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Grande Torino: mezzala goleador, terzino stellare e tuttofare a centrocampo

A pochi giorni dalle celebrazioni di Superga ricordiamo Loik, Maroso e Martelli

Redazione Toro News

"Continua il percorso di avvicinamento alla giornata di ricordo degli Invincibili, con la storia di tre pilastri di quella squadra.

"LOIK, CORSA E TANTI GOL - Ezio Loik è, forse, l'aspetto più tangibile dell'occupazione italiana di Fiume, sua città natale. La cittadinanza italiana, ottenuta proprio perchè nato in quel periodo del 1919, gli consente di giocare in Italia al Milan, poi al Venezia dove vince la Coppa Italia 1941 e arriva terzo nel campionato 1941/1942 grazie alle sue prestazioni e alla perfetta complicità con il giocatore più forte di quel tempo, Valentino Mazzola. Novo li compra entrambi dal Venezia per rendere davvero Grande il suo Torino. Mezzala destra di grande sapienza tattica e ottima capacità realizzativa, raggiunge il magnifico risultato di 70 gol in maglia granata. Morirà anche lui a Superga a soli 30 anni dopo aver vinto cinque scudetti e due Coppe Italia. Nove partite in nazionale con quattro reti.

"MAROSO, IL SINISTRO DA FAVOLA - Virgilio Maroso, classe 1925, era, molto probabilmente, il migliore terzino sinistro del mondo. Leggendario il suo trucco che consisteva nel palleggiare di tacco una moneta e infilarsela nel taschino della camicia. La sua troppo breve carriera è stata rovinata da un infortunio al ginocchio che lo ha spesso tenuto troppo lontano dai campi. I suoi problemi fisici lanciarono Sauro Tomà nella formazione titolare, ma a Lisbona andò Maroso e la sua breve e promettente carriera si interruppe. Terzino moderno per quei tempi con doti offensive superiori alla media e un piede sinistro da favola, ma, purtroppo, fisico un po' gracile che non gli consentì sempre di mostrare la sua enorme classe.

"MARTELLI, GREGARIO DI LUSSO - Danilo Martelli arriva a Torino nel 1946 e al Toro si mette in mostra come uno dei migliori giovani del panorama nazionale. Novo, in un momento di crisi per le casse finanziarie, voleva cederlo ma i compagni si autotassarono pur di tenerlo con loro, dimostrando la forza principale di quella magnifica squadra, il gruppo unito e coeso. Formava il famoso Gruppo Nizza con Bacigalupo e Rigamonti, nome dovuto al luogo dell'abitazione che i tre occupavano, in via Nizza appunto. Il suo più grande talento era la capacità di adattamento, nato mediano, finì molto spesso a giocare terzino o anche mezzala in momenti di emergenza. Al suo nome è dedicato lo stadio di Mantova. Morì a Superga a 26 anni.