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Gianluca Sordo: “Ciao mister. Quel tuo discorso ad Amsterdam…”

Esclusiva TN / L'ex centrocampista di Milan e Torino: "Voglio fare le mie condoglianze alla famiglia ed agli amici"

Gianluca Sartori

"Gianluca Sordo è uno dei ragazzi di Mondonico. Lo lanciò Emiliano, aggregandolo stabilmente alla Prima Squadra quando - da giovane virgulto cresciuto nel settore giovanile granata - tornò al Toro nel 1989, dopo il prestito al Trento. Sordo, centrocampista di grinta ma anche qualità, è rimasto nella memoria di tutti per quella traversa colta a pochi minuti dalla fine della finale di Coppa Uefa, il 13 maggio 1992: ad Amsterdam i granata colpirono tre pali e non andarono oltre allo 0-0, risultato che sorrise agli olandesi a causa del 2-2 dell'andata al "Delle Alpi". La partita della sedia alzata al cielo da Mondonico, il gesto che rimarrà eternamente scolpito nella storia del Toro. Sordo, in questa triste giornata, concede alle nostre colonne un commosso ricordo del mister scomparso nella notte.

Gianluca, innanzitutto grazie: immaginiamo non sia facile parlare in questo momento. 

"Noi compagni di quel gruppo storico eravamo preparati al peggio, mi avevano avvertito del fatto che la situazione del mister stesse peggiorando. Nonostante questo leggere la notizia è stato un colpo al cuore. Voglio fare le mie condoglianze ai suoi congiunti, alle figlie, ai parenti tutti. Io del mister mi terrò sempre ricordi fantastici, per tutta la vita".

Quegli anni al Toro furono magici. 

"Sì, fu un periodo bellissimo, eravamo un gruppo solido, che remava dalla stessa parte, che lottava, che ottenne grandi risultati. Personalmente poi al mister sono grato perchè mi ha lanciato, è anche grazie a lui se nella carriera di calciatore mi sono tolto delle soddisfazioni. Il fatto che se ne sia andato è una notizia tremenda per tutto il mondo del calcio, comunque". 

 Gianluca Sordo con le mani nei capelli: ha appena colpito il terzo legno per il Toro nella finale di Amsterdam (1992)

In che cosa era più bravo l'allenatore Mondonico?

"Due cose: la preparazione della partita, metodica e dettagliata, e la gestione del gruppo. Secondo me è la qualità più importante che deve avere un allenatore: fare andare d'accordo 25 teste e creare un gruppo solido. Lui in questo era un maestro".

Se le chiedessimo un ricordo particolare del mister?

"Ce ne sono tantissimi, ma così su due piedi mi resta impresso nella mente la riunione che tenne fuori dall'albergo di Amsterdam, la notte dopo la finale. C'era un'aria di malinconia perchè sapevamo tutti che quel gruppo era destinato a perdere pezzi, che in molti sarebbero andati via. Lui tenne un discorso che ricordo bene, ci parlò con il cuore, e alla fine qualcuno poi rimase. E la stagione seguente vincemmo la Coppa Italia. L'ultimo trofeo del Toro, le cui basi furono poste dal mister quella notte, con quel discorso".