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Da Cairo a Mihajlovic: diamo fiducia al progetto Toro

Il punto / Al termine di una stagione agrodolce ci sono comunque degli spunti positivi da trarre per il futuro

Gianluca Sartori

Agrodolce, chiaroscuro: termini che sintetizzano bene la stagione 2016/2017 del Torino di Sinisa Mihajlovic, andata in archivio ieri sera con una partita che rappresenta al meglio l'annata. Il bello (o il brutto) di questa stagione del Torino è che può essere vista da una duplice prospettiva. Ciascuno, a seconda delle inclinazioni e del modo di pensare, può trarre le considerazioni che ritiene più opportune.

 TURIN, ITALY - MAY 28: Goalkeeper of FC Torino Joe Hart celebrates under FC Turin's fans at the end of last Serie A match between FC Torino and US Sassuolo at Stadio Olimpico di Torino on May 28, 2017 in Turin, Italy. (Photo by Pier Marco Tacca/Getty Images)

Perchè da una parte c'è il sesto attacco della Serie A (15 gol fatti in più del Milan arrivato in Europa), dall'altra la quarta peggior difesa (cinque gol presi in più dell'Empoli retrocesso). Da una parte le quattro cinquine messe a segno e i tre giocatori portati in doppia cifra, cosa che non succedeva dal 1949/50; dall'altra il record negativo delle 19 partite consecutive con gol subiti (superato il precedente primato proprio del 1949/50). Da una parte il rendimento casalingo da zona Europa League, dall'altra quello in trasferta, da zona retrocessione. Da una parte picchi prestazionali notevoli come quelli contro Juventus e Inter, dall'altra black-out da dimenticare come quelli con Bologna, Napoli e Genoa (inspiegabili rimangono, a nostro avviso, le partite contro azzurri e grifoni). Da una parte il pensiero che molti giocatori si sono valorizzati e possono formare una solida base per il futuro, dall'altra il pensiero che quella base, togliendole Belotti (il cui futuro resta un punto interrogativo), si è dimostrata tutt'altro che solida.

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Di certo c'è che il Torino ha l'occasione di ripartire dalle cose buone fatte facendo tesoro degli errori commessi. Per arrivare tra le prime sei d'Italia, obiettivo conclamato della società, ci vogliono ambizione e investimenti ma anche sale in zucca. E allora diamo fiducia al club granata e all'intelligenza delle persone che lo compongono. Vogliamo pensare che Cairo reinvestirà sul mercato i soldi che sono piovuti e pioveranno a breve (grazie ai riscatti di Maksimovic e Peres) nelle casse granata, senza la necessità di ulteriori cessioni eccellenti; che Petrachi, dopo aver dimostrato di sapersi muovere in anticipo su giocatori di prospettiva come Lyanco, saprà usare quel budget per giocatori di livello e affermati; che Mihajlovic, senza l'alibi della difesa rivoltata come un calzino a 15 giorni dalla fine del mercato, saprà conferire alla squadra un equilibrio tra le due fasi di gioco appena accettabile.

Quello che succederà nella prossima stagione non è dato saperlo; c'è però la sensazione che la società granata abbia un'occasione irripetibile per svoltare davvero. Che venga sfruttata appieno.