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Gli eroi che hanno salvato il Toro fanno meno rumore

Buonanotte granata/L'anno scorso Immobile era stato accolto come un eroe ritornato a casa, nella speranza che salvasse l'anima del Toro. Ma avevamo sbagliato eroe...

Cristina Raviola

C'era una volta questo ragazzo, modi semplici e piedi rapaci, che qualche anno fa aveva scaldato i cuori di una piazza intera, con una stagione piena di emozioni che mancavano da tempo. Si può dire che lui stesse giocando nel miglior periodo di Ventura, culminato con il suo saluto e con il disappunto di tutti i tifosi, che a quel ragazzo biondo, diventato capocannoniere della serie A si erano affezionati  davvero. Provare a giocarsi una chance all'estero è qualcosa di universalmente accettabile a quanto pare, e più che perdonabile, specie se l'addio alla squadra non è accompagnato dallo svilire il valore dell'esperienza vissuta con la maglia granata addosso.

Ma l'anno scorso, nel periodo peggiore dell'era Ventura, in cui il nostro Toro era ridotto all'ombra di se stesso e rivelava la faccia più inquietante del percorso di crescita e di decrescita degli ultimi anni, quel ragazzo è tornato, una sorta di cavaliere dall'armatura lustrata. Sembrava un sogno, quello che osservavo attonita con un groppo di commozione in gola, fatto di abbracci a quel figliolo tornato a casa, con una folla a Caselle che si aggrappava ad una favola troppo romantica per essere vera nel calcio moderno. E infatti non lo era. Come sono andate le cose poi, lo sappiamo, o almeno, lo ipotizziamo. Il ragazzo se ne è andato in silenzio e con lui l'illusione che esistesse in quel momento un eroe in grado di salvarci, strappandoci ancora una volta alla favola e riportandoci alla realtà di conti, contratti, ambizioni personali e molte altre cose che al cuore di un tifoso importano poco.

 Ciro Immobile tornato in prestito al Torino dal Siviglia nella stagione passata

I veri eroi del Toro di oggi fanno molto meno rumore. Uno siede in panchina e gli altri mordono il campo, e a noi tifosi regalano i fatti, e il sogno di un Toro che ci appartiene molto più degli anni passati. E con il lavoro duro e umile che stanno facendo, ci hanno ridato la nostra identità e ci stanno portando in posizioni che a questa squadra calzano a pennello, perchè il Toro oggi è forte, caparbio, grintoso e soprattutto ben allenato e lo dimostra contro ogni singola squadra.

 I festeggiamenti della squadra dopo il secondo gol di Ljajic a Palermo

La storia del ragazzo che domani si ripresenta a Torino, ma questa volta con una maglia ben diversa, ha lasciato sicuramente qualcosa a tutti noi. A me un briciolo di amarezza da mandar via con una scrollata di spalle, per averci creduto, in un tempo in cui mi aggrappavo ad una squadra che del Toro aveva ormai poco, prima che arrivasse un uomo di poche parole, un uomo che davvero ci ha salvato. L'anno scorso ho creduto al sogno sbagliato, ma non ho mai smesso di credere nei sogni e negli eroi, quelli più giusti per noi, dall'armatura sporca per le battaglie combattute.

Buonanotte granata...