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Primavera, bastone e carota: così Coppitelli ha dato la scossa a un passo dalla crisi

Primavera / Esclusioni eccellenti e monito alla squadra: dopo la batosta di Roma serviva una prova di carattere. Parola d'ordine? Spazio soltanto ha chi ha davvero fame

Nicolò Muggianu

"Il nostro giocatore più importante è la squadra". Un messaggio che arriva forte e chiaro dopo la batosta di Roma: tutti sono importanti, ma nessuno è indispensabile. Tradotto: il Torino viene prima e la vera forza della Primavera granata non passa dai singoli, bensì dallo spirito. Parole che denotano il carattere e la maturità, ormai già ampiamente dimostrata, di un allenatore che nel corso degli ultimi due anni è stato un maestro nel gestire tanto i momenti di euforia, quanto i fallimenti. Federico Coppitelli è così: un po' bastone e un po' carota, con la consapevolezza che con i giovani ci vuole pazienza ma allo stesso tempo polso fermo.

BASTONE - L'ultimo mese è stato probabilmente il periodo più buio della stagione della Primavera. La sconfitta in finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, passando per l'ultima batosta contro la Roma. Un 5-0 che ha rivoluzionato non tanto gli obiettivi stagionali (il Torino è in piena corsa play-off e difficilmente ne uscirà), ma che ha minato le certezze di un gruppo che ha faticato a gestire i vari momenti della stagione. Ed è proprio qui che è intervenuto Coppitelli: "Mi sono sforzato di provare i loro sentimenti - ha detto tecnico granata dopo il match vinto ieri contro il Napoli - ma quando si fa una prestazione come quella di Roma bisogna provare un senso di imbarazzo, quasi di vergogna".

SCOSSA - Sentimenti che il tecnico è riuscito a trasmettere al gruppo con lo scopo di resettare testa e gambe, per ripartire subito in una partita che poteva essere lo spartiacque per il play-off. E così è stato: la vittoria di ieri contro il Napoli è stata soprattutto una vittoria di testa, figlia di una serie di scelte importanti. Come quella di lasciare in panchina chi con la Roma non aveva giocato con il giusto piglio: da Belkheir (tra i peggiori contro la Roma e nemmeno presente in panchina contro il Napoli), a Marcos e Kone. Spazio invece ai 2001 Cuoco, Moreo e Garetto; perché la forza del Torino passa dal carattere e i tre ormai ex Berretti hanno dimostrato di avere "lo spirito" (e forse anche la fame) che serviva per tornare subito in carreggiata.