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Addio a Don Marco

Non ce l’ha fatta Don Marco Galfrascoli, 66 anni, mancato oggi all’affetto di tutti. Si era ripreso più volte, oltre la logica medica, dai tre tumori più infarto di cui era sofferente da anni. I funerali si...

Redazione Toro News

Non ce l’ha fatta Don Marco Galfrascoli, 66 anni, mancato oggi all’affetto di tutti. Si era ripreso più volte, oltre la logica medica, dai tre tumori più infarto di cui era sofferente da anni. I funerali si terranno martedì alle ore 16,00 nella parrocchia Santa Maria Assunta a Fornaci, frazione di Fagnano Olona (VA). Quando poteva, già malato, mollava la sua parrocchia per seguire il suo Torino e stare vicino al cappellano granata Don Aldo Rabino, una grande amicizia cullata dalla fede divina e da quella granata. Don Marco era parroco della chiesa di San Alessandro, zona ad alta densità milanista, a pochi passi da Milanello. Toronews l’aveva intervistato un anno fa e quando rispose al telefono disse: “Che bello poter parlare di Toro con qualcuno, sa qui sono circondato da… infedeli!”.

"L’anno scorso aveva sofferto molto la B, svolgendosi di sabato, non gli permetteva di andare allo stadio perché impegnato nelle due messe pomeridiane. Spesso e volentieri, fino a che la salute non gliel’ha impedito, ha aiutato Don Aldo a dire messa a Superga il 4 maggio. Ha officiato le nozze di Serino Rampanti e suo fratello, ha dato la Cresima a Sorrentino, era amico di lunga data con la famiglia Ferrini, di Salvatori e Rosato. Don Marco ci teneva a ricordare che da giovane aveva una buona predisposizione calcistica e Ussello e Ellena, due che di calcio se ne intendevano, gli avevano consigliato di fare il calciatore, ma poi la fede gli aveva fatto cambiare idea. E’ stato presidente del Toro Club Varese, mentre era attualmente vice di quello di Angera. A pochi passi dalla sua parrocchia c’è il Santuario del Cicloturista o dello Sportivo dove Don Marco aveva allestito una parte dedicata al Toro, con una targa in ricordo di Giorgio Ferrini e un quadro del Grande Torino.

"Ma Don Marco ha fatto di più: aveva comprato una casa a Kampala in Uganda per regalarla ai missionari e anche lì portò il suo credo granata. Aveva molti aneddoti da raccontare, il più importante era questo, che non mancava mai di ricordare: “Successe nell’89 quando siamo retrocessi in B dopo aver perso contro il Lecce. Uno dei miei parrocchiani entrò in chiesa e mi fece segno che era finita, in quel momento dovevo cantare l’Alleluja, ma non ne avevo assolutamente voglia, il mio stato d’animo era più adatto per un Requiem”. Oggi Don Marco è salito lassù, in mezzo agli Immortali, portandosi dentro la sofferenza di un Toro in fondo alla classifica che ancora deve salvarsi. Domani i ragazzi avranno un “santo” in più, chissà che un palo, uno dei tanti presi quest’anno, non si trasformi in gol. Don Marco potrà così partire con un sorriso in più da trasportare oltre le nuvole.