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Toro, è l’ora di una vittoria ‘brutta’

Ci sono momenti nel corso di un campionato di una squadra in cui un risultato, nel bene o nel male, segna l'andamento di un'intera stagione. Capitò,...

Alessandro Costantino

"Ci sono momenti nel corso di un campionato di una squadra in cui un risultato, nel bene o nel male, segna l'andamento di un'intera stagione. Capitò, a mio parere, l'anno scorso quando la vittoria sul Siena, che poteva essere un pareggio (tra l'altro psicologicamente pesante perchè subito in rimonta dal 3-1) se Rosina avesse trasformato il rigore al novantesimo, diede lo slancio e la sicurezza necessaria al Toro per arrivare, sì col fiatone corto, ma con sufficienti punti, al rush finale della corsa salvezza. Ovvio che la controprova non si può mai avere, ma col senno di poi è più facile indovinare quali sono stati i momenti chiave nell'arco di un campionato e quella partita dell'ora di pranzo fu sicuramente uno di quelli decisivi (in positivo).

"Traslando il discorso su quest'anno, considerando quindi anche un obbiettivo leggermente più ambizioso quale vuole essere il traslocare nella parte sinistra della classifica, mi pare che quello che manchi al Toro per acquisire una certa mentalità cinica indispensabile per sperare di fare più di 50 punti, sia proprio vincere qualche partita in maniera "brutta". Con questo aggettivo un po' infantile e poco elegante mi riferisco a quelle vittorie che non si possono dire meritate al 100% perchè figlie di un gioco non brillante o di un episodio favorevole o anche di entrambe le cose. Quelle vittorie, insomma, che lasciano al tifoso (granata, si intende, perchè a tutti gli altri non può fregare di meno!) un po' di amaro in bocca perchè non conformi ai canoni della vittoria con la V maiuscola che si ha nell'immaginario granata.

"Quale occasione migliore, dunque, per dare una svolta in questo senso, se non la gara di domenica sera con l'Inter qui in casa? Vincere con uno stiracchiato e poco meritato 1-0 permetterebbe di abbattere due tabù in un solo colpo: battere dopo secoli finalmente una big (anche se mi chiedo se abbia ancora senso una definizione del genere, specialmente per l'Inter degli ultimi tempi) e scoprire che anche il Toro può ottenere tre punti senza particolari meriti. E non mi si dia dell'eretico, o peggio, del gobbo, se prospetto una cosa del genere: abbiamo sperimentato nei nostri anni di vertice, ahimè, in serie B che per stare in alto non sempre si possono asfaltare gli avversari col bel gioco e caterve di gol, ma che a volte è necessario fare buon viso a cattivo gioco e prendersi i punti dimenticandosi della prestazione.

"Un po' di tempo fa scrissi che mi sembrava l'anno giusto per mettere sotto qualche grande soprattutto per il livello più basso del lotto di queste cosiddette "grandi". Ci siamo quasi riusciti con un Milan tutt'altro che irresistibile e, purtroppo, non ci abbiamo nemmeno provato con una Juve che di marziano ha solo il conto in banca degli Agnelli. Adesso arriva l'Inter di Mazzarri che è meglio di quella di Stramaccioni ma che è tutt'ora un cantiere aperto ed in più è in piena emergenza attacco. Sarà interessante valutare domenica se sia più decisiva una penuria di difensori come quella che sta intaccando il Toro o una carenza di punte come quella che devono fronteggiare i nerazzurri.

"Sulla carta sembra una partita da zero a zero e di certo non mi aspetto un grande spettacolo in campo. Vorrei però, a differenza dell'anno scorso in cui mi spellai le mani per applaudire i ragazzi usciti sconfitti ma a testa altissima, elogiare un po' meno la squadra, ma tornare a casa con il risultato in tasca. Ci sarà tempo e modo per godersi il bel gioco: siamo solo all'ottava di campionato, ma una vittoria, anche "bruttina", segnerebbe una svolta di cui a maggio potremmo essere pienamente soddisfatti riguardandoci indietro. Non siete stufi dei soliti luoghi comuni "negativi" che circondano il Toro? Al diavolo sviste arbitrali, pali e traverse e eurogol subiti: mai come oggi vedere per una volta il mio Toro come una squadra "normale" mi riempirebbe di gioia. Mica si diventa gobbi per così poco!

"Alessandro Costantino