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Cassardo a tu per tu con i tifosi del TC Oasi

Marco Cassardo è stato ospite del TC Oasi per presentare il suo nuovo libro ‘Va a finire che nevica(pp.238, 15 euro, Cairo Editore), ma soprattutto per discutere del suo amatissimo Toro....

Redazione Toro News

Marco Cassardo è stato ospite del TC Oasi per presentare il suo nuovo libro ‘Va a finire che nevica(pp.238, 15 euro, Cairo Editore), ma soprattutto per discutere del suo amatissimo Toro. Alcuni presenti hanno portato con sé una copia del libro cult di Cassardo “Belli e dannati”, ormai praticamente introvabile nelle librerie torinesi. E’ stato un modo per conoscere la via che ha portato lo scrittore torinese, ormai trapiantato da tredici anni a Milano, a diventare sfegatato fan del Toro. “E’ molto semplice, i miei genitori sono tifosi e mi hanno portato a vedere la prima partita che avevo 7 anni. Era una gara internazionale: Torino-Las Palmas 2-0, peccato che poi al ritorno perdemmo 4-0”. La vita del tifoso granata è fatta di sofferenza, quella che traspare anche nel suo nuovo libro, la tragedia che incombe e fa saltare tutti i piani ma in certi casi aiuta anche a riunire le persone.

"Questo non è un bel periodo per la vita del Toro, in bilico tra la salvezza e la retrocessione, ma in questo Cassardo non vuole sentir parlare di serie B: “Non è possibile vivere alternativamente la massima serie e il campionato cadetto. Non fa bene nemmeno ai bambini che si vogliono istradare nuovamente alla passione granata. Non vi dico che fatica far diventare tifosa mia figlia di sette anni. Ci sono riuscito quest’anno con il Toro in A e la Juve in B”. A Cassardo viene anche chiesto un parere sulla foto che ritrae Cairo con il dito medio alzato su una maglietta antijuve: “Fatto in altro momento poteva essere considerata solo una goliardia, diciamo che questo è il periodo sbagliato, vista la difficile situazione meglio evitare certe provocazioni che poi si pagano”. Non tutti i tifosi hanno gradito la nuova uscita di Cairo dopo quella di spargere il sale il campo.

"Il presidente del club ha fatto presente che forse il Toro è rimasto prigioniero della sua grande storia per cui l’ambiente fa fatica a calarsi in una realtà molto diversa da quella del passato. Quest’anno si facevano già voli pindarici sull’Europa quando invece bisognava rendersi conto che il Toro era solo una neopromossa. “Sono d’accordo”, ha risposto lo scrittore, “però è anche vero che la forza della nostra squadra, società dipende molto dal suo mito passato”. Persino i tifosi più anziani, quelli che hanno assistito alle imprese epiche, ora si sono stufati: “Basta, non voglio più vivere di soli ricordi”, è stato il pensiero di alcuni di loro. Lo scetticismo sulla salvezza è il sentimento predominante, mentre Cassardo è apparso più ottimista, così ha ribadito la sua massima fiducia in Cairo: “Se non c’era lui dov’eravamo?”. Proprio per questo il presidente merita ancora fiducia, ma è basilare ora formare una società organizzata con personaggi preparati al posto giusto.

"Qualcuno teme addirittura che Papa Urbano possa abdicare presto, mentre altri non seguiranno più le ultime partite: “La sofferenza è troppa, difficile da sostenere. Poi si sta male per giorni”. Prima o poi Cassardo scriverà un altro racconto sul Toro: “mi piacerebbe impostarlo su uno di quei tifosi la cui vita è scandita dai risultati della squadra del cuore, tipo Febbre a 90…”. Nel Toro non ha che l’imbarazzo della scelta nel trovare il personaggio giusto per la parte.