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Camolese: “Mi manca allenare. Falque-Zaza-Belotti? Si può fare, ma…”

Interviste / L'ex allenatore granata ai nostri microfoni: "Allenerei volentieri anche le giovanili. Oggi allenare è come giocare al gratta e vinci"

Gualtiero Lasala

"E' Natale ma il Torino non si ferma: incombe l'importante match contro l'Empoli di Santo Stefano, che mette in palio tre punti fondamentali per la corsa all'Europa. Per qualche riflessione sul momento dei granata, abbiamo contattato Giancarlo Camolese, ex allenatore del Torino, che ha parlato ai nostri microfoni di diversi argomenti, dalla Prima Squadra alla Primavera, per poi concentrarsi anche sulla sua carriera.

"Buongiorno CamoleseUn Toro undicesimo, a due punti dall’Europa League e a cinque dalla Champions: che impressione le ha fatto la squadra granata dopo un girone (quasi) intero?

"“Io penso che il Toro sia una squadra forte a cui mancano punti, un po’ per sfortuna e un po’ per decisioni arbitrali e anche per qualche errore della squadra. Rimane una squadra forte, che ha una stagione da giocarsi.”

"Se lei fosse Walter Mazzarri, proverebbe un tridente con Iago Falque, Zaza e Belotti? Considerando che nella sua carriera riuscì a far convivere Asta con Ferrante e Lucarelli.

"“Mazzarri è esperto e bravo, sa quando è il momento giusto per schierare i giocatori in modo diverso. Quello che conta è la disponibilità dei giocatori. All’epoca avevo giocatori disponibili a sacrificarsi, ed eravamo riusciti a giocare con una mezza punta nel ruolo di tornante come Asta. L’allenatore ha la sensibilità per saperlo perché vede la squadra ogni giorno. Io credo che tutti i giocatori quando hanno una disponibilità mentale possano giocare insieme, non vedo perché non dovrebbero Falque, Zaza e Belotti. Però l’allenatore deve trovare il momento giusto, e non è una cosa da poco. È molto probabile che stia anche aspettando un segnale dai suoi giocatori.

"Parliamo un po’ di Primavera, lei sta seguendo da vicino quella granata: che giudizio può dare arrivati alla pausa natalizia?

"“Posso dire che sono una squadra e un campionato che mi divertono. Un campionato di livello, in cui finalmente c’è un premio per chi va bene e una retrocessione per chi va male che agisce da stimolo per questi ragazzi che nel proseguo della carriera devono convivere con questa dimensione. È un campionato che mi piace, per come è stato organizzato. Mi piace il Toro, che è tornato al Filadelfia e sta facendo molto bene.

"Vincenzo Millico è sicuramente tra i migliori in questa stagione. Dopo i 20 gol in stagione già raggiunti, quali potrebbero essere le prospettive per un giocatore del genere?

"“Dipende tutto da lui. La Primavera non è un punto di arrivo ma di partenza. Va bene emergere adesso, ma bisogna continuare a migliorarsi soprattutto dal punto di vista caratteriale. Ciò che attende questi ragazzi sono campionati in cui conterà ben altro oltre la tecnica. Non tutti avranno la fortuna di passare dalla Primavera alla prima squadra, che rappresenta secondo me il passaggio psicologico più difficile. Ma sicuramente devono continuare a giocare, anche se in prestito. La strada può essere un po’ più larga ma non è detto che il Toro non ritorni, com’è successo per Quagliarella, che ha fatto un viaggio lontano dal granata per poi ritornare. Ciò che questi ragazzi devono fare è attrezzarsi mentalmente per far vedere cosa si è imparato nelle categorie giovanili.

"VAR e il suo utilizzo, il Toro è stato più volte penalizzato: secondo lei da cosa è causato questo errore ricorrente degli arbitri? Come lo risolverebbe?

""In questo momento c’è un po’ di confusione. Una volta il VAR interveniva solo in particolari circostanze. Adesso invece abbiamo assistito ad alcune situazioni in cui il VAR assomiglia più ad una vera e propria moviola in campo. In quel caso le persone si arrabbiano perché a volte viene preso in causa e a volte no. Gli arbitri dovrebbero ristabilire un po’ d’ordine."

"Parlando un po’ più di lei: le manca allenare? 

""Mi manca in questo momento l’identificarmi con un gruppo, mi manca il lavoro dell’allenatore che vede migliorare il gruppo e ciò che ne consegue. Io compenso facendo altre cose, anche se dentro di me la speranza di avere una proposta c’è sempre. Ho avuto qualche chiacchierata ma nessuna che sia stata decisiva, perché ora le società quando vogliono cambiare allenatore ascoltano 10-20 persone e fanno le loro scelte. Il fatto di parlare con le società è normale, però le cose bisogna concretizzarle e non è successo, anche perché altrimenti sarei su una panchina (ride, ndr). A me piacerebbe allenare in generale, anche in un settore giovanile, perché ti dà l’opportunità di stare con un gruppo e farlo migliorare seguendo un progetto. Ora per molti colleghi più che andare ad allenare si tratta di comprare un gratta e vinci, sperando che ti vadano bene tre partite di fila per continuare a lavorare, essendoci poca progettualità. A me piacerebbe tornare ad allenare per portare avanti le mie idee. Non mi sembra normale che uno che ha vinto un campionato di Serie B ed ha ottenuto diversi altri risultati anche in A dica che tornerebbe ad allenare anche le giovanili. Adesso c’è l’esempio di Baldini alla Carrarese, che si è creato l’opportunità. Per il resto in molti altri casi è tutto un grande gratta e vinci. E allora per vivere alla giornata, preferisco fare il docente al settore tecnico e all’università".