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Toro: 90 minuti nella provincia che agisce localmente e pensa globalmente

Guida al granata in trasferta / Viaggio in quell'Italia minore, spesso eclissata dai grandi centri

Redazione Toro News

"La trasferta di Sassuolo è un viaggio in quell'Italia minore, spesso eclissata dai grandi centri, che conserva però felicemente molto del suo patrimonio culturale e che sa valorizzarlo, ergendolo a bandiera. Sassuolo è la provincia che lavora, con le industrie ben avviate che hanno trainato la città negli anni del boom e che continuano a cadenzarne la vita. Sassuolo è la tradizione delle ceramiche, e delle attività annesse; un centro industriale e artigianale, la capitale di una produzione di qualità. Sassuolo però è anche luogo di colori – qui già nel passato i tessuti, dopo tinti, venivano esposti nelle piazze e nelle strade – e di grande musica. Capace di offrire al visitatore ottime tigelle, gnocchi fritti nonché uno zampone “sassuolino” , la città ha guadagnato una certa fama ospitando anche alcuni incontri del festival di Filosofia, che da qualche anno anima tutta la provincia.

"Prima dell'epopea calcistica, a far conoscere Sassuolo nel mondo era il suo palazzo, residenza estiva dei duchi di Modena. Un luogo di bellezza e delizie, decorato da virtuosi del pennello e dello stucco, capace di celare luoghi inattesi e dalla grande forza evocativa, come la peschiera. Il palazzo ripercorre con la sua storia quella della città, dalla fondazione voluta da Borso d'Este (signore di Ferrara che spadroneggiava anche in quest'area dell'Emilia) alla signoria dei Pio, che qui cullarono sogni di principato presto spenti dai più famosi (e potenti) Estensi, che insediatisi nella vicina Modena (nuova capitale del loro ducato), si liberarono di vassalli e valvassori ambiziosi occupandosi personalmente del piccolo borgo. L'attuale palazzo di Sassuolo è proprio opera degli Estensi, che qui si trasferivano in estate, per l'ozio e per il divertimento.

"Piccolo Stato poco potente ma tutt'altro che provinciale quello estense, come un giro per il centro di Sassuolo può suggerire. Le piazze ordinate, gli arredamenti e le pitture delle chiese e dei palazzi storici mostrano un gusto attento e maturo, adatto ad occhi sofisticati quali quelli dell'aristocrazia europea d'età moderna. Una maniera non provinciale che Sassuolo pare aver trasfigurato anche nel calcio: sia in B che in A la squadra nero verde si è imposta all'attenzione del grande pubblico per un gioco tutt'altro che conservatore o difensivista, mostrando spesso movimenti e schemi spregiudicati. Nello stesso tempo il Sassuolo è tra le poche società italiane a giocare in uno stadio di proprietà (anche se a ben vendere si tratta di una proprietà Mapei, società che controlla anche il club nella persona del suo presidente, Giorgio Squinzi) pensato su standard all'inglese e con tanto di centro commerciale annesso. Il recupero del vecchio Stadio del Giglio di Reggio Emilia – intuizione geniale d'inizio anni '90 e presto decaduto a cattedrale nel deserto causa la rapida discesa della Reggiana nelle categorie inferiori – è un'operazione capace di rivalutare il club nero verde come vera e propria società di calcio europea, orientata al futuro con grande anticipo sui competitor.

"La trasferta a Sassuolo può votarsi quindi alla ricerca dello spirito che abita il territorio – il genius loci, lo chiamavano i latini – capace di produrre realtà piccole e competitive, nella storia d'Italia come del calcio italiano. Un filo che unisce piazza Garibaldi, con la sua torre civica, all'undici di Di Francesco, che genera e rigenera identità in tutto un territorio. Già, perché ciò che succede quando accadono simili “miracoli sportivi” e che in molti iniziano a riconoscersi nella squadra locale, riempiendo lo stadio, investendo la squadra con la propria identità ricevendone in cambio quella della squadra. Questo accade anche a Sassuolo, dove in molti stanno scoprendo il vero senso del moto anglosassone “Support your local team”. “Dalle rocce sorgono le gemme” è il moto della città di Sassuolo: stando a quanto visto in queste due stagioni di Serie A potremmo dire che la frase vale anche per l'Unione sportiva Sassuolo calcio.