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Miha, ora getta le basi: Boyè non va perduto

Mai Cuntent / La società e l'allenatore devono cullare quei talenti che si sono visti, da Lukic a Gustafson, fino all'argentino

Stefano Gurlino

"Bene, dai: 39 punti, uno dei migliori attacchi dell’era Cairo, un Gallo da altro pianeta. Questo Toro continua il suo viaggetto primaverile verso la dignitosa gita di metà Maggio , quando il piazzamento sarà (speriamo) dignitoso e qualcuno lassù dalle alte sfere ci comunicherà la più classica delle beffe che farà più o meno così: “Eh guardate, io Belotti lo terrei anche, e ve l’ho detto, ma si sa…l’occasione fa l’uomo ladro”. Un po’ come quando hai l’amante oppressiva che ti chiede la separazione da tre mesi ma continui a fare credere alla moglie sospetta che l’amore che vi lega è sano e divertente.

"Divertente, si. Insomma, possiamo ancora toglierci qualche piccola soddisfazione (Belotti a parte): basta (ri)carburare bene quei giovani e quei giocatori ancora utili alla causa dal prossimo Luglio. Ergo, culliamoci bene chi vogliamo indossi ancora il granata. Lo si sta facendo con il timido (ma si animerà presto per forza fisica e doti) Lukic, con il già titolare Barreca, per non parlare di Gustafson, che ha l’unica colpa di venire da nordici sistemi di vita mica poi così tanto calciofili (ma anche per lui, forza fisica e doti verranno fuori). Ma non perdiamo Boye, ieri oggettivamente spaesato e poco lucido. È forte, rappresenta il prototipo dell’attaccante moderno, ovvero uno che fa gol, salta l’uomo, ma non sai come e dove schierarlo: esterno ni, seconda punta ni, prima punta boh. Però il talento è lampante e soprattutto, non ha quelle conformazione da bidone latino alla Sanchez Mino o Carlao (preso per chissà dare qualche favore a chi).

"Toro, Miha, getta seriamente le basi: per te (parlo per il Toro), e per te (parlo per Sinisa). Perché noi meritiamo un futuro giovane e imprevedibile. E tu, mister, anche se lontano da Torino da Maggio, tra due anni, o tra quattro, meriti di dimostrare quello che tutti i mai Cuntent si chiedono da due mesetti: di non essere un allenatore normale. Perché qui, al Toro, la normalità è e non sarà mai (per fortuna!) di casa.