mondo granata

Toro, ti Amo di nuovo

Lo spirito Toro non è morto, è vivo e combatte sul campo! La nostra passione non s’incarna e non può assumere una forma fisica definita in grado di far dire a chiunque “questo è il Toro”; uno strano...

Matteo Baricco

Lo spirito Toro non è morto, è vivo e combatte sul campo! La nostra passione non s’incarna e non può assumere una forma fisica definita in grado di far dire a chiunque “questo è il Toro”; uno strano destino per un sentimento che avvolge con l’intensità di un profumo e con il calore di un abbraccio, incapace di trafiggere i cuori di moltissimi giocatori passati sotto la Mole ma che tutti sappiamo esistere ancora. Ecco, quella stessa emozione è tornata, ha rinvigorito i colori Granata rendendoli brillanti e lucidi come le lacrime versate per i nostri Eroi: lo sfondo non era il Comunale, ma lo Stadio Primo Nebiolo dove l’urlo di chi quella maglia l’ha indossata rimbombava, esprimendo orgoglio per il carattere messo in campo e soddisfazione per un spirito mai domo che si è impossessato del Torino FD.

Ho visto Pinna dire “No” agli attacchi avversari come solo l’indimenticabile Bruno sapeva fare; ho visto Bertola deviare sulla traversa un colpo ravvicinatissimo, proprio come Castellini nell’anno dello scudetto; ho visto Genta rientrare in campo dopo un infortunio, ricalcando, nel ruolo e nell’atteggiamento, il Capitano di mille battaglie Giorgio Ferrini; Ho visto Michele Daniele battere i pugni sulla maglietta dopo un Gol di pura potenza e sedersi in panchina per colpa dell’emozione; ho visto il Toro, ho visto il nostro calcio.

Il Museo del Grande Torino ha intimidito le compagini europee, mettendoli di fronte alla realtà della nostra grandezza e alcuni scritti appesi alle pareti hanno emozionato e fatto capire quanto sudore sia stato versato per questi colori, sudore che, durante il Torneo, non ha cosparso solo il capo del Toro FD, ma è trapelato dai Cuori e dalle Anime dei giocatori in campo. Poche fascette per i capelli, nessuno scalda collo per la gioia di Sir Alex Ferguson, scarpe usurate e gambe luride dopo gli scontri sul terreno: questo torneo è stato giocato da uomini veri. Peccato per il mancato goal di Braglia, un asso con i piedi e sempre scaraventato a terra dagli scaltri difensori avversari, spesso ricorsi al fallo per sedare la punta reggina; un dispiacere l’infortunio di Orefice; una gioia il continuo movimento di Gianasso, che con il sorriso sempre sul volto è riuscito a dare la fantasia necessaria per un gioco sensato e imprevedibile. A tal proposito va un plauso al Mister Barucco, che ha dato voce e anima ai suoi Ragazzi e ha saputo costruire un’identità chiara, facendo ben intendere il calcio che voleva esprimere, costruendo un bellissimo gioco sugli esterni e un ottimo affiatamento in fase difensiva, che, tra Squillaci, Pinna, Cupani e Daniele, si è arresa, prima della finale, ad un solo goal su punizione.

Non è da Toro accampare scuse, quindi va detto: il Monaco è una squadra forte e i Granata hanno saputo tenergli testa andando per ben due volte in vantaggio. Non è un disonore perdere ai rigori, soprattutto dopo la prima posizione conquistata nel girone e una finale giocata fino all’ultimo secondo. I monegaschi hanno dimostrato il loro terribile potenziale creando più occasioni da rete, ma i Granata hanno tenuto testa con due Goals – Pinna e Soldatenkov – di un valore tecnico immenso (vedere sulla nostra Web TV per credere n.d.r.), rendendo giusto il pareggio finale. Bertola non è arrivato sul pallone, il portiere avversario si, cose che succedono, cose che rendono bello il gioco del calcio.

Se c’è una cosa che i Granata hanno conquistato, è la consapevolezza di poter arrivare ovunque si voglia e la convinzione che, con questi colori addosso, ci sia qualcosa di più dietro ad una gara, un qualcosa che non ti giudica per il risultato finale, ma per il tuo atteggiamento nei confronti del pallone e della vita.

Toro News ringrazia tutti i partecipanti per le emozioni vissute e i cronisti (Stefano Rosso e Gianluca Sacchetto) che hanno reso le partite vive per gli spettatori lontani e vuole complimentarsi con l’organizzazione che ha saputo fare moltissimo con pochissimi aiuti. Un riconoscimento particolare va alla delegazione del Chelsea che ha onorato al massimo il Torneo guadagnandosi con sorrisi e rispetto per l’avversario del tutto inglese la simpatia del pubblico e degli opinionisti presenti.