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Il Torino fa come le squadre forti: gioca male e vince

Il punto / I tre punti non devono cancellare la brutta prestazione, ma portano ottimismo

Gianluca Sartori

Sono due i temi che il match di Benevento lascia in eredità al Torino di Mihajlovic. Uno è la prestazione negativa della squadra. Nessuno si è reinventato palato fine del calcio nè pretende che questo Torino si travesta da simil-Barcellona, e nel calcio viene prima il risultato. Ma i tre punti non facciano perdere di vista la realtà: i granata al "Vigorito" sono stati bruttini e non hanno convinto. Se Sirigu è il migliore in campo contro una neopromossa, significa che qualcosa non quadra ancora ed è lecito affermare che ci si aspetta di più, in futuro, da una squadra come il Torino. Questo al netto delle scusanti: le condizioni non perfette di Niang e Belotti e la doppia sfortuna che ha colpito Obi e Acquah. Più del gioco, per gran parte del match sono mancate determinazione e cattiveria nel fare valere il palese maggior tasso tecnico rispetto a un Benevento che, rischiando di vincere la partita, ha dimostrato che i valori tecnici sul campo si possono ribaltare con aggressività, corsa ed entusiasmo.

L'altro tema da analizzare è però il fatto che sia arrivata la vittoria. Il Toro fa come le grandi squadre, vince giocando male, e Mihajlovic non ha tutti i torti nel dire che l'anno scorso il risultato, in condizioni simili, sarebbe stato diverso. Sono confermate le indicazioni post Sassuolo: il collettivo granata sa approfittare degli errori altrui e ha gli uomini capaci di risolvere la partita. Doti non da poco, se si vuole puntare in alto, a cui si aggiunge un'intesa sempre maggiore tra i giocatori - frutto del lavoro della scorsa stagione - e una rinnovata tenuta difensiva (solo una rete subita in tre partite, sebbene contro avversari non di grido: cose impossibili da vedere nella scorsa stagione). Dunque, il Toro va avanti: non ancora a gonfie vele, tanto c'è da migliorare. Ma si lavori con ottimismo, ce n'è motivo.