi!- sospirò Bots, che aveva un altro soprannome rispetto agli altri ragazzi, basati sul colore delle loro cinture di judo.Essendo lui un’altra cintura verde, sarebbe stato un secondo “Green”, quindi gli amici avevano optato per una storpiatura del suo cognome.- Sì, va bé… però arrivare a sperare in una vittoria di Sgorby all’ultimo incontro significa essere messi male - disse Brown, il più vecchio del piccolo “Gruppo Toro-kan”, dall’alto dei suoi diciotto anni.E il più bravo, visto il colore della cintura. - Senti, Blue, scusami…, lo so che è tuo amico… Ma è ridicolo! E’ arrivato in finale perché non c’era il primo avversario, perché il secondo si è fatto squalificare facendogli una “leva”, quando sotto i 18 è proibito. E in semifinale, l’avversario non si è presentato perché è stato male a pranzo. Insomma, eravamo proprio alla frutta se pensavamo che lui potesse salvarci e farci vincere… oltretutto contro Acitto, il più forte delle Vallette!- Tra l’altro… dove è finito…? Ossignore! - esclamò Blue, vedendolo ancora vagare con aria stordita sul tatami, bersaglio dell’ilarità degli avversari - Qualcuno vuole andare a recuperarlo? Ma nessuno ne aveva voglia, così Blue si tolse le scarpe e si avventurò per il tatami, nella sua direzione.- Io… io… io… ti assicuro… ero convinto di vincere.- Lo so, Sgorby, è andata male.- Io... volevo fargli O soto gari subito, ma lui… poi…- Basta Sgorby, ho capito. E non sputazzare per favore quando parli, te l’ho già detto. Non ho un ombrello dietro. Ora andiamo, che è meglio.Gli occhi di Blue tornarono sul gruppetto degli amici.Soltanto Orange, la ragazzina, era rimasta a guardarli.Blue trattenne Sgorby, mentre stava per inciampare, incontrò lo sguardo di Orange e alzò gli occhi al cielo.

La gelida notte aveva deciso da tempo di inghiottire il pullman e i vetri pieni di brina erano cosparsi di scritte fatte con le dita, perlopiù insulti contro il Judo Club Le Vallette.La gente sonnecchiava o fingeva di sonnecchiare, fingendo di non accorgersi del profilo silenzioso del Maestro in prima fila, probabilmente incavolato come un vitello.Da un sedile quasi alla metà del pullman, Orange osservava i suoi amici, sui sedili davanti.Era una ragazzina graziosa di sedici anni con un caschetto nero e due occhi arguti e spiritosi alla quale non sfuggiva il dolce imbranamento dei suoi compagni.Era stata sua l’idea di formare un gruppo di ragazzi del Torokan ristretto a pochi, nel quale ognuno assumesse un nome fittizio.Di fronte a lei c’era Blue, il ragazzo dagli occhi verdi, un anno in più di lei, compagno di scuola di Sgorby. Di fianco a lui faceva capolino il profilo di Yellow, purtroppo deturpato dal naso aquilino e dalla voce nasale, che lo rendeva tuttavia oltremodo simpatico.Nei sedili ancora più avanti trovavano posto Brown, il ragazzo diciottenne perennemente teso, ancora di più dopo la sconfitta patita nel pomeriggio e Green, il fratello di Yellow, un ragazzo decisamente più attraente, benché agli occhi di Orange non dicesse gran ché.Poco più avanti c’era Bots, un ragazzone immenso per i suoi 17 anni e, solitario in corrispondenza dei sedili di sinistra, dormiva Sgorby con la bocca aperta, immerso nel suo russare sommesso.- Quello dorme! - brontolò Brown - Ci ha fatto perdere la gara e ora dorme… Adesso lo sveglio con un lordone…- Lascialo stare - intervenne Orange - Ha preso il Valontan per non patire il pullman...- Glielo do io il Valontan! Quello patirebbe anche il tram! Riuscirebbe a vomitare da fermo!Tutti risero, mentre il povero Sgorby sobbalzava per una buca nel terreno.- Allora, si sa qualcosa sul Toro? Per la miseria ma nessuno oggi ha portato una radio? - insistette Brown- Lo sai che il Maestro non vuole - rispose Yellow candidamente - Dice che bisogna essere concentrati sulla gara…- Sentimi bene - sbottò Brown, facendo bene attenzione a che il Maestro, piazzato nei primi sedili del pullman, non riuscisse a sentirlo - La gara è finita, abbiamo fatto quello che abbiamo potuto. Ok, non abbiamo vinto, ma nessuno mi può impedire di sapere che cosa ha fatto il Toro! Se spera che mi tolga il calcio dalla testa…- Zero a zero. Poca roba - bofonchiò Blue- Eh? Come dici? Che cos’è quel filo che ti esce dall’orecchio?- Ho detto che tra Udinese e Toro è finita zero a zero… - disse l’amico senza mai distogliere il suo sguardo dalla piccola radiolina che stringeva tra le mani - E se non stai zitto e non la smetti di far cagnara, col cavolo che riusciamo a sapere che cosa ha fatto il Toro la prossima volta…Un attimo di silenzio precedette il rantolo di Yellow - Oh, bè, tanto facciamo schifo…- Senza la vaccata di Terraneo col Grasshoppers non diresti le stesse cose. Uscire in Europa è stato un dramma… - obiettò suo fratello Green.Blue si stravaccò nel sedile il più possibile, alla ricerca di qualche bella canzone, ma il motore non schermato del pullman rendeva difficile la ricezione. La sua attenzione tuttavia, era rapita da ben altro, che faceva capolino poco più avanti, tra le file anteriori.- Nessuno ha un po’ di musica da sentire? Manca almeno un’ora a Torino e qui mancano soltanto le corone di fiori…Aveva parlato con un tono di voce elevato, in modo che la richiesta potesse essere udibile anche agli altri ragazzi più alti di età, piazzati in fondo al pullman.Blue si voltò a guardare, ma proprio in quel momento la novità sopraggiunse da davanti.- Sentiamo questa…! - esclamò una voce conosciuta.- Sgorby! Ma non stavi dormendo?- Mi sono svegliato adesso! E’ una Scotch al cromo! L’ho registrata personalmente dalla radio.- Oh mio dio, ma che roba è?- Tutte belle canzoni, dalla prima all’ult…- Dai qua, Sgorbyo!Due ombre alte e dinoccolate strapparono via la cassetta dalle mani di Sgorby.Erano i fratelli La Mecca, atleti del Torokan Torino, atleti di punta della categoria juniores, ma anche tristemente elementi della tifoseria organizzata bianconera.Alti, belli e banalmente arroganti. Soltanto di fronte all’autorità del Maestro piegavano la testa.- Ecco il gruppo dei granata che vuole farci sentire una musichetta - disse William, il più vecchio dei due, che di straniero non aveva neanche un’unghia.- Sarà Iglesias, vero mocciosi? - chiese minaccioso Dori. Strano nome davvero. In pochi sapevano che si chiamasse Isidoro, nome che lui non sopportava.Nome che, se fosse stato a conoscenza della curva bianconera, avrebbe significato per lui la fine.- Lasciatelo stare! – Blue si alzò per difendere l’amico. E’ una bella cassetta, chi sei tu per dire che fa schifo?Affrontò a muso duro i due fratelli.- Il tuo amichetto Sgorbyo oggi ci ha fatto perdere la gara, fosse stato per noi non sarebbe mai salito su questo pullman…- Balle, ci ha fatto prendere dei punti! - si inserì Bots.Alla vista del bisonte, i due fratelli si placarono.- Sì, punti perché gli avversari avevano la dissenteria. Comunque ascoltiamo questo capolavoro e vediamo se è tutta 'sta gran figata…- Vedrai che esce Remì… ah ah ah!Isidoro andò ad inserire l’audiocassetta nell’autoradio e nel pullman cominciò a diffondersi il fruscio della registrazione.Blue afferrò Sgorby per un bavero - Gesù del cielo, fa che non ci siano porcate dentro, me lo giuri?- Ma… ehm…- Non ti ho chiesto di sputare, ti ho chiesto di giurare!- … sì… lo giuro! Lo giuro.Blue lo lasciò andare e si apprestò ad ascoltare con attenzione.La cassetta partì bene, con Master Blaster di Stewie Wonder, proseguì altrettanto bene con, con Babooskha di Kate Bush e You and me degli Spargo, benché registrate maldestramente con stacco all’apparire della voce del DJ.

Baby, can’t you seeI wanna talk it overBaby, you and meWe’ll find a four leaf clover…

I fratelli La Mecca avevano dovuto recedere dai loro propositi bellicosi con la coda tra le gambe e Green stava già cominciando a complimentarsi con Sgorby, quando partì la quarta canzone.Blue era sprofondato nel suo sedile, con la mente sempre concentrata sulla chioma bionda tra le prime file e Orange, aggrappata al suo sedile, tentava di farlo innervosire.Quando udirono le prime note della canzone, i due si guardarono con espressione interrogativa.Ad orecchio, il coretto di voci, sarebbe potuto sembrare l’inizio di Rivers of Babylon, dei Boney M, di qualche anno prima.Ma bastò la prima parola della canzone, per far sprofondare Blue nella disperazione.

Anna…

Anna, Anna, Anna, quante canzoni potevano cominciare con quel nome femminile, si chiese in quel barlume di secondo. Forse Anna da dimenticare? Anna di Miguel Bosè? Anna e Marco di Lucio Dalla?

Anna dai capelli rossi va…

Un attimo di silenzio precedette il ruggito rabbioso di BUUUUUU proveniente dal fondo del pullman.

…vola e va come una rondine.Però un nido non ce l’ha…Non ha una mamma né un papà…

- Deficiente – sussurrò Blue – Sei solo un deficiente.- Ma… - tentò pateticamente di giustificarsi Sgorby - …a me piace… non è male… - chiuse la frase guardando verso il basso.Dalla zona del pullman presidiata dai La Mecca, si levarono urla di scherno.- Femminucce!- Granata poppanti!Brown si voltò sul sedile e perse la pazienza. Alzò il braccio col pugno chiuso e cominciò e urlò verso il fondo – juve, juve, v---------! juve, juve, v---------! – sapendo che sarebbe stato presto seguito dai suoi amici.I gobbi non si fecero attendere e cominciò una guerriglia di canti, controcanti e oggetti che volavano da una parte all’altra del pullman. Il tutto durò per cinque minuti buoni, l’intera durata di “Anna dai capelli rossi”.Fino a quando l’ombra scura del maestro non si posò sui presenti, prima che si potesse arrivare alle vie di fatto.Fece una lunga ramanzina nel silenzio e nell’imbarazzo generale, dicendo che sarebbe stato più dignitoso riflettere sulla loro brutta figura pomeridiana, piuttosto che darsi addosso su idiote partite di calcio. Il Judo – aveva aggiunto – era fratellanza, non imbecillità. E quel giorno la lancetta stava pendendo pericolosamente dalla parte degli imbecilli.Il silenzio nel pullman si fece devastante. Il Maestro detestava il calcio e i suoi derivati ed il suo intervento era stato a dir poco perentorio.Bots prese l’iniziativa, prima che lo scoramento potesse diventare depressione.Si diresse verso la zona dell’autista, evitando gli oggetti sul pavimento, che erano stati scagliati per il pullman, rimosse la cassetta incriminata di Sgorby e la sostituì con una di sua creazione.Il suono di una giostra carillon lasciò in pochi secondi spazio ad un colpo di batteria ed alla chitarra ruggente di Mark Knopfler.

Getting crazy on the waltzers but it's the life that I choose…sing about the sixblade sing about the switchback and a torture tattoo...

I Dire Straits riuscirono a mettere d’accordo tutto il Pullman.- Cos’è? Making Movies? – domandò Blue.- Certo. L’ho registrato dal disco.- Fantastici… - si intromise Yellow – dicono che forse questa estate verranno a suonare a Torino…- Chi sono i Dair Streiz? – domandò Sgorby.- Zitto tu, somaro! Hai fatto già abbastanza danni per oggi. Lasciami sentire la prossima che è bellissima.

Juliet the dice were loaded from the startAnd I bet and you exploded in my heartAnd I forget the movie songWhen you gonna realise it was just that the time was wrong juliet?

All’arrivo a Torino, di fronte allo stadio, i ragazzi scesero per scaricare le proprie borse dal bagagliaio.- Mi dai una mano a prendere il mio borsone? – domandò dolcemente Blue ad Orange.Ma Blue non rispose. Il suo sguardo era disperso verso la ragazza bionda che doveva ancora scendere.Era Cecilia, la fotografa diciottenne ufficiale del Judo Torokan, i cui scatti apparivano sulla fanzine mensile.La ragazza fece due passi verso di lui, sorridendo. - Scusa se non sono venuta da te, sul pullman, ma mi sono fermata a parlare con…- Figurati – rispose goffamente Blue – Se vuoi ci possiamo sentire in settimana per…- Ti chiamo! – disse lei sorridendo, mentre già stava volteggiando verso un altro interlocutore.Blue restò impalato a guardarla.- Quella è pericolosa, Blue… molto pericolosa – disse Orange al suo fianco… mi senti?- Eh? Cosa?- Ho detto che è pericolosa…Blue sembrò accorgersi della presenza della ragazza dal caschetto nero.- Perché non pensi ai ragazzi che piacciono a te? – rispose stizzito indicando Isidoro La Mecca.- A me non piace quello lì…! E’ un tamarro…- Tamarro o non tamarro ti piace eccome. Fa uomo, vero? Fa figo! Credi che non abbiamo visto come scodinzoli quando c’è lui nei paraggi?Blue scaricò la propria borsa e quella di Orange, consegnandola alla ragazza che avvampava di rabbia e vergogna.Lei la prese, si voltò e scomparve nella nebbia di quella notte.

Il Judo Torokan Club aveva sede a Torino, allo stadio Comunale.Proprio all’interno della Curva Filadelfia, oltre quelle vetrate maestose che si intravedevano da Via Filadelfia stessa.Per Blue e gli altri era un supplizio.Il loro sodalizio era nato sulla base della medesima fede calcistica.Se da un lato si sentivano dei privilegiati per il fatto di poter avere libero accesso alla zona dell’antistadio, dall’altra dovevano fare fronte ogni giorno alla marmaglia che attendeva i giocatori gobbi all’uscita dell’allenamento.Per non parlare poi dei giocatori stessi, che posteggiavano le loro vetture poco distante dall’ingresso della palestra.- Hanno vinto su rigore, i ladri! – disse Bots- Guardali come gongolano anche oggi, maledizione! – aggiunse Yellow.- Potessi dargli il giro… guarda che pallone gonfiato quello. Ma chi é? Ma chi sei? – disse Brown alzando un po’ più la voce.Quello lì ha esultato sotto la nostra curva l’anno passato, quando le squadre uscivano dal campo.- Lo odio, non lo sopporto. Altro che intervista. On riesce neanche a parlare…Poco lontano, Cecilia stava scattando foto ai giocatori bianconeri, la lunga chioma bionda al vento.- Da che parte sta quella? – domandò Green – Non è la nostra fotografa ufficiale? Che cosa c’entrano i gobbi?- Che ne so io? – fece Blue stizzito.- E a chi dobbiamo chiederlo? Non è la tua amica? Fece Brown sarcastico, dando un colpetto alla spalla di Blue.Il ragazzo avvampò di rossore. Dunque la cosa era diventata evidente. Diede un’ulteriore occhiata a Cecilia, a come si ravvivasse i capelli ogni tre secondi, alle pose che stava assumendo per tentare di farsi notare dai calciatori, neanche fosse lei ad essere dietro l’obbiettivo.Cercò di nascondere l’evidenza a se stesso e si avviò con gli altri ragazzi verso la palestra.

Blue detestava le domeniche senza stadio.Da un paio d’anni si era intrufolato in Curva Maratona e, benché non facesse parte di un gruppo organizzato, partecipava attivamente al tifo, con un occhio di riguardo per tutti quelli che erano i capi storici, ognuno col suo soprannome, incuriosito in particolare da Kaiser, che vedeva spesso in lontananza nei pressi della balconata.Kaiser era il tifoso più carismatico della Maratona. Si presentava alle partite (non a tutte – alcune sue assenze erano incomprensibili) incappucciato ed era temuto e rispettato non soltanto dalla tifoseria granata, ma anche dai rivali.Su di lui si narravano le leggende più disparate, si diceva che avesse affrontato da solo la Fossa dei Leoni milanista, che avesse strappato le unghie a un gobbo e che non tollerasse le sopraffazioni. Ma soprattutto si diceva che i pochi che avevano osato alzare il suo cappuccio, non erano certo stati in grado di andarlo a raccontare ed erano presto spariti dalla circolazione.Sì, dunque Blue detestava le domeniche nelle quali non poteva recarsi allo stadio, spesso in compagnia degli altri amici e di Sgorby, che doveva sempre tenere sempre sotto controllo per evitare che andasse a cacciarsi nelle rogne.Ma ancor più pericolose erano le domeniche nelle quali la visione della partita del Toro era minacciata dal contemporaneo svolgersi di una gara di Judo.- Perché non vieni a gareggiare? – gli aveva chiesto il severissimo maestro una volta, e lui aveva risposto candidamente che sarebbe andato a vedere una importantissima partita del Toro in Maratona.- Apriti cielo. Nel corso della lezione successiva, il Maestro gli aveva fatto fare voli alti quattro metri. Da quel momento aveva compreso che per il Maestro esisteva soltanto il Judo ed era stato costretto a inventare le scuse più incredibili per giustificare la sua non partecipazione alle competizioni.Quella domenica ad ogni modo il Toro avrebbe giocato in trasferta e rimaneva del tempo per oziare un po’, prima di occupare il pomeriggio a metà tra radio, libri e il pensiero di Cecilia.Il primo Canale della Rai stava mandando in onda una puntata di Discoring, il programma dove venivano presentate le canzoni degli artisti più in voga del momento, condotto da Gianni Boncompagni.Poca roba, fino a quando sullo schermo non comparve una ragazza che catturò l’attenzione di Blue.Non doveva avere più di diciassette anni e si presentava, sbarazzina, con capelli scuri legati, la maglietta senza maniche con Mickey Mouse e la minigonna mozzafiato, capo d’abbigliamento caduto in disuso in quel periodo.La ragazza zampettava scalza con sguardo malizioso, sulle note di una canzone che Blue aveva già sentito un paio di volte per radio, quasi una filastrocca.

Eh toi dis-moi que tu m'aimes Même si c'est un mensonge et qu'on n'a pas une chance La vie est si triste, dis-moi que tu m'aimes Tous les jours sont les mêmes, j'ai besoin de romance

- Non mangi più? Ti sei incantato? – gli chiese la madre portandogli via il piatto dove giaceva ancora mezza porzione di Saint honoré.Blue tornò improvvisamente in sé e attese in stato confusionario che la canzone terminasse, prima di ritirarsi in camera sua.Quale angelo era sceso dal cielo su quel palcoscenico!Quella ragazza, di nome Lio, era uno splendore e, sulle note di quella musichetta, c’era da scommettere che si sarebbe fatta strada e che lui ne avrebbe sentito ancora parlare.E così fu.

Capitò una mattina, sui banchi di scuola.- Ti devo parlare – disse Sgorby.- Mi dovevi proprio interrompere durante il compito in classe, poco fa? Ho la media del 5! Se mi ritirava il compito, cominciavo bene il secondo quadrimestre! E poi col cavolo che i miei mi avrebbero lasciato ancora andare a fare Judo… Già dicono che mi porti via troppo tempo!- Ti aiuto io di Latino, lezioni gratis… Ho nove, me lo mangio… ma che hai?Sulla “s” di gratis era partito uno sputazzone che aveva colpito Blue ad un occhio.Il ragazzo si stava contorcendo per terra, come se fosse stato colpito da una scarica di mitra.- Quante scene melodrammatiche! Quello che volevo dirti, durante il compito era che mi sono innamorato!Blue si contorse ancora un po’, poi si fermò improvvisamente.- Eh?- Mi sono innamorato!- Oh mamma, questa è bella – disse l’amico rialzandosi.- Ascolta… ho bisogno dei tuoi consigli… non so come fare…Blue si pulì le mani sfregandosele, guardando incredulo l’amico e già pensando alla situazione nella quale probabilmente era andato a cacciarsi.Probabilmente una ragazza di Quinta, con la quale non avrebbe neanche trovato il coraggio di sputazzare.- Tu? Sei sicuro? – fissò Sgorby, le lenti del quale si erano riposizionate in posizione Nord-Nord Est – E lei… lei chi è?Sgorby assunse un’espressione contrita e sussurrò – Mi devi aiutare… Non so come fare…- L’ho capito, ma mi dici chi è? Almeno la conosci?- Sì, cioè… no. Cioè sì e no. Insomma, la conosci anche tu?Blue si grattò la testa con espressione sempre più perplessa.- Cosa vuol dire sì e no? Io la conosco? E quando l’avrei vista…?- Domenica…- Ma se domenica me ne sono stato tappato in casa…- Appunto. L’hai vista alle 14.30.Sgorby sputazzava a tutto spiano. Le labiali erano un calcio di rigore.Blue però aveva sviluppato l’agilità di Stenmark, nell’evitare i proiettili dell’amico.Un pensiero malsano attraversò la mente di Blue.- Aveva una maglietta senza maniche con Topolino sopra e una minigonna rossa. E in più era scalza…Blue si portò le mani al viso.- Mi sono innamorato di Lio! – trascorse qualche attimo poi proseguì – Bè, perché ridi? Cosa ci trovi di così divertente, ti dico di smetterla!

Occorsero dieci minuti buoni perché Blue riprendesse il controllo di se stesso. - Non capisco perché tu stia ridendo in questo modo. Ti dico che ne sono innamorato sul serio!- Stai scherzando…- No-o! Credi che sarei ancora qui con te? Lio è la ragazza della mia vita e io ne sono innamorato!Blue continuò a ridere, ma in fondo al sorriso gli si leggeva una sorta di timore per quella determinazione che stava intuendo nell’espressione dell’amico.Di certo non avrebbe mai immaginato che si fosse soltanto agli inizi.

Il tram numero 9 arrancava in direzione stadio per le vie nodose della Torino che tentava di uscire da un altro inverno.- Dicono che presto le linee dei tram cambieranno, che il 9 diventerà 10 e che ci sarà la metropolitana…Sgorby sputazzava allegramente contro il vetro del tram e se su quel vetro fosse stato appeso un bersaglio, il ragazzo avrebbe ben presto totalizzato il massimo dei punti.Quando Blue e Sgorby viaggiavano insieme, i patti erano chiari. Sgorby seduto davanti, Blue dietro, onde evitare gli sputazzamenti.- Che hai, non parli? – chiese Sgorby.Blue aveva la testa altrove, persa tra i capelli biondi di Cecilia, affogato nel suo tentativo disperato di sembrare cinico ed il bisogno quasi intollerabile di ricevere approvazione.E soprattutto di essere amato.Uno sputacchio che lo colpì vicino all’orecchio, lo riportò alla realtà.- Allora, mi senti? Ma cos’hai in questi giorni?- Niente… sta facendo in fretta questo tram…Era vero. Il 9 aveva già imboccato Corso Sebastopoli ed i due ragazzi si resero conto di avere un anticipo di un’ora sull’inizio della lezione.Scesero di fronte al Bar Stadio e si avviarono a piedi lungo Corso Agnelli, non dopo aver ammirato la Maratona, fascinosa anche se vuota.- Tu guarderai Sanremo questa sera? Sempre che non si arrivi troppo tardi…Sgorby era pressante come una sanguisuga quando ci si metteva.- No… o più probabilmente sì, dipende... – fu la risposta svogliata.- Tu chi speri che vinca? Io tifo per Dario Baldan Bembo…Blue si piantò nel bel mezzo del marciapiede.- Solo a te può piacere Dario Baldan Bembo, Sgorby. Solo a te.- Ma è bravo! Lo dice anche mia madre che…Blue riprese a camminare sbuffando.- Magari fosse ospite Lio…Blue alzò gli occhi al cielo – Di nuovo Lio…- Sì perché potrei andarla a trovare in camerino al teatro Ariston. Ci chiuderemmo dentro, ci baceremmo e…L’amico si impiantò di nuovo.- Sgorby, ora basta! Ho fatto qualche ricerca. Tu hai sedici anni, per la miseria! E ne dimostri almeno due in meno Lio ne ha quasi 19! Sai cosa vuol dire? Una cantante diciannovenne belga-portoghese, che canta in francese, che sta esplodendo in Europa… vuoi che non abbia il ragazzo? Magari anche un po’ ricco? Ma solo un po’, eh?- Eppure io ce la farò. Domani vado a comprare l’LP…- Come si chiama?- “Lio”, ti piace?- Originale, non l’avrei mai detto. Mi sarei aspettato “Al Bano”.I due ragazzi imboccarono Via Filadelfia.Sgorby aveva ragione, pensò Blue. Le radio stavano cominciando a trasmettere a tutto spiano il pezzo della brunetta francese e lui stesso prima o poi l’avrebbe ritrovata in classifica a “Hit Parade”, suo appuntamento abituale del venerdì, presentato da Foxy Jones.Tornando a casa da scuola a programma iniziato, la nonna si premurava di segnargli su di un foglio di carta, le posizioni dalla decima alla settima, che lui non poteva ascoltare.Il più delle volte però la povera donna annotava come poteva i titoli in inglese, gettando nello sconforto dell’impossibile interpretazione il nipote, al momento del ritorno a casa.

-La vedi? - sghignazzò Green - Ssssst! Scemo! - sussurrò Bots, che essendo il più alto era il ragazzo che avrebbe compiuto più agevolmente quell’impresa.- Ci fai scoprire, se capisce quello che stiamo combinando…La lezione degli agonisti era finita da pochi minuti, le ragazze erano già uscite dalle docce ed avevano lasciato il posto ai ragazzi.Non a tutti, però.Bots, Brown, Blue e gli altri, con l’eccezione di Sgorby, che si stava sottoponendo ad un’interminabile doccia, si erano nascosti all’interno dello spogliatoio maschile.I due spogliatoi erano stati costruiti all’interno della palestra stessa e non avevano soffitto.Sopra il muro divisore della costruzione, il Maestro aveva posizionato molte delle coppe conquistate dal Torokan nel corso degli anni.I furbetti però avevano presto scoperto che le immagini delle ragazze presenti nell’altro spogliatoio, venivano riflesse sulla superficie delle coppe.Così quella sera i ragazzi avevano tentato la bravata di spiare Orange, l’unica rimasta nello spogliatoio.- La vedi? - chiese nuovamente Yellow.- Non ancora… - sussurrò Bots, arrampicandosi su una delle panche - Ecco, così va bene…I ragazzi sghignazzarono, con Blue un po’ in disparte.- Si è tolta l’accappatoio? - chiese Green.- Ehy, fatti da parte fai guardare anche me! - si intromise Brown.La porta dello spogliatoio si aprì di scatto.- Ragazzi, che succede? – la figura bagnata di Sgorby si stagliò sulla porta – Cosa fate arrampicati sulla panca?- Zitto idiota! – disse Brown, ma era troppo tardi.L’improvvisa apertura della porta aveva fatto sobbalzare Bots, che aveva colpito la coppa con una spalla, facendola precipitare nello spogliatoio femminile.- Oh cazzo! - Che casino…- Via, giù dalla panca, presto!- Sotto la panca?- Sì, tua sorella campa. Muoviti idiota!Ma era troppo tardi in tutti i sensi. Orange si mise a strillare inferocita e affrontò i ragazzi direttamente nel loro spogliatoio.Il Maestro, sotto la doccia, non udì nulla, ma lei sbatté con forza la porta dello spogliatoio guardando Blue negli occhi e sibilando – Da te non me l’aspettavo!

Due domeniche più tardi, la comitiva del Torokan si recò a Palazzolo sull’Oglio per una nuova competizione.Le cose, se possibile, andarono ancora peggio.Sgorby riuscì a resistere addirittura un minuto, prima di essere messo a terra da un esordiente che non aveva mai vinto un combattimento, Yellow, Green e Bots andarono fuori al primo turno, mentre Blue malamente al secondo, sconfitto dall’odiato Acitto, il ragazzo sbruffone e purtroppo talentuoso delle Vallette. I decantati fratelli La Mecca furono battuti in semifinale e finale e soltanto Brown era riuscito ad aggiudicarsi la sua categoria.L’umore del Maestro faceva in modo che quel giorno neanche un insetto potesse volargli a meno di quattro metri di distanza.Al momento di risalire sul pullman però, Blue si accorse che Cecilia non faceva parte della compagnia. Stava per allarmarsi quando la vide arrivare di corsa dal pullman delle Vallette. Blue le sorrise, quando la vide parlare brevemente con il Maestro, per poi ritornare di corsa verso il torpedone avversario.Ma quando si accorse che la ragazza stava tornando di corsa verso il torpedone avversario, il sorriso gli morì sulle labbra.Come in un film, il ragazzo vide la ragazza salire a bordo e lanciarsi in un bacio appassionato con Acitto.Le tende parasole chiusero, come in una scena di Carosello, il sipario su quell’immagine che gli fece mancare la forza di respirare.Soltanto Orange, dietro di lui, si era accorta dell’accaduto.Poggiò attraverso i sedili una mano sulla spalla di Blue, accarezzandola dolcemente, ma lui si scostò in modo brusco.- Lasciami stare, ti prego, scusami…- Chi si somiglia si piglia… - disse lei amaramente, poggiando la testa contro il sedile anteriore e sospirando – Maledetta primavera – pensò – che ti faceva innamorare delle persone che per te non avevano occhi.

Un giorno, quando la primavera sembrava davvero essere alle porte, Brown entrò nello spogliatoio del Torokan, all’interno del quale si stavano cambiando gli altri ragazzi, con aria da cospiratore.- Domani, qui davanti… faranno le nuove interviste ai gobbi. Anche al nostro amicone…I ragazzi rimasero in silenzio e si sedettero a riflettere.- E’ rischiosissimo…. – commentò Green – dovremmo essere velocissimi e non è detto che riesca…- E se ci beccano? – domandò Yellow – Viene fuori un macello, lo sapete?I ragazzi restarono qualche istante in silenzio, poi Blue ruppe il ghiaccio.- Io ci sto. Lo faccio anche da solo… Non vi faccio una colpa se non ve la sentite.- Anche io ci sto – aggiunse Bots, associandosi con Brown.In breve anche i due fratelli Yellow e Green si associarono, benché dubbiosi.- Lo diciamo ad Orange? Magari non se la sente…- Lei è della partita, fece Blue. Glielo dirò io….- Ok, statemi bene ad ascoltare – disse Brown guardandosi attorno ed abbassando il tono di voce – Agiremo domani… è la giornata ideale perché qui non ci sarà lezione… però perché il piano funzioni abbiamo bisogno di Sgorby… adesso!

Il pomeriggio del giorno seguente le troupe Rai erano pronte con le loro luci per intervistare una decina di giocatori gobbi, in occasione di uno speciale che sarebbe andato in onda la settimana seguente.Il cronista stava rivolgendo alcune domande al mentecatto che aveva fatto spostare Blue e Sgorby.- Allora, quali sono le aspettative per la gara di domenica?- Mah… il Mister… noi dobbiamo dare il massimo… il Mister… essere concentrati… il Mister… il…Una bordata d’acqua investì il giocatore, la cui bocca si inzuppò di sputi.Fu un insieme di attimi che prese di sorpresa i presenti.Un’altra esplosione di acqua. Un’altra ancora. E un’altra.Acqua che esplodeva sulle macchine, sui giocatori, sorpresi, che rimasero sul posto anziché fuggire.- Ma chi è? Che…- Da dove arrivaaaaa?Il bombardamento d’acqua non accennava a cessare ed i giocatori, fradici, cominciarono a scappare riparandosi contro il perimetro dello stadio.- Lassù!- Dalle gradinate!Il custode fu il primo ad accorgersi del luogo dal quale proveniva il bombardamento di gavettoni.Dalla balaustra che cingeva l’ultimo scalino della curva Filadelfia, alcuni ragazzi incappucciati stavano scagliando valanghe di palloncini pieni d’acqua contro i giocatori e le loro vetture sottostanti.- Ci hanno visti! E’ ora! Via! – esclamò Green quando si accorse che il custode ed altri scagnozzi stavano correndo verso le scale di accesso alle gradinate.I ragazzi avevano previsto questa mossa. Il comunale aveva due tipi di scale. Il primo saliva verso il corridoio che correva tra il primo e il secondo anello. Il secondo invece saliva fino a sbucare a metà del secondo anello, dopo alcune rampe.Fu proprio quello che i ragazzi imboccarono di corsa, che in un paio di rampe in discesa li avrebbe condotti alla porta della loro palestra.Vi si infilarono dentro alla chetichella, mentre tutto intorno era un susseguirsi di urla e imprecazioni.Chiusero a chiave e si accucciarono sul tatami, dopo essersi tolti le scarpe.Nessuno li avrebbe cercati lì dentro.Si fecero i complimenti a vicenda, mentre il rumore delle ricerche attorno a loro aumentava di intensità. Ad un tratto intravidero attraverso i finestroni, le luci blu delle forze dell’ordine che facevano il loro ingresso nell’antistadio.- Grandi ragazzi!- Siamo stati super!- Ma il merito è stato soprattutto di Sgorby! Potevamo fare affidamento soltanto su di lui per distrarre il maestro e soffiargli di nascosto il duplicato delle chiavi che tiene nella scrivania… C’era un solo posto dove potevamo sia riempire i gavettoni che nasconderci. A proposito, Sgorby, come hai fatto? – gli domandò Brown.- Io? – fece il ragazzo stranito.- No, mia zia! - Mah, a dire la verità non gliele ho fregate…Il sorriso generale svanì di colpo.- Scusa? – mormorò Blue.- Sì, ho pensato che fosse meglio dire la verità… no?I ragazzi impallidirono.- Che cosa? Che cosa gli hai detto…? – gli occhietti di Orange diventarono due fanali minacciosi.- Gli ho detto che dovevamo fare uno scherzo ai giocatori della juve e che avevo bisogno delle chiavi… ho fatto male?I ragazzi impallidirono boccheggiando, rimanendo a fissare l’espressione ingenua dell’amico.Il rumore della porta dello spogliatoio che si apriva dietro di loro non li sorprese più di tanto.- Buongiorno, ragazzi. Vi stavo aspettando. – disse il Maestro.

Come reagirà il Maestro, di fronte a quella situazione?Cosa ne sarà dell’amore tra Sgorby e Lio?Chi è il sanguinario Kaiser? (Omaggio ai "Soliti Sospetti")Cosa rappresenta l’odore di vernice?E che ne sarà di Blue, Orange e degli altri componenti del “Gruppo Toro-kan”?Lo sapremo, se ne avrete voglia, tra una o due settimane nella seconda puntata di “Mi sono innamorato di Lio” – lo striscione della ccjuve.

Wanda Maria Ribeiro Furtado Tavares de Vasconcelos, detta Lio, fu (ed è) una cantante che in Italia ebbe il suo momento di gloria all’inizio degli anni ’80 e colpì non poco la fantasia adolescenziale dei giovincelli di quel periodo, già lungamente provati dall’avvenenza di Debbie Harry dei Blondie, ed in procinto di perdersi in quella di Sophie Marceau nel “Tempo delle mele” per non parlare di Phoebe Cates, nelle scene di “Paradise”.Dopo essere stata “scoperta” dal gruppo belga dei Telex, la giovane cantante di origine belga-portoghese, colpì l’immaginario collettivo apparendo a Discoring, con mogliettina Mickey Mouse, minigonna rossa (grazie You tube, all’epoca molti di noi avevano ancora il tv in bianco e nero) e sguardo malizioso.Amoureux solitarie, il suo hit, salì lentamente le classifiche e arrivò al primo posto il 20/06/1981, dove si fermò per due settimane. Nel complesso però si fermò in classifica per ben 26 settimane!Oltre al suo indimenticabile successo, la giovincella ebbe anche un discreto successo con Amicalement votre, tratta da dall’album Lio, dopo aver esordito l’anno precedente col singolo per nulla equivocabile Banana split.Dopo il 1981 Lio scomparve dalle classifiche del nostro paese, ma ottenne ancora qualche successo in Francia, soprattutto nel 1986 con l’album Pop model, dal quale l’avvenente fanciulla estrasse Les brunes ne comtent pas pour les prunes.Oggi Lio ha 48 anni e sei figli, tra cui due gemelle.E’ recentemente comparsa nel programma di Carlo Conti “I migliori anni” e allo stupore del conduttore per i suoi sei figli, ha risposto in un italiano abbastanza sicuro “Sì, prima facevo amore e figli, adesso faccio solo più amore”.Bontà sua.Anche a distanza di tanti anni Lio rimane il ricordo di uno splendido periodo musicale e adolescenziale, ragazza per la quale in parecchi sfiorarono la cecità e qualcuno riuscì anche a slogarsi il polso.Eccovi il link di Amoureux Solitaire:

MAURO SAGLIETTI

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