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Auguri a Claudio Sala: “Io capitano da poche parole. Cairo? Vuole bene al Toro”

Auguri a Claudio Sala: “Io capitano da poche parole. Cairo? Vuole bene al Toro”

ESCLUSIVA TN / Il poeta del gol nel giorno del suo compleanno: "Questo Torino può arrivare in Europa League. Belotti? Sta diventando sempre più leader"

Marco De Rito

71 sono le candeline che oggi spegne Claudio Sala. Il capitano dell'ultimo scudetto granata ha vissuto e sta vivendo una vita legata a doppio filo con il Torino. Prima ne è stato giocatore e capitano dal 1969 al 1980 guadagnandosi il soprannome di "poeta del gol" per gli assist che serviva ai due "gemelli" Paolo Pulici e Ciccio Graziani. Si è anche seduto sulla panchina granata sia come allenatore della Primavera che della prima squadra. Quest'ultimo incarico l'ha ricoperto da dicembre 1988 a maggio 1989 collezionando 20 partite in Serie A. Nel giorno del suo compleanno Sala, che oggi è opinionista per Torino Channel nonchè commentatore per Radio Rai, ai nostri microfoni ripercorre il suo legame con il Toro per arrivare ai giorni nostri.

Claudio Sala, cosa significa per lei essere stato capitano del Torino? 

"Vuol dire, piano piano, aver costruito qualcosa d'importante. Io insieme a tutta la squadra. Quando sono arrivato al Toro, il capitano era Giorgio Ferrini e la squadra era a metà classifica. Quando ho ricevuto tra le mani di capitan Ferrini - che nel frattempo aveva smesso - la fascia da capitano, quella squadra al primo anno vinse lo scudetto". 

Lo scudetto del 1976, un successo memorabile... 

"Un obiettivo importante, perché era una vita che cercavamo questa vittoria. L'avevamo sfiorata nel 1972 con Giagnoni quando siamo arrivati secondi dietro alla Juventus. Era importante riuscire a trovare la concentrazione per riportare uno scudetto al Torino dopo 27 anni dalla tragedia di Superga". 

La sua squadra ha costruito, passo dopo passo, qualcosa di formidabile per la storia del Toro. Adesso vede prospettiva in questa società? 

"Sicuramente. C'è Urbano Cairo che vuole costruire una squadra importante. Adesso ha celebrato 13 anni di guida al Torino, è sicuramente un presidente che vuole bene alla squadra e che cerca di fare sempre bene. Questa formazione può finalmente ritrovare qualcosa d'importante come l'Europa League". 

A proposito di capitani. Andrea Belotti è veramente il leader in questo Torino?

"Piano piano, sta diventando sempre più leader. Chiaro che fare il capitano vuol dire dare l'esempio ma non solo a parole, anche con i fatti. Io avevo un capitano come Ferrini che diceva due parole in croce ma gli bastava una sguardo per far capire cosa voleva. La stessa cosa l'ho fatta io con gli altri miei compagni, quando c'era qualcosa d'importante riuscivo a farlo capire senza utilizzare troppe parole". 

Parlando un po' di tattica. Walter Mazzarri ha l'imbarazzo della scelta davanti tra Belotti, Simone Zaza e Iago Falque. Possono essere compatibili questi elementi? 

"Due giocatori davanti sono compatibili. Bisogna vedere due attaccanti con Iago Falque. Questo vorrebbe dire giocare con tre uomini davanti, come una volta. Ai miei tempi si giocava sempre a tre. Anche noi avevamo due punte: Pulici e Graziani e io che facevo la mezza punta. Quest'ultimo sistema di gioco è poco utilizzato oggigiorno, le squadre tendono a giocare con due esterni e un centravanti". 

Una caratteristica di questo Toro è una mediana molto fisica. Può essere azzeccato puntare sui muscoli in mezzo al campo? 

"Si tratta di una scelta specifica di Mazzarri che ha trovato i giocatori ideali che possono mettere in atto questa tattica. Ha preferito puntare sulla forza fisica dal momento che la mediana del Torino è molto muscolare. La qualità però la fanno i risultati e i risultati si fanno negli ultimi 30 metri". 

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