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Stefan Schwoch: “Se il Toro recupera Zaza può andare in Europa League”

Esclusiva / L'ex attaccante torinese è nato a Bolzano, sede dei prossimi avversari di Coppa Italia dei granata: "Tanto divario, ma li allena il mio amico Paolo Zanetti"

Marco Parella

In un glaciale martedì sera di due anni fa, il Torino andò a un passo dal dramma sportivo di vedersi eliminato ai sedicesimi di finale da un Pisa in condizioni fisiche, psicologiche e societarie devastanti. Servì prima una super parata di Padelli a metà del secondo tempo, poi una magia di Adem Ljajic nei supplementari per sbloccare un match ormai stregato e dare il via alla successiva, tardiva, goleada.

Giovedì arriva al Grande Torino un’altra formazione di Serie C, il Südtirol, e, sfruttando i natali bolzanini di un ex bomber granata come Stefan Schwoch, gli abbiamo chiesto come arriverà il Toro a questa partita dopo la vittoria contro il Genoa.

Torino sesto, ma il gioco non convince tanti tifosi. Perché?

La gente che tifa Toro è stata troppo a lungo lontana dalle coppe europee e c’è voglia di confrontarsi con un livello più alto. La sfortuna è che in città ti devi scontrare con una realtà come quella della Juventus che è al top in Italia e in Europa. I tifosi sentono la sfida e sanno di non poter competere, la qualificazione all’Europa League sarebbe motivo di rivalsa. Intanto domenica è arrivata una vittoria importante e ora c’è stato l’aggancio al sesto posto, che penso sia l’obiettivo di società e tifosi.

Dall’inizio di questo campionato il problema principale del Torino sembra essere il mal di gol. Cosa manca?

Quando hai uno come Belotti che due anni fa era valutato 100 milioni e oggi ha questa difficoltà a trovare la via della rete, vuol dire che non sempre è colpa dell’attaccante se non segna e non è sempre solo merito suo quando ne fa 25. La squadra deve mettere l’attaccante in condizione di segnare, viceversa la punta deve essere a disposizione della squadra. Nella scorsa partita Belotti ha trovato un gol su rigore, che è sempre importante per uno come lui. Piuttosto, mancano i gol di Zaza, che ha sempre avuto un buon rendimento. Ma se sei sesto nonostante manchino i gol dei tuoi due attaccanti, fa sperare che quando arriveranno anche quelli si potrà fare ancora meglio.

Che lotta sarà per le posizioni che contano?

Escludendo Juve, Napoli, Roma e Inter, subito sotto ci sono Milan, Lazio e poi una serie di squadra che se la può giocare fino all’ultimo: Fiorentina, Atalanta, Torino e forse Sampdoria. Cairo ha costruito una squadra che può centrare questo obiettivo.

Tornando al campo, ti piace questo falso tridente con Iago Falque spostato dietro due punte centrali? O si rischia di snaturare il gioco dello spagnolo e, in parte, anche quello di Zaza?

Le caratteristiche, effettivamente, sono quelle: Iago è un esterno puro, Zaza più prima punta di Belotti. Però se volessi rispettarle dovresti giocare con un 4-3-3 (che Mazzarri ha provato davvero poco) con Zaza centrale, Falque a destra e Belotti a sinistra. Io credo che Falque abbia le carte in regola per fare anche il trequartista o il vertice basso dell’attacco, che dir si voglia. Belotti da esterno invece soffrirebbe di più.

L’alternativa sarebbe un atto di coraggio: tridente Belotti-Falque e un altro esterno di ruolo come Parigini. Ma forse nascerebbe un problema di gerarchie con Zaza…

Io sono dell’idea che se uno merita di giocare, deve giocare. È vero anche che un allenatore deve considerare tanti aspetti delle sue scelte e quando hai a disposizione giocatori di un certo livello è anche difficile metterli da parte. Devi dar loro il tempo di trovare la condizione, la gamba giusta, perché giocare in Serie A non è facile per nessuno.

Come vive un attaccante il fatto di dover giocare in una posizione che non sente sua?

Non è così difficile adattarsi e imparare movimenti nuovi. Due punte centrali che giocano insieme devono un po’ sacrificarsi, ma ci sono mille esempi che hanno ottenuto bei risultati. Ferrante e Lucarelli al Toro, per citarne uno in casa. Ovvio che serva un minimo di adattamento.

Della coppia avanzata, pare evidente che chi si sacrifica maggiormente in copertura e nel venire a prendere palloni più indietro sia Belotti. Secondo te vale la pena costringerlo a questo surplus di lavoro per aspettare il miglior Zaza?

Non lo vedo come un sacrificio. Belotti questa generosità ce l’ha nel dna, l’ha sempre fatto e io lo adoro proprio per questo. È uno che non aspetta mai la palla, non si tira mai indietro, uno che fa la fortuna di un allenatore e il bene di una squadra. Dà tutto.

Forse troppo? Coprendo mezzo campo, c’è il rischio che perda di lucidità sotto porta?

Ma no. Questi discorsi si fanno ora, ma quando ha fatto 25 gol non è che correva di meno, correva uguale se non di più, però segnava e nessuno gli ha detto che non doveva farlo. Sono i risultati che fanno vedere le cose in maniera diversa. Belotti sta facendo quello che sa fare, segnare e aiutare la squadra. Magari ora di gol ne stanno arrivando meno, ma una mano ai suoi compagni lui la dà sempre.

Arriviamo ai tuoi concittadini del Südtirol, società veterana della Serie C. Quali rischi corre il Torino?

Innanzitutto fatemi dire che per una città come Bolzano già avere una squadra in Serie C è molto importante. Poi mi sono simpatici perché c’è il mio amico Paolo Zanetti che li allena e so che sta facendo molto bene. Detto questo, penso che il divario tecnico con il Toro sia troppo elevato perchè rappresenti un problema…

Memori di recenti esperienze, però, sempre meglio non sottovalutare questi avversari.

Sì, bisogna capire con quale formazione scenderà in campo il Toro, se ci sarà un uso eccessivo del turnover, se la testa dei giocatori sarà focalizzata sull’impegno oppure no. Le insidie sono dietro l’angolo, perché quando molli, poi è difficile riattaccare la spina. Tanto vale partire forte e mettere le cose in chiaro da subito. Mazzarri non è uno che sottovaluta questo tipo di incontri, per cui i tifosi del Toro possono stare tranquilli.