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‘I Campioni dimenticati per i Giochi, ed ora dalla toponomastica’

Dopo il Filadelfia, l’altro stadio che sta nel cuore della gente granata è il Comunale, dove abbiamo vinto il primo (ma sarebbe più onesto dire l’unico) scudetto del post – Superga, le due coppe Italia del...

Redazione Toro News

Dopo il Filadelfia, l’altro stadio che sta nel cuore della gente granata è il Comunale, dove abbiamo vinto il primo (ma sarebbe più onesto dire l’unico) scudetto del post – Superga, le due coppe Italia del ’67 e del ’72 (non le finali, ma le altre partite del torneo) e alcuni dei derby più appassionanti, come il 4 – 0 dopo la morte di Meroni e il 3 – 2 della storica rimonta in tre minuti e quarantadue secondi. Bene, questo stadio ci era stato concesso o meglio, rifilato, come surrogato del Fila, visto che i bianconeri si erano aggiudicati il Delle Alpi. Come ulteriore contentino ci dissero, bontà loro, che lo stadio si sarebbe chiamato “Grande Torino”. Beh, considerato che lo stadio sarebbe diventato nostro, non è che abbiano fatto chissà quale grande sforzo. Sarebbe un po’ come se decideste di chiamare vostro figlio con il nome tradizionale della vostra famiglia e il primario di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale dove il pargolo vede la luce, guardandovi dall’alto in basso, con condiscendenza e magnanimità, vi dicesse «Va bene, potete chiamarlo così!».

Ma il vero scandalo, a mio parere, sta nel fatto che, assunta la magnanime decisione, non abbiano approfittato dell’appuntamento olimpico per intitolarlo ai Campioni scomparsi a Superga e così ricordarli ed onorarli di fronte al mondo intero. Probabilmente a Torino qualcuno pensava che quei ragazzi che con le loro gesta diedero lustro ad una nazione che usciva sconfitta ed umiliata dalla guerra, che restituirono spirito di unità e coesione ad un popolo che era stato dilaniato da un sofferto conflitto interno, non meritassero un riconoscimento degno delle loro imprese, qualcosa che andasse al di la della dedica di un corso di periferia, usato da pochi in pochi giorni dell’anno, o di un monumento di dubbio gusto in un angolo dimenticato del cimitero. Quindi con la stessa disarmante illogicità con cui si potrebbe chiamare “Cane da Slitta” un Husky o “Cane da Caccia” un Setter, hanno chiamato “Stadio Olimpico” lo stadio dove si sono svolte le cerimonie di apertura e chiusura dei giochi. Pazienza, ci siamo detti, nessuno è profeta in patria, ma dopo le olimpiadi.... Dopo le olimpiadi si apprende che la Juventus giocherà qui in attesa che il Delle Alpi venga ristrutturato e “ovviamente” non può giocare in uno stadio che si chiama “Grande Torino”.

Adesso, l’ultima levata d’ingegno è la rimozione di corso Grande Torino dal suo posto, per fare spazio a corso Giovanni Agnelli. Quale Giovanni? Il Senatore o l’Avvocato? Perché il primo un corso ce l’ha già, il secondo, non essendo ancora trascorsi i canonici dieci anni dalla scomparsa, non ce lo può ancora avere. Quindi lancio due proposte alternative: la prima è lo scambio alla pari. Prendiamo corso Giovanni Agnelli il Senatore e lo trasferiamo di peso di fianco al Delle Alpi, trasferendo al suo posto corso Grande Torino, che così correrà parallelo alla tribuna dello Stadio ed entrambe le tifoserie saranno felici. Oppure, al posto di fischiare una squadra che tutto sommato li riempie di soddisfazioni, aggiudicandosi il ventinovesimo scudetto e arrivando ai quarti di Champions League, i tifosi bianconeri mostrino un po’ di riconoscenza e si mobilitino a perorare la giusta causa, riempiendo il Delle Alpi di striscioni con la scritta “Gianni Agnelli Corso Subito!”.

"Domenico Beccaria