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Antonino Asta: “Direttive del mister e re-investimenti: Toro, il mercato lo vedo così”

Esclusiva / L'ex capitano e tecnico della Primavera granata: "I granata devono puntare al sesto-settimo posto, difficilissimo fare meglio"

Gianluca Sartori

Dopo l'ultima esperienza al Teramo, Antonino Asta è alla ricerca di un'altra chance da allenatore. Intanto il vecchio cuore granata pulsa sempre forte, sotto la giacchetta: lo abbiamo incrociato alla rimpatriata dei giocatori del Torino Primavera del 1991-92 al Filadelfia, l'occasione è stata buona per parlare di calcio e di Toro.

Mister, parliamo del modus operandi sul mercato del Torino. Innanzitutto, da qualche anno ormai - si può dire, dall'arrivo di Gianluca Petrachi come direttore sportivo - c'è la spiccata tendenza a mettere al centro le direttive dell'allenatore. Quando allenatore era Lerda, si presero i Gabionetta, quando c'era Ventura ecco i Gazzi e i Gillet, con Mihajlovic si è fatto il gruppo seguendo pedissequamente il suo progetto tattico. Ciò ha comportato anche sacrifici notevoli (cessione di Benassi, acquisto di Rincon e Niang a più di venti milioni), e in alcuni casi ha significato "scottarsi", visto che alcuni pupilli dell'allenatore non hanno reso. E' questo il modo giusto di fare il mercato?

Assolutamente sì. Parto dal presupposto che se si sceglie un allenatore è perchè ci si fida di lui e della sua idea di calcio. Quindi è giusto assecondarlo in ciò che lui chiede. Da allenatore, nel momento di costruire una squadra, spesso indico alla società delle prime scelte. Se poi il mercato rende inaccessibile la strada per arrivare a loro, allora conto sul fatto che il direttore sportivo sappia trovare dei giocatori con caratteristiche simili. Credo sia questo il modo giusto di ragionare. Non tutte le società si comportano così, questo è chiaro. Da allenatore però credo sia giusto prendersi le responsabilità di indicare il tipo di gruppo che si desidera. Meglio giocarsela con le carte che ci si è scelti, piuttosto che fare fatica perchè si ha per le mani giocatori "imposti" o non ritenuti l'ideale e poi magari pagare dazio ugualmente. 

Ogni anno i mercati estivi del Torino si sono caratterizzati per alcune cessioni eccellenti. In attesa di capire se ce ne saranno anche stavolta, crede che le plusvalenze per un club come il Torino siano necessarie per arrivare, indirettamente, ad alzare l'asticella dal punto di vista del fatturato e quindi delle ambizioni?

Le plusvalenze in sè non sono un difetto nè un problema. Sono operazioni che fanno quasi tutte le società. Il tema vero è cosa si fa con le plusvalenze ottenute; se si reinvestono quei soldi in modo concreto ed efficiente, allora si fa il salto di qualità. Altrimenti tanto vale fare dei sacrifici e confermare tutti i top player. 

Quale è la dimensione attuale del Torino, secondo lei?

Concordo con chi dice che realisticamente è molto difficile arrivare al di sopra del sesto o settimo posto. E' questo l'obiettivo che deve porsi il Toro. Molto dipende dal budget a disposizione per fare il mercato, che determina il fatto di avere una squadra più o meno ricca di alternative di alto livello. Mi spiego meglio. Se il Toro spende venti milioni per due giocatori e quei due giocatori deludono, si arriva noni a fine stagione perchè le alternative valgono in ogni caso di meno e non garantiscono un rendimento più alto. Se invece una big spende venti milioni per due giocatori che falliscono, in panchina ne ha altri due che valgono lo stesso e possono sostituirli al meglio.

Da allenatore, preferisce una squadra pronta del tutto o quasi all'inizio del ritiro o le va bene anche aspettare l'ultimo giorno di mercato purchè arrivino i giocatori che preferisce? Rimanendo in salsa granata, Ventura ingrossava le fila del primo "partito", Mihajlovic quelle del secondo. 

L'allenatore fa il mercato insieme alla società. A volte bisogna essere anche un po' aziendalisti. Sicuramente è importante avere per l'inizio del ritiro una squadra che abbia un'ossatura ben precisa per iniziare a lavorare in un certo modo, inculcando in anticipo le proprie idee ai giocatori. Ma può anche succedere che sia necessario attendere qualche settimana in più per piazzare il colpo giusto. E allora ci sta non avere fretta e, se è il caso, aggiustare la squadra entro la fine del mercato.

E' così una bella notizia per gli allenatori il fatto che il mercato chiuda prima dell'inizio del campionato?

La soluzione trovata, quella di spostare la fine del mercato dal 31 al 17 agosto, sinceramente non mi sembra che cambi granchè le cose. Far sì che il campionato inizi a mercato chiuso può essere utile perchè a volte, in effetti, un po' di situazioni scomode esistono, tra giocatori che potrebbero partire ed altri che potrebbero arrivare. Ma dieci giorni prima o dopo, non è che stravolgono la situazione. Un conto è chiudere il mercato a fine luglio, un conto anticipare la chiusura solo di dieci giorni. Mi sembra sia stato trovato un compromesso volto a far coincidere le esigenze di agenti e società, che in realtà non cambia di molto il mercato. 

Infine: lei in questa stagione ha seguito spesso la Primavera, anche come commentatore televisivo. Che idea si è fatto della stagione condotta da Coppitelli e dai ragazzi? E soprattutto, ci sono giocatori in uscita dalla Primavera che possono arrivare in Serie A?

Hanno fatto veramente un'ottima stagione. Coppitelli ha dimostrato di saperci fare, la sua squadra è sempre stata competitiva e c'è da dire che raccoglieva un'eredità pesantissima, quella di Moreno Longo. Quel che voglio sottolineare però è la bravura della società, perchè passano gli anni e passano gli allenatori ma la Primavera del Torino è sempre competitiva ai massimi livelli. Questo perchè Bava è un dirigente bravo sul mercato che ha costruito un vivaio solido, tra lo scouting e la scuola calcio che per ogni annata costruisce dei giocatori validi. E anche il fatto che Cairo abbia aumentato il budget sulle giovanili permette di lavorare con più serenità. Sulle prospettive dei giocatori non mi sbilancio moltissimo, ma di elementi interessanti questa Primavera ne ha proposti tanti. Da Kone ed Adopo, a Ferigra e Buongiorno. Butic poi è un giocatore fatto e finito, fa gol, è strutturato fisicamente. Dico però che spesso il giocatore che arriva è quello che in Primavera non è fortissimo ma si completa negli anni successivi. A tutti loro consiglio di andare in una squadra che garantisca loro il maggior minutaggio possibile, anche se questo comportasse scegliere la Serie C invece che la Serie B.