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Il Toro e il trascurato valore della continuità

Editoriale / Il calciomercato migliore non sempre è quello in cui si compra di più. Ma il Toro va completato

Gianluca Sartori

Al Torino dell’anno scorso sono mancati i gol di Belotti. Con quelli, sarebbe andato in Europa League. Siccome la squadra è ad oggi pressoché la stessa - in difesa c’è Izzo per Burdisso, in mezzo al campo due alternative in più come Meité e Lukic - con tutti i big che - ad oggi - vestono la maglia granata, non ci sono motivi per essere contrariati per l’operato del club sul mercato.

Se poi ci dovessero essere cessioni eccellenti, con i partenti non sostituiti nel modo giusto, o se non dovessero arrivare quei due-tre tasselli che servono a Mazzarri (esterno sinistro, difensore, centrocampista), allora i giudizi cambierebbero. Ad oggi - meno di un mese dalla fine del mercato - si assiste ad un calciomercato che ha come fondamenta la conferma di tutti i giocatori migliori, da Baselli a Sirigu, da Falque a Belotti. Proprio il Gallo sembra un altro giocatore rispetto ad un anno fa, motivato al massimo, essendosi messo alle spalle tutte le vicissitudini dello scorso anno - dal cambio di procuratore agli infortuni alla mancata qualificazione al Mondiale - e voglioso di dimostrare che l’annata da 26 gol non era stata un fuoco di paglia.

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Al momento quindi non si può certo dire che sia un Torino meno forte rispetto a quello dello scorso anno. Nessuna partenza di grido, alcuni innesti mirati e conferma dello zoccolo duro della scorsa stagione. Che si conosce sempre meglio, guidato da un allenatore che è sempre più al centro del Toro. Il minore entusiasmo dei tifosi e dei grandi addetti ai lavori? Non è detto che sia un male. Ora il Torino va completato e poi potrebbe togliersi delle soddisfazioni insperate.