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Le sostituzioni rendono migliori i granata

 

di Edoardo Blandino

Durante l’arco di una stagione, può succedere che le scelte di un allenatore non sempre siano le migliori. È capitato a chiunque di mandare in campo un giocatore che...

Edoardo Blandino

di Edoardo Blandino

Durante l’arco di una stagione, può succedere che le scelte di un allenatore non sempre siano le migliori. È capitato a chiunque di mandare in campo un giocatore che poi ha reso al di sotto delle aspettative. Vuoi perché fuori forma, vuoi perché poco concentrato o vuoi perché semplicemente fuori posizione, non c’è nessun allenatore che abbia mai azzeccato in ogni singola partita l’11 titolare migliore. La bravura di un tecnico, al di là del lavoro settimanale sulle motivazioni e sulla preparazione di una partita, dipende anche dalla capacità di leggere la gara che si sta svolgendo. Già, perché nel calcio moderno si gioca 14 contro 14, cioè i titolari più i tre sostituti. Sempre più i giocatori che subentrano dalla panchina possono e devono essere determinanti. A volte può capitare che il mister li mandi in campo anche solo per 15 minuti, ma loro devono rispondere con un quarto d’ora di grande intensità. Tocca però all’allenatore capire se è quando è giusto sostituire un uomo.

Sabato pomeriggio Lerda ha letto correttamente l’andamento della gara. Dal primo minuto aveva schierato Gabionetta e Iunco, ma nessuno dei due era davvero riuscito ad incidere sulla partita. Il primo era sempre pronto a cercare un dribbling di troppo, mentre il secondo era capace di sfoggiare difficili gesti tecnici che raramente gli riuscivano. L’allenatore granata se ne è reso conto, ma anziché aspettare ad oltranza come a volte gli capita, nei primi 15 minuti della ripresa ha cambiato entrambi gli esterni di attacco. Prima ha inserito Pagano e poi Sgrigna. L’impatto in campo di questi due giocatori è stato importante ed entrambi si sono resi pericolosi con assist o tiri. Grazie a loro il Torino ha cambiato marcia ed è subito diventato più incisivo in zona gol.

(Foto: M. Dreosti)