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Antonio D’Alena: “L’infortunio? Io sono un Toro dentro. Millico e Ferigra, mai visti due così”

Esclusiva / L'ex capitano della Primavera del Torino si racconta: "La Coppa Italia alzata a San Siro un ricordo che porterò dentro per sempre"

Nicolò Muggianu

Antonio D'Alena è un veterano in un corpo da ventunenne. Il carisma di un comandante e la consapevolezza che i risultati più gratificanti si possono raggiungere soltanto attraverso ambizione e duro lavoro. La sua non è stata una stagione particolarmente fortunata. Anzi. Approdato in estate al Renate con grande voglia di far bene, l'ex capitano della Primavera ha dovuto fare i conti con un brutto infortunio, costatogli oltre 6 mesi di stop. Ma non sarà la rottura del crociato a fermare Antonio, che continua a lavorare e sognare; con la consapevolezza che i suoi progetti sono soltanto rimandati di un anno.

"Il Renate è una piccola piazza, che spero si salvi il prima possibile. È veramente una famiglia: penso ai Direttori che sono persone di calcio, che hanno fatto tanta Serie A e hanno vinto scudetti. Io dopo un infortunio così voglio affidarmi a loro, perché mangiano calcio nella maniera più bella. Il Renate comunque ad oggi resta la possibilità più concreta per l'anno prossimo: io voglio rimanere e farò di tutto per rimanere perché c'è l'ambiente, la squadra e l'atmosfera giusta per crescere e fare bene. È un'esperienza che mi è piaciuta e ora voglio rifarla, ma da protagonista. Il direttore in caso di salvezza comunque mi ha già detto che sarei uno di quei giocatori da cui ripartire per rilanciare il Renate. Poi chiaro: mai dire mai, perché nel mercato può cambiare tutto dal giorno alla notte. Ora però penso innanzitutto a recuperare...".

"Sono già passati 5 mesi e sono a buon punto. Spero di riuscire a rientrare tra un mesetto. Il mio obiettivo è quello di rientrare in tempo e provare a fare una o due partite. Oggi mi sono allenato con la Primavera e il dottore mi ha detto che manca ancora un po' di forza, non sono ancora al 100%. Ma è normale. Anche perché dopo un intervento del genere non è facile recuperare appieno. Ci provo! Mi piace guardare in faccia la realtà: dopo un infortunio del genere qualcosa cambia. Un infortunio del genere, specialmente a inizio stagione, lascia rabbia e tristezza all'inizio ma poi bisogna rimboccarsi le maniche e ripartire. Nella vita le cose possono cambiare da un momento all'altro e bisogna ripensare un po' i propri obiettivi: io contavo di giocare a buoni livelli in Serie C per un paio di anni, per poi provare il salto in B o, se me lo meriterò, anche il doppio salto in Serie A. Poi succedono questi infortuni importanti e non si sa. Vorrà dire che tarderò di un anno: invece di fare la Serie B a 23 anni, la farò a 24 perché quest'anno l'ho perso. Con talento e umiltà le soddisfazioni arrivano".

"Tutti i ragazzi che sono usciti lo scorso anno dalla Primavera hanno la stoffa per fare bene. Quelli che mi hanno stupito di più sono Oukhadda e Buongiorno. Oukhadda è un giocatore forte, di aggressività: ha scelto di andare all'Albissola e sta trovando spazio con continuità. Ha trovato persino la convocazione per lo stage con la Nazionale Italiana che non è poco, perché la Nazionale ti chiama solo se stai facendo davvero molto bene. Anche Buongiorno è passato direttamente dalla Primavera alla Serie B, nonostante non avesse giocato le ultime partite per infortunio. Anche lui ha fatto molte presenze. Penso anche a Butic che non ha avuto spazio alla Ternana, ma anche lui ha grandi qualità".

"Ho giocato con tanta gente forte. Ad esempio Tumminello e Scamacca: tutta gente che fa la Serie A. Però Millico e Ferigra sono in assoluto i giocatori più forti con cui ho giocato. Millico è strepitoso, ha una forza che è fuori dal comune. Specialmente per un ragazzo del 2000. Deve migliorare ancora dal punto di vista mentale e della continuità, ma se parliamo di talento, di materia prima, è uno dei più forti in assoluto. Ci sentiamo spesso e abbiamo un grande rapporto, gli dico sempre di crederci e non mollare perché lui ha tutte le qualità per fare bene anche nei grandi".

"La Coppa Italia dello scorso anno è stata un'emozione indescrivibile. All'andata il Filadelfia era una bolgia: un'atmosfera fantastica. La serata più bella in assoluto però è stata quella di San Siro: non ci sono parole per descrivere l'emozione di giocare e vincere un trofeo in uno degli stadi più belli e importanti del mondo. Ma quelle emozioni devono portarti sempre a migliorare e fare meglio. Se quest'anno la Primavera è riuscita a ripetersi (Supercoppa e finale di Coppa Italia n.d.r.) è merito dei ragazzi, ma anche di un grande staff e di un grande allenatore. Ora che sono in finale devono giocarsela: sono sicuro che anche quest'anno si può portare la Coppa Italia a casa. Quando torno ad allenarmi con la Primavera, i ragazzi mi trattano da Re (ride n.d.r.). Non sono presuntuoso, ma mi rispettano tantissimo. Capita spesso che qualcuno mi chieda consigli e sono molto orgoglioso di questo. So bene che periodo della loro vita stanno attraversando e cerco di aiutarli il più possibile".

"Io sono un Toro dentro. Amo il Toro: mi piace la città, l'ambiente-Toro, mi piace il Filadelfia, mi piace il granata. Lo sogno, sono sincero. La cosa più bella a ventun'anni è sognare, ma allo stesso tempo so che bisogna lavorare. Io tra 5 anni voglio essere in prima squadra: il mio sogno è sudare all'Olimpico la maglia granata, giocare e vincere per tutte le persone che vivono di questa maglia dalla mattina alla sera. E' il mio sogno difendere questa maglia e vorrei farlo il prima possibile, ma so che bisogna sudare e fare tanti sacrifici. C'è da soffrire, ma questo non mi spaventa".