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Italia-Ungheria e quella Nazionale tutta (o quasi) granata

E' il 10 maggio 1947: l'Italia affronta l'Ungheria, in campo dieci granata su undici. Fino a Superga, la Nazionale si identificò con il Torino e i suoi colori

Federico Lanza

"Nel nostro articolo di ieri, nel quale abbiamo descritto la parabola discendente di Julio Libonatti, dai primi  calci in Argentina fino al “Trio delle Meraviglie” con Baloncieri e Rossetti, abbiamo detto come il rapporto tra il Torino e la Nazionale non sia mai stato lineare e costante ma abbia seguito piuttosto l'andamento altalenante che caratterizza da sempre la storia di questa società.

"Se guardiamo, infatti, ai successi dei singoli giocatori in Azzurro, notiamo un “buco” di 36 anni, dalla Coppa Internazionale del 1931/1932 (argento di Enrico Colombari nella finale persa contro l'Austria) all'oro all'Europeo del 1968 conquistato da Giorgio Ferrini e Lido Vieri in finale contro la Jugoslavia. Oltre allo stop di tutte le competizioni nazionali ed internazionali dovuto alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, nel mezzo si colloca la tragedia (calcistica) del Grande Torino, le macerie e la ricostruzione dopo il vuoto lasciato dagli Invincibili. E proprio quella squadra fu protagonista di uno degli episosi più curiosi della storia del calcio italiano.

"Nella storia del Torino e nel rapporto con la Nazionale c'è un episodio che brilla di luce perpetua, così come il ricordo della squadra straordinaria che si consegnò, il 4 maggio 1949, al mito e alla storia del calcio: è la presenza in Azzurro di dieci giocatori granata. Il 10 maggio 1947, l'Italia sconfisse a Torino la temibile Ungheria per 3-2. Fu un record: mai prima e mai più dopo nessuna rappresentativa azzurra riuscì ad identificarsi in una sola squadra. L'unica eccezione su Sentimenti IV, il portiere che parava e batteva i rigori. Alla ripresa delle competizioni dopo che l'Europa era stata violentata dalle granate, sfregiata dalle bombe e abbattuta dai carri armati, il c.t Vittorio Pozzo decise di costruire la nuova Nazionale attorno al “blocco Torino”: un primato che testimoniava la schiacciante superiorità di una squadra che non aveva rivali in Italia.

"L'opinione pubblica fu dura e critica nei confronti del c.t. Anche i giornali si schierarono contro il tecnico federale. Il Guerin Sportivo scrisse: “Diciannove squadre che pure partecipano alla vita del campionato han­no il diritto di sentirsi offese da un 'esclu­sione aprioristica. E oltretutto la situazione diventa gravosa per il Torino che lavora nella domenica in cui gli altri riposano.” L'accusa è quella di non aver considerato le altre squadre del campionato, che pur avevano elementi meritevoli di essere convocati. Ma come si giunse a questo record? Puro caso, lo volle il destino. Come spesso accadde nel calcio, entra di gioco la politica. Pozzo doveva andare a Glasgow, in Scozia, per farsi vedere dai vertici alti della FIFA: lui, vincitore di due Mondiali e uomo di grande cultura (non solo calcistica), non è stato chiamato a costruire la squadra continentale che avrebbe affrontato la Gran Bretagna. Parola, juventino, è l'unico convocato: il sabato a Glasgow, la domenica a Torino contro l'Ungheria. L'accordo è che il cittì si fosse recato in Scozia con un aero militare preso noleggiato per 400 mila lire e Parola fosse ritornato con lui per scendere in campo il giorno seguente a Torino, dove non aveva mai giocato. L'aeronautica militare francese negò, però, il permesso a sorvolare il suo spazio aereo per rivendicare l'episodio in cui le autorità italiane negarono il rifornimento ad un velivolo francese atterrato in emergenza in Basilicata pochi mesi prima. Dunque, Pozzo rimane a Torino, Carlo Parola invece a Glasgow. “Aspettando Godot”, potremmo dire. Godot è Pozzo, che a poche ore dal fischio d'inizio della partita si trova con un uomo in meno. Viene convocato il giovane Mario Rigamonti, che diventerà così il decimo giocatore granata su undici titolari.

"Ecco la formazione titolare: Sentimenti IV; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti II, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II.

"L'Italia alla fine vincerà, non senza problemi, soffrendo il metodo del fuorigioco applicato dai mittleuropei. Le critiche, quindi, non tardarono ad arrivare. E Pozzo decise di assecondarle: nel novembre successivo, contro l'Austria, chiamerà solo tre giocatori granata e l'Italia perderà 5-1. Coincidenze?