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Cairo-Agnelli: storie diverse, ma scelte giuste per tornare grandi

Presidenti a confronto / Domenica il derby dirigenziale si giocherà tra due presidenti che, grazie alle loro politiche imprenditoriali, sono riusciti a fare tornare grandi le proprie squadre

Nicolò Muggianu

Il derby non è mai una partita come le altre. Domenica, il Torino di Mihajlovic, cercherà di riscattarsi dopo la brutta sconfitta rimediata a Genova nell’ultima giornata di campionato. Di fronte a sé troverà una Juve che dopo 5 scudetti vinti consecutivamente non pare ancora sazia di vittorie. Un’interessante duello-nel-duello sarà il confronto (non troppo) a distanza tra i due presidenti. Alle sponde opposte della città di Torino eppure tanto simili nella gestione dei loro club.

PRIMO DERBY CAIRO-MIHA – Il presidente granata è nato a Masio il 21 maggio 1957. Cairo è un imprenditore nel ramo della comunicazione tra i più importanti in Italia. Dalla “Cairo Editore” alla “Cairo Communication spa”, dalla rete televisiva “La7” fino alla “Rcs”, di cui è divenuto maggiore azionista dopo aver rilevato i titoli proprio del presidente juventino. Cairo diviene presidente granata nel 2005, risollevandolo dalla “deriva societaria” dell’epoca. I primi periodi sono altalenanti tra A e B e, complice anche un’idea presidenziale non ancora completamente a fuoco, il Torino non riesce ad affermarsi. Poi, negli ultimi anni, grazia anche al binomio Ventura-Petrachi, la rinascita. Una politica bastata sulla programmazione e sulla solidità economica societaria ha permesso al suo Toro di divenire una delle realtà più importanti e sane della Serie A. Ora, sotto la gestione Mihajlovic, il Torino si sta confermando una formazione tra le più importanti e talentuose della massima serie. Un ottimo calcio messo in campo e una ritrovata ”Italianità” dimostratasi vincente e anticonformista, in una Serie A, sempre più straniera e cosmopolita. Nonostante il presidente sia stato spesso, negli ultimi anni, preso di mira dai tifosi per i suoi mercati “al risparmio”, Cairo è certamente tra i principali artefici del buon successo granata attuale. Domenica il primo derby della Mole targato Sinisa Mihajlovic, un mister che sembra rispecchiare perfettamente quegli ideali di grinta e passione tipici del popolo granata, e a cui sicuramente il patron del Toro non dovrà fare un discorso motivazionale in vista della stracittadina.

“IMPRESA FAMIGLIARE” –  Andrea Agnelli è nato il 6 dicembre 1975 nel capoluogo piemontese. Figlio di Umberto Agnelli e della sua seconda moglie Allegra Caracciolo è un imprenditore e dirigente sportivo italiano tra i più importanti del paese. Agnelli si è formato accademicamente al St Clare's International College di Oxford e all'Università Bocconi di Milano. Nel corso della sua carriera ha avuto esperienze lavorative sia in Italia sia all'estero ma ha sempre mantenuto, così come tutta la sua famiglia, legami con il mondo Fiat. Dal 2006 è  infatti consigliere dell'Istituto Finanziario Industriale, divenuto poi Exor, ovvero la società che controlla l'intera galassia Fiat. Andrea, nonostante sia il più giovane presidente in Serie A, può già vantare un Palmarès ricco di trofei. Sotto il suo mandato, infatti, dagli anni 2010 in poi, la formazione bianconera è riuscita ad aggiudicarsi il campionato italiano per cinque stagioni consecutive, permettendo così al giovane patron di eguagliare la leggendaria “Juve del Quinquennio” di nonno Edoardo dopo ben ottantuno anni. Tra i successi più importanti della sua gestione spiccano lo scudetto del 2011-2012, vinto da imbattuti, e quello del 2013-2014, concluso con la quota record di 102 punti. Nello stesso periodo il club torinese ha raggiunto la doppia cifra nell'albo d'oro della Coppa Italia, traguardo mai raggiunto prima da altri club della nostra penisola. Il suo segreto? Una società solida, rispettata e sempre molto vicina alla squadra nei momenti di difficoltà. Molto importante si è rivelata la scelta di uomini che riuscissero a trasmettere l’appartenenza alla maglia bianconera che si era persa durante la presidenza precedente alla sua. Da Conte a Nedved fino al binomio che ha fatto in questi anni le fortune della società bianconera sul mercato:  Marotta e Paratici. La stracittadina si giocherà 5 giorni dopo il suo compleanno e, dopo il primato nel girone di Champions la sua Juve, vuole regalargli anche un risultato positivo nel derby della Mole.

La Juve arriva al match con parecchi problemi di infortuni ma con una rosa talmente profonda da risultare sempre molto pericolosa. Il Torino che, dopo aver interrotto due campionati fa la “maledizione derby”, vuole ritrovare il successo trascinato dai suoi tifosi. E se il derby in campo deve ancora giocarsi quello dirigenziale sembra essere in parità, tra due presidenti con storie personali molto diverse - uno rampollo della famiglia più importante di Torino e dell'Italia, l'altro dal profilo "self made man", uomo che si è fatto da solo - che però hanno saputo dimostrare di poter essere presidenti di calcio importanti.