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Torino, è un mercato diverso dagli altri: questa volta i soldi ci sono già

Approfondimento / Quest'anno, tra entrate e uscite, la società granata ha messo da parte un "gruzzolo" interessante. Ora la palla passa al mercato

Nicolò Muggianu

Dopo un anno in cui il Torino ha visto sfumare tutti (o quasi) gli obbiettivi di classifica, è giunto il momento di tornare a sperare. Speranza, è proprio questo il sentimento che accompagna tutto il popolo granata in sede di mercato. Il Toro infatti vuole tornare grande e per farlo dovrà migliorarsi sin da subito. Ma allora perché non approfittare già della prossima sessione di calciomercato? Manca ormai meno di un mese al via ufficiale delle trattative e per la società con sede in via Arcivescovado questa non sarà un'estate come le altre. Tra incassi e soldi già spesi infatti, il club di Urbano Cairo partirà con un bottino piuttosto considerevole: circa 32 milioni di euro.

Ma come sono maturati questi soldi? E' presto detto. A fare la differenza sono i proventi derivanti dalle cessioni di Peres e Maksimovic, avvenute ormai lo scorso anno ma delle quali - dal punto di vista economico - il Torino potrà giovare solamente a partire da quest'estate. Il motivo risiede nei metodi di pagamento pattuiti dalle società che hanno concluso le trattative, con le dirette interessate Napoli e Roma che optarono per un pagamento posticipato di un anno per far quadrare i conti della precedente gestione. Per il brasiliano e il serbo, i granata percepiranno dunque una cifra complessiva vicina ai 37 milioni di euro (25 per Maksimovic e 12 per Bruno Peres n.d.r.). A questi devono poi aggiungersi le cessioni di Janssone Martinez - per i quali si incasseranno rispettivamente 4 e 5,5 milioni - per una cifra complessiva che rasenta quasi i 50 milioni di euro.

C’è da sottrarre ad esempio il riscatto anticipato di Iago Falque, pagato 6 milioni dal Torino nel mercato di gennaio. Non è da dimenticare nemmeno l’acquisto di Vanja Milinkovic-Savic con il portiere serbo classe '97 che si è trasferito all'ombra della Mole per poco meno di 3 milioni. C’è poi l’arrivo di Lyanco: un investimento le cui cifre si aggirano intorno ai 6 milioni più altri 3 legati a eventuali "bonus" del giocatore. Poi è stato anche il turno di Carlao con il giocatore brasiliano - acquisto per la verità poco felice dell'ultima sessione invernale - arrivato alla corte di Mihajlovic per circa 500 mila euro durante l'ultimo mercato di gennaio. Il Toro si è dunque mosso a suo tempo, ed ora ha un vero e proprio "gruzzolo" da utilizzare per strutturare una squadra più competitiva il prossimo anno in ottica di un campionato dalle ambizioni europee. Già prima che parta il mercato, Urbano Cairo si presenta all'apertura delle liste con una somma superiore ai 30 milioni di Euro (per l'esattezza circa 31.5 milioni) da poter reinvestire.

 VERONA, ITALY - APRIL 23: (R-L) Urbano Cairo, Sinisa Mihajlovic and Gianluca Petrachi attend the Serie A match between AC ChievoVerona and FC Torino at Stadio Marc'Antonio Bentegodi on April 23, 2017 in Verona, Italy. (Photo by Emilio Andreoli/Getty Images)

Inoltre difficilmente gli incassi si fermeranno qui. In casa granata infatti potrebbe non mancare nemmeno quest'anno la "cessione celebre". Se le situazioni di Belotti e Baselli sono ancora tutte da decifrare, l'indiziato numero uno potrebbe essere Marco Benassi, inseguito da tanti club della Serie A, consapevoli che il ruolo del mediano modenese (che possiede una valutazione di più di dieci milioni di Euro) all'interno del progetto granata non sembra più essere centrale. Soldi che, se sommati anche alle entrate annuali derivate dai diritti tv, potranno permettere a Cairo di condurre un mercato di livello, puntando non tanto (o non solo) su scommesse ma soprattutto su giocatori già affermati, come vuole Mihajlovic. E come del resto ha promesso anche il presidente, l'ultima volta all'Inaugurazione del Filadelfia. "Investiremo per l'Europa", il mantra ripetuto dal numero uno granata. Parole che non sembrano dette a caso. Lo dicono i numeri: a differenza che nelle altre estati, stavolta si può comprare (e comprare bene) anche senza cessioni eccellenti.