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C’è ancora tanta gavetta da fare…

 

di Edoardo Blandino

Quando al 90’ della partita contro il Novara l’arbitro ha fischiato la fine, tutti i tifosi del Torino hanno tirato un sospiro di sollievo....

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

Quando al 90’ della partita contro il Novara l’arbitro ha fischiato la fine, tutti i tifosi del Torino hanno tirato un sospiro di sollievo. Nonostante gli ospiti fossero in 9 uomini sono riusciti a creare tante palle gol e solo l’imprecisione degli attaccanti non ha permesso alla squadra di Tesser di pareggiare. Ecco, quelli dovevano essere i primi campanelli di allarme di un Toro che era cresciuto tantissimo, ma che doveva compiere il definitivo salto di qualità.

Contro il Novara si è vista una bella squadra che per un’ora abbondante ha tenuto bene il campo, mettendo in seria difficoltà un avversario organizzato e decisamente superiore alle aspettative. Ma il gol di Bianchi ha permesso di indirizzare la partita verso un copione favorevole al Torino. Ieri pomeriggio, invece, nessun granata ha trovato il gol iniziale e la partita si è messa subito in salita. Gli uomini di Lerda hanno faticato a trovare spazio per la propria manovra e i due esterni sono stati perfettamente neutralizzati dalla squadra di Di Francesco. Sgrigna non è quasi mai riuscito a fare una giocata di classe, mentre Lazarevic sembrava l’ombra di quella scheggia infuriata che ha messo in crisi la difesa del Novara. Iunco è stato l’unico in grado di dare fastidio ai padroni di casa, ma le precarie condizioni gli hanno permesso di essere in campo per soli 45 minuti.

Era difficile riuscire a vedere un Toro ancora più competitivo di quello ammirato nel primo tempo con il Novara. I granata non sono il Barcellona. Nonostante siano allenati da un tecnico davvero in gamba, difficilmente si potrà assistere a colpi di genio e palleggi di prima. Il Toro, però, è un gruppo ben amalgamato. Ci sono elementi di esperienza e giovani di qualità. Bisogna trovare la giusta amalgama. E lo stesso allenatore deve schiarirsi le idee e trovare un quadro definitivo per la sua squadra. Se è vero che a disposizione ci sono sei trequartisti tutti di alta qualità, come mai se ne sono visti sempre e solo tre? Lascia poi perplessi vedere sedere in panchina un centrocampista dai piedi buoni e dalla grande corsa come Obodo.

Lerda ha dalla sua parte l’attenuante di essere alla guida di un gruppo inedito di cui non si conoscono ancora appieno limiti, pregi e difetti. Ma il tecnico nativo di Fossano è stato chiamato per centrare la A. Ha l’obbligo di vincere e dopo sei giornate aver perso la metà delle partite non è di certo un buon segno. Essere allenatore del Toro è un ruolo bello e maledetto. Molti vorrebbero farlo, ma una volta che se ne ha la possibilità ci si rende conto della reale difficoltà, impossibile da comprendere prima dall’esterno. Lerda deve capire che fino a quando si allena il Crotone ci si può permettere di sbagliare tre gare in sei turni. Al Torino no.

(Foto: M. Dreosti)