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Grigio Toro

di Alessandro Salvatico

Ero tentato di intitolare l'editoriale post-Reggina "Manca Natali, attacco spuntato". Poi ho pensato che aggiungere il sarcasmo all'oggettiva pochezza di...

Redazione Toro News

"di Alessandro Salvatico

"Ero tentato di intitolare l'editoriale post-Reggina "Manca Natali, attacco spuntato". Poi ho pensato che aggiungere il sarcasmo all'oggettiva pochezza di questo Toro era come sparare sulla croce rossa, quasi un'operazione di sciacallaggio, e ho soprasseduto.Ma a parte le battute, la realtà evidente è che la tattica d'attacco di Novellino, illustrata dallo stesso mister con le parole "ora mi concentro sulla difesa, perchè davanti sono bravi e prima o poi un gol lo fanno" non ha funzionato. In cinque gare di campionato con Wan, l'intero parco attaccanti più Rosina ha segnato una rete (quella a porta vuota di Bianchi contro il Napoli). Non solo: le quattro punte che si sono alternate ieri hanno partorito un tiro in porta! Il colpo di testa di Bianchi, molto bello sul cross di partita (e lì, il bomber si è disperato, sapendo di essersi giocato il jolly di serata, visto che gliene arriva ormai con regolarità uno a gara).Se la fascia sinistra del centrocampo-Toro manca d'interprete, non altrettanto si può dire di quella destra: l'elemento giusto c'è, e anche bravo. Eppure, non funziona. Abate, infatti, non riceve dai compagni la palla nello spazio, ma in realtà nemmeno detta il movimento, limitandosi ad aspettare di riceverla; qualche settimana fa appariva molto più volenteroso, e questa involuzione fa sì che all'attacco non arrivi un'opportunità (anzi, una sì. Una). E di certo non può arrivare da un settore centrale gestito da Saumel e Zanetti, pedalatori grintosi (piuttosto brillante, l'austriaco) ma non in grado di far girare la palla lanciando le punte o gli uomini sulle fasce; difficile trovarsi d'accordo con la scelta di schierare una simile mediana, rinunciando, tra le mura amiche, a fare la partita (con l'esclusione di Dzemaili).Rosina è una nota positiva per impegno; il numero 10 corre incessantemente, e se lo fa senza costrutto (niente passaggi illuminanti per gli attaccanti, nè conclusioni a rete) non è solo colpa sua, ma della (non) organizzazione della squadra, e dell'inesistenza del suo più prossimo partner d'attacco, Amoruso.La partita dell'Olimpico ha avuto il potere di ridefinire i parametri di bruttezza di chi l'ha seguita: quasi tutti, uscendo dallo stadio, commentavano "è la più brutta che abbia mai visto, peggiore di quel..." (e qui si lasciavano andare al Toro-Degna Rivale impresso nella memoria di ognuno).Quel che ha impressionato è l'incapacità non solo di giocare al calcio che si è vista in campo, ma anche quella di tentare una qualsiasi cosa, una corsa in più, un tiro dalla grandissima distanza, un lancio col piede non molle; al pubblico che esortava a "tirare fuori" gli attributi, a mostrare "undici leoni", a "lavorare", i giocatori non hanno risposto. Non hanno dato una minima prova di aver sentito, non è cambiato nulla, hanno proseguito in quella che sembrava un'assoluta impossibilità di fare; non ci fosse stata la rabbia ad inquinare i sentimenti, avrebbe preso il sopravvento una sorta di compassione verso quei giocatori tanto impacciati.Urbano Cairo ha provato a trasmettere forza, a richiamare tutti all'unione, a mettercela tutta ora più che mai. Ha ragione, altrochè; ha parlato da presidente, mettendoci la faccia (da oggi torneranno a mettercela tutti, avendo il pres interrotto il silenzio-stampa). Solo, il suo esercizio di ottimismo nonostante tutto, purtroppo, è difficile da seguire, oggi, davvero difficile. Lo faremo, lo faranno i tifosi, ma più per "dovere" (di fede) che per autentico convincimento.