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Una Squadra, un Paese

di Walter Panero

 

Dicembre 1989: dall’Africa al Toro.

Nelson ha diciannove anni e...

Redazione Toro News

"di Walter Panero

"Dicembre 1989: dall’Africa al Toro.

"Ritorno in Sudafrica. Una partita entrata nel mito.

"Il mio amico aveva visto giusto: le cose a casa sua stavano effettivamente cambiando. Nel febbraio del 1990, Mandela venne liberato dopo quasi trent’anni di prigionia e, nel maggio del 1994, nelle prime elezioni libere del Sudafrica, fu scelto come Presidente da una schiacciante maggioranza. Era il primo Presidente nero nella storia di quel grande Paese in cui, fino a qualche anno prima, gli uomini di colore erano relegati ai margini della società.Nelson si laureò a pieni voti al Politecnico di Torino e fece in tempo a festeggiare con me la vittoria in Coppa Italia nel 1993 prima di salutare tutti e tornarsene in Sudafrica a riabbracciare la sua famiglia ed i suoi vecchi amici.Abbiamo continuato a scriverci spesso. Io gli parlavo dell’Italia e dell’inesorabile declino del nostro Toro. Lui mi raccontava di quanto fosse ancora dura la vita nel suo Paese in cui, malgrado la fine dell’Apartheid, le opportunità per i neri rimanevano comunque scarse.C’era anche lui quel 24 giugno del 1995 all’Ellis Park di Johannesburg. Come quasi tutti i neri non aveva mai amato il rugby, quello strano sport inventato dai bianchi e giocato soprattutto dai bianchi. Ma Hannelore, una ragazza boera che gli piaceva molto, riuscì a convincerlo ad andare alla partita con lei. Nelson non conosceva neanche bene le regole. Forse si sarebbe annoiato. Ma era pur sempre una finale di un campionato del mondo. Un evento comunque storico per il suo Paese che, dopo anni di isolamento, proprio grazie al rugby si stava aprendo al mondo. Sicuramente i favoritissimi All Blacks neozelandesi avrebbero distrutto la squadra di casa, e, tutto sommato, a Nelson questo non sarebbe dispiaciuto: lo avevano cresciuto inculcandogli l’idea che la maglia verde degli Springboks fosse il simbolo del dominio bianco e dell’Apartheid.

"2009. Squadre speciali per persone speciali.

"Da allora, Nelson ed io non abbiamo mai smesso di scriverci. Qualche anno fa sono anche stato a trovarlo scoprendo, pur tra i tanti problemi ancora irrisolti, un Paese di incredibile bellezza.Quella sera ad Ellis Park non cambiò soltanto la storia del Sudafrica, ma anche la vita del mio amico. Forse per l’euforia del momento, forse per l’effetto di tutta la birra che aveva ingurgitato, Nelson trovò il coraggio di baciare la bella ragazza boera che lo aveva voluto accanto alla partita. Da quell’istante non si sarebbero lasciati più.Nelson ed Hannelore si sono sposati alcuni anni fa ed ora vivono in una cascina non lontana da Città del Capo, dove gestiscono insieme una grande e fiorente azienda vinicola. Hanno due figli maschi. Il più grande, Nelson Joel, ha undici anni e gioca a rugby; il più piccolo, François Thabo, ne ha nove e preferisce giocare a calcio. Entrambi hanno sofferto e festeggiato per la vittoria degli Springboks ai mondiali di Francia del 2007. Entrambi aspettano con ansia che arrivi il prossimo giugno, quando il padre li porterà sicuramente a vedere qualche partita dei mondiali di calcio.Ogni volta che gioca il Toro, Nelson si informa con un messaggio del risultato della partita. Spesso mi chiede del Filadelfia, che, quando viveva a Torino, era ancora in piedi. Gli dico solo mezze verità per non deluderlo. Lui che vive in un Paese in cui si cerca di ricostruire non capirebbe perché noi siamo stati così bravi a permettere che ciò che avevamo venisse distrutto.Prima o poi i miei amici verranno a trovarmi in Italia e li porterò a vedere il Toro. Prima o poi anche i loro figli si innamoreranno del Toro. Perché, per gente che ha lottato tra mille difficoltà per conquistare il sogno della libertà mettendo però da parte l’odio quando si è trattato di far rinascere un Paese, non sarebbe possibile tifare per una squadra diversa dal Toro. Perché il Toro è una squadra con una storia speciale. E loro sono persone speciali.

da Nkosi Sikelel' iAfrika

Morena boloka setjhaba sa heso, (sesotho)O fedise dintwa le matshwenyeho,O se boloke, O se boloke setjhaba sa heso,Setjhaba sa South Afrika - South Afrika.

da Die Stem:

Sounds the call to come together, (Inglese)And united we shall stand,Let us live and strive for freedom,In South Africa our land.

Per ascoltare l'inno:

Per acoltare la canzone Shosholoza:

Johannesburg, Ellis Park, 24 giugno 1995

Nuova Zelanda: Dowd, Fitzpatrick, Brown, Jones, R. Brooke, Brewer, Kronfeld, Z. Brooke, Bachop, Mehrtens, Lomu, Little, Bunce, Wilson, Osborne. Allenatore: Laurie Mains

Chi fosse interessato ad approfondire l'argomento, può consultare il seguente testo:

John Carlin: "Ama il tuo nemico",Ed. Sperling & Kupfler, pg. 287, euro 18,50

"Da tale volume è stato tratto il film "Invictus" di Clint Eastwood con Morgan Freeman nella parte di Mandela e Matt Damon in quella di Pienaar. Esso uscirà negli Stati Uniti a dicembre ed in Italia nel febbraio dell'anno prossimo.