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25 aprile, calcio partigiano: se la libertà passa da un pallone

Nikhil Jha

Sarnano, sede di una particolare partita

"Mario Maurelli era un arbitro di Serie A, e nel 1944 si ritrovò ad arbitrare la partita più difficile della sua vita: per suo tramite, i nazisti chiesero a suo fratello di reclutare altri dieci partigiani e rifugiati per giocarsi una partita a calcio, utile, a detta dei tedeschi, per risollevare il morale delle truppe. Pur fiutando una trappola, i due accettarono, e la partita si giocò. Per i partigiani fu subito vantaggio, ma il pericolo di sconfiggere gli avversari, questa volta, andava ben oltre la sportività: per questo il libero Luciani finse di scivolare, spianando la strada per l'1-1. Nella foga sportiva degli ultimi minuti, però, i partigiani dimenticarono ogni prudenza e si lanciarono in avanti; vedendo un contropiede che si stava concretizzando in azione pericolosa a favore degli italiani, l'arbitro Maurelli decise di sancire la fine dell'incontro. Il triplice fischio più importante della sua carriera.

"Quello della lotta al nazifascismo sarebbe arrivato soltanto un anno più tardi, 71 anni fa, il 25 aprile 1945. Il giorno che ha restituito a un paese vessato dalla dittatura e dalla guerra libertà e dignità. Anche grazie a chi dava solamente calci a un pallone.

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