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Il messaggio di Torino-Milan: una tattica attendista non fa per i granata

Romagnoli contrasta Maxi Lopez

Torino-Milan 1-1, l’analisi a mente fredda / In campo due versioni diverse dei granata: aspettando gli avversari si soffre anche contro un Milan non eccelso

Gianluca Sartori

Il messaggio che il match col Milan ha confermato, le cui probabili avvisaglie erano già state captate a Carpi, è che questo Torino sia una squadra che ha bisogno di tenere il pallino del gioco in mano, giocando per vincere e non per aspettare gli eventi. Macinare gioco per avvicinarsi alla porta avversaria e non aspettare nella propria area per giocare “di rimessa”, perché quando il Torino ha provato a farlo (Chievo, Carpi, Milan) ha finito per subire gol.

PRIMO TEMPO, NESSUN TIRO IN PORTA - Fino alla rete di Bacca, complici le scorie psicologiche del capitombolo in casa del Carpi e anche il cambio di modulo del Milan, che ha scelto uno schieramento iniziale piuttosto offensivo, i granata hanno avuto un atteggiamento guardingo che ha badato in primis a non subire occasioni da gol. Baricentro basso, punte alquanto isolate, insufficienza della spinta sugli esterni ed errori tecnici di troppo hanno frenato il Torino. Il Milan non ha creato granchè (un paio di punizioni e un tentativo di Montolivo) ma ha provato a tenere in mano le redini della partita. A ritmi bassi, certamente; ma il predominio territoriale dei rossoneri all’inizio era alquanto evidente. Il dato degli zero tiri in porta da parte del Torino verso la porta di Lopez è la chiara conseguenza.

 Quagliarella in Torino-Milan

LA FORZA DEI NERVI - Dopo essere passati in svantaggio, ecco la reazione veemente del Torino. Ventura ha inserito la terza punta (Belotti per Zappacosta) e i granata hanno trasferito armi e bagagli nella metacampo rossonera, ribaltando l’inerzia della partita contro un Milan che a quel punto sembrava onestamente in balia degli eventi. Dieci minuti sono bastati per trovare la rete del pari. E con la forza dei nervi avrebbe potuto arrivare anche la rete del 2-1, se Maxi Lopez non avesse vanificato con una conclusione banalotta un contropiede orchestrato da Acquah che aveva conquistato il pallone dopo uno scivolone di Montolivo.

Contro il Milan si sono insomma viste due versioni differenti del collettivo venturiano. E’ chiaro a tutti come lo spartiacque sia stato il gol subito: il Torino è stato prima attendista, e quando le cose si sono messe male, veemente nel cercare la rimonta. I tempi sono cambiati e non ci sono più Cerci e Immobile da lanciare negli spazi aperti; ma il miglioramento del gioco in contropiede è un obiettivo concreto che Ventura può porsi.