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Finalmente Stevanovic

Era il gennaio 2008 quando Alen Stevanovic vestì per la prima volta la maglia granata. Sì: molti sanno che il trequartista serbo passò a Torino per un rapido provino, ma

Redazione Toro News

Era il gennaio 2008 quando Alen Stevanovic vestì per la prima volta la maglia granata. Sì: molti sanno che il trequartista serbo passò a Torino per un rapido provino, ma TN seguì a fondo la vicenda -in pochi la ricordano- di questo ragazzo che si fermò diversi giorni fra l'Agnelli e la Sisport, suscitando l'ammirazione dell'allora tecnico della Primavera, Beppe Scienza, ma anche del direttore sportivo Fabio Lupo e di quei pochi rappresentanti dei media che seguono quotidianamente le vicende delle giovanili. Finito il periodo di prova, il procuratore Parretti fece sapere che la richiesta del club proprietario del cartellino, il Radnicki, era piccola proprio come la stessa società serba: 100mila euro. Pochi, ma non per Cairo, che rifiutò; salvo dover poi cedere metà di un altro fulgido talento, Simone Benedetti, per averlo diciotto mesi dopo (c'é da dire che anche la Roma rifiutò “Steva” prima che l'Inter capisse che valeva la spesa). E prima che Mourinho ne facesse un suo pupillo, pronosticandogli un grande futuro.Quando tornò a Torino, però (dopo esservi stato nuovamente vicino nel gennaio 2010), un po' perché portato dal carattere unito alla giovane età, un po' anche per lo spirito di rivincita suscitato proprio dalla vecchia esperienza del periodo di prova con rifiuto, Alen pensò di essere “arrivato”: arrivato ad insegnare calcio, arrivato dove non c'era da faticare per imporsi. Trovò anche un tecnico, Lerda, che tra le sue migliori qualità non annovera la psicologia del calciatore; complice anche l'insistenza del mister nel far giocare gli esterni sulla corsia opposta a quella di competenza, il fantasista passò alla Sisport come un ufo.Ma il purgatorio in uno dei palcoscenici meno prestigiosi del pianeta, quello canadese, deve aver fatto bene a Stevanovic, che si é esser detto: “Beh, il Torino non é poi tanto male, ora che ci rifletto...”. L'allenatore che ha trovato, Ventura, ha compreso qual é l'elemento che più di ogni altro chiede questo talentuoso ventenne: le coccole.Sì, é proprio così, ha bisogno di complimenti, di carezze, di qualcuno che ogni tanto gli ricordi quel che tutti sanno: ossia che é bravo come pochi (Antimo Iunco soleva dire, con rammarico, che “Non ha capito nemmeno lui quanto é forte”). E ha fatto in modo, il mister, che anche parecchi compagni facciano lo stesso; prova ne sia che sabato sera contro il Lumezzane, quando ha creato l'azione del gol-partita cedendo poi la palla del cross a Darmian, nel momento di esultanza si é quasi rabbuiato, prima che alcuni si ricordassero cosa bisogna fare e andassero ad abbracciare anche lui, facendogli tornare il sorriso. Con il sorriso, può fare la differenza: solo così.

(foto M.Dreosti)