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Il Toro di Cairo e uno scarica-barile che non funziona più

La società granata è chiamata a prendersi le responsabilità di una stagione fallimentare

Lorenzo Bonansea

"C'è solo una cosa che spacca l'ambiente più della caccia alle streghe, ed è il non riconoscere le proprie responsabilità in prossimità di un imminente fallimento. Perché quello che si sta consumando in casa granata è di fatto un fallimento: tecnico, sportivo, forse non solo circoscritto a questa stagione. E chi ne deve rispondere, in primo luogo, è chi ha costruito dall'alto questo naufragio, ovvero il Presidente Cairo.

"Senza voler iniziare alcuna campagna atta a destabilizzare ulteriormente un ambiente già abbastanza in crisi, è innegabile che le parole del numero uno granata (leggi qui) nell'immediato post Fiorentina suonino quantomeno fuori contesto. Dopo aver toccato il punto più basso stagionale, non ammettere pubblicamente di aver dato vita ad un progetto rivelatosi fallimentare è un qualcosa di difficilmente accettabile da una società che vuole essere seria e trasparente con i propri tifosi. Non ammettere di aver sbagliato la scelta dell'allenatore un anno e mezzo fa e di aver erroneamente avallato ad acquisti poi rivelatisi sotto le aspettative poi, risulta addirittura presuntuoso. Perché non tutti si fermano al dito che indica la luna: è ora che il Presidente Cairo dica "ho sbagliato" e che si assuma la responsabilità di questa debacle.

 TURIN, ITALY - JANUARY 06: Torino FC president Urbano Cairo celebrates victory with M Baye Niang at the end of the serie A match between Torino FC and Bologna FC at Stadio Olimpico di Torino on January 6, 2018 in Turin, Italy. (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

""Ho sbagliato" (a questo punto) a scegliere Mihajlovic, "ho sbagliato" ad acquistare giocatori su misura per un allenatore non all'altezza, "ho sbagliato" la gestione verbale fomentando false aspettative, "ho sbagliato" a non intervenire prima sulla gestione tecnica della squadra (dopo la gara di Firenze?), e "ho sbagliato" a non mettere mano al portafoglio (nonostante le possibilità economiche lo permettessero) nel mercato di riparazione pur avendo sotto gli occhi una squadra corta a centrocampo. Tra le frasi che maggiormente colpiscono tra quelle pronunciate l'altro ieri, spicca quella sul cambio obiettivo parallelo al cambio allenatore: "L'Europa era un obiettivo di Miha, non di Mazzarri".  A parte il fatto che gli obiettivi dovrebbero essere di una società e non di un allenatore, non lo si poteva dire subito, per sgombrare il campo dagli equivoci?

"La disamina di un naufragio va sempre fatta tenendo conto di tutti gli elementi in gioco, ma alla fine - a fare il mea culpa complessivo - deve essere il capitano. Che non può mai e poi mai permettersi di deleggitimarsi scaricando la colpa sui marinai o sul navigatore già silurato: un vero capitano, rimane con la nave mentre affonda, pagando in prima persona le conseguenze del naufragio. Così non avviene in casa granata, nemmeno a fronte di una situazione palesemente condizionata dalla gestione societaria, sia pratica che verbale. E questo non può che dare adito alle critiche e al malcontento di una piazza che non ne può più di credere a qualcosa che non c'è, e di sentirsi dire che la colpa è sempre e solo di chi non c'è più. Perché la caccia alle streghe non è mai giustificata, ma fuggire dalle proprie conclamate responsabilità non fa che fomentare chi vuole impugnare i forconi e accendere il fuoco.