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Torino, Izzo e Napoli: la città da cui tutto è partito, nel bene e nel male

Focus on / Il match contro i partenopei, per Izzo, non è mai una partita qualsiasi

Nicolò Muggianu

"La povertà, il riscatto, il baratro del calcio scommesse, poi la rinascita. La carriera di Armando Izzo è stata un'altalena di emozioni, e mentre si avvicina ad affrontare il Napoli, il difensore granata sa che per lui non è una partita come le altre. Primo di tre figli, Izzo nasce e cresce in una delle periferie più povere e difficili d’Italia, Scampia. La vita nella banlieu napoletana non è facile: il padre viene a mancare prematuramente all'età di 29 anni a causa di una leucemia fulminante e Armando, a soli 10 anni, si trova a dover crescere prima del tempo per sostenere sua madre e i suoi due fratelli più piccoli.

"IL PASSATO - Un'infanzia difficile la sua, con l'ombra della camorra - piaga di una delle città più belle del mondo come Napoli - sempre pronta ad incombere su di lui. Non è un mistero che uno zio acquisito fosse un capoclan. Ma il giovane Izzo ha usato il talento calcistico come mezzo di riscatto sociale e ancora di salvataggio. Il passaggio dai dilettanti dell’Arci Scampia alle giovanili del Napoli, su chiamata dall'attuale team manager granata Beppe Santoro, fu decisivo: Izzo iniziò a capire che il calcio sarebbe potuto diventare il suo lavoro. "Quando è morto mio padre per diversi mesi la nostra cena è stata latte e pane duro" - racconterà Izzo alla Gazzetta dello Sport - “Saremmo finiti in braccio alla camorra, sempre in cerca di manovalanza, senza il calcio”. Gli anni passano e Izzo arriva ad essere aggregato alla prima squadra di Walter Mazzarri per il ritiro estivo 2010 del Napoli. Poi i prestiti alla Triestina, all’Avellino, fino alla consacrazione e il passaggio a titolo definitivo al Genoa. Sembra il giusto lieto fine dopo una vita complicata, ma nel 2016 arriva il coinvolgimento in un'inchiesta di calcio-scommesse.

"L'INCHIESTA -  È il 26 maggio quando la DDA di Napoli inserisce Izzo tra gli indagati in una delle più grandi inchieste legate al calcio scommesse, con la grave accusa di “partecipazione esterna in associazione mafiosa". Il testimone chiave dell'inchiesta è il boss della malavita napoletana Accurso, che chiama in causa - tra gli altri - Izzo indicandolo come “tramite” per la combine di Modena-Avellino (1-0) del 17 marzo 2014 e di Avellino-Reggina (3-0) del 25 maggio 2014. Armando finisce nell'occhio del ciclone. Lui, però, si dichiara e si dichiarerà sempre estraneo ai fatti. Il 12 aprile 2017 però arriva la prima sentenza da parte della giustizia sportiva: 18 mesi di squalifica e 50.000 euro di ammenda per non aver denunciato la combine, squalifica poi ridotta il 19 maggio a 6 mesi. Il 12 marzo 2018 poi Izzo viene rinviato a giudizio nel processo scaturito dalle “confessioni” di Accurso, con il giocatore che continua a proclamare la sua innocenza. Tuttora un suo diretto coinvolgimento nelle combine non è stato mai dimostrato; lui inoltre non prese nemmeno parte a quelle due partite. Il processo penale in corso farà piena luce su quanto accaduto negli anni di Avellino.

IL PRESENTE - Il presente però si chiama Torino. Dopo anni difficili, da cui il difensore classe 1993 è riuscito a venir fuori grazie anche all'appoggio della famiglia e del suo procuratore Paolo Palermo, che è stato per lui quasi un secondo padre, Armando ha deciso di cambiare ulteriormente vita in Piemonte. Ad aspettarlo sotto la Mole, guarda caso, c'era Walter Mazzarri. Lo stesso che aveva creduto in lui da ragazzino e che, per stessa ammissione del giocatore, gli aveva comprato un paio da scarpe da ginnastica ai tempi del Napoli per permettergli di allenarsi con i compagni di squadra. Ora però Izzo è cresciuto: le amicizie e le parentele "pericolose" sono soltanto un vecchio ricordo, ma la città di Napoli resterà sempre nel suo cuore. D'altronde per chi a Scampia ci è cresciuto - e dunque ne conosce tutte le zone d'ombra - non può essere altrimenti. Oggi Armando appena può torna in Campania, cercando di aiutare il quartiere e la comunità in cui è cresciuto con azioni di beneficenza. Una città che gli ha dato tanto, che stava per togliergli tutto ma che, nonostante questo, scorrerà per sempre nelle sue vene.