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Il no di Cairo a De Laurentiis: il Torino padrone delle trattative, con voce forte e autorevole

Il presidente del Torino protagonista di un grande mercato: blocco delle cessioni con tono autorevole, operando in entrata seguendo critieri di qualità-prezzo

Federico Lanza

"I tempi sono cambiati: non decisamente in fretta, ma un'aria diversa da ha cominciato a circolare su Torino. Basta volgere lo sguardo al passato - nemmeno troppo remoto - per vedere una squadra succube, in sede di calciomercato, delle decisioni altrui, che poco o nulla contava in sede di contrattazione. Anzi, molto spesso la volontà del Torino passava in secondo piano rispetto a quella altrui. In un mondo, come il calciomercato, nel quale, teoricamente, bisognerebbe trovare un punto d'incontro di intenti e di interessi. A vendere e comprare.

"Il processo è stato lungo: non indolore, pieno di ostacoli, nei quali la società a volte è cascata, a volte è riuscita agilmente a superarli. "Sbagliando si impara", dice un famoso detto popolare. Niente di più vero. Il Torino, anche a causa di scelte controverse, è caduto ma ha imparato ad alzarsi con coraggio ed orgoglio. E da quel 20 maggio 2012 è rimasto sempre in piedi. Crescendo anno dopo anno, soprattutto a livello dirigenziale ed economico.

"Ultima dimostrazione di questa nuova consapevolezza è il netto rifiuto del presidente Cairo e di Petrachi: un no pesante e categorico ad Aurelio De Laurentiis e a ogni richiesta, formale o non, per il cartellino di Nikola Maksimovic. La cifra offerta dal presidente del Napoli sarebbe anche stata sufficiente per il difensore centrale serbo, ma Cairo ha giocato furbescamente al rialzo. Seguendo, del resto, quella tendenza molto in voga al momento che consiste nel sovraprezzare e sovrapagare i cartellini dei giocatori. E il mercato italiano, soprattutto in questa sessione estiva di mercato, ne ha dato una dimostrazione molto preoccupante in ottica futura.

"Urbano Cairo è tornato a fare la voce grossa sul mercato: grazie ai notevoli risultati in ambito sportivo ed economico (avanzo in bilancio e la cessione di Darmian al Manchester United) ha potuto condurre con autorevolezza le trattative, imponendo la propria volontà piuttosto che accettando la condizione dell'altra parte. Senza spendere cifre folli, sia ben chiaro, ma operando con oculatezza e intelligenza. Inseguendo quel rapporto di qualità-prezzo che, finora, ha sempre ripagato ampiamente.

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