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Luca Mezzano: “Allenare il Torino sarebbe un sogno. Chievo, che peccato”

ROME - FEBRUARY 9:  Luca Mezzano of Torino and Enrico Chiesa of Lazio in action during the Serie A match between Lazio and Torino, played at the Olympic Stadium, Rome, Italy on February, 2003.  (Photo by Grazia Neri/Getty Images)

Esclusiva / L'ex difensore di Torino e Chievo in esclusiva ai nostri microfoni: "Il granata è una seconda pelle. Vi svelo come si marca Belotti"

Nicolò Muggianu

La carriera calcistica di Luca Mezzano è stata un'unica lunghissima serie sliding doors: occasioni, coincidenze e fatalità che lo hanno portato a giocare in alcuni dei palcoscenici più importanti d'Italia ma anche ad appendere le scarpette al chiodo alla precoce età di 31 anni. Luca però, in oltre 10 anni di carriera ai massimi livelli, di soddisfazioni personali se n'è tolte parecchie.

Buongiorno Luca, domenica c'è Torino-Chievo. Da doppio ex, che emozioni ti fa emergere questa partita?

"In realtà io nel Chievo ho giocato poco. Arrivai a ritiro già iniziato in Serie B, nel primo anno di quello che poi fu soprannominato "il Chievo dei miracoli". L'inizio di qualcosa di importante. Giocai la prima di campionato da titolare (vincemmo contro il Genoa se non sbaglio) e poi andai a fare le Olimpiadi di Sidney. Al ritorno, a mercato ancora aperto, arrivò un'offerta dalla Serie A dalla Reggina e decisi di trasferirmi a Reggio Calabria. Era un'occasione importante ma non fu una scelta fortunata perché poi la Reggina retrocedette ai playout e il Chievo venne promosso in Serie A".

Da quel 2001 è iniziata la parabola del Chievo. Che effetto ti fa oggi vederlo all'ultimo posto in Serie A, quasi condannato alla retrocessione?

"Penso che in fondo quella del Chievo, per come è nata, sia una realtà che è entrata nelle simpatie di tutti quanti. In una realtà così piccola è possibile che possa capitare l'annata storta. Già oggi la retrocessione pare scritta, la vedo un po' difficile".

Mi rivolgo al Luca mister: un motivo per cui vorresti essere l'allenatore del Chievo e uno per cui vorresti essere quello del Torino.

"Parto dal Chievo. E' una bella piazza, una città meravigliosa, un ambiente dove un allenatore può lavorare con più serenità. Perché può vivere relativamente, lo dico tra virgolette, con meno pressione. Dire perché vorrei allenare il Torino invece è semplice: perché il Torino è la mia squadra del cuore, ci ho passato 30 anni della mia vita. Il granata è una seconda pelle, me lo sento addosso. Diciamo che allenare il Torino per me sarebbe un sogno, ecco".

http://www.toronews.net/interviste/le-loro-storie-luca-mezzano-tanto-al-massimo-perdi/

Ora invece un giudizio da ex difensore: come si marca Belotti?

"E' un giocatore difficile da marcare perché è completo: forte fisicamente, di testa, nell'attacco della profondità. Non bisogna lasciargli lo spazio per attaccare la profondità, questa è la cosa più importante. Forse meglio lasciarlo ricevere sui piedi e giocarti l'uno contro uno, ma è un cliente scomodo per qualsiasi difensore".

Come ti spieghi questo suo momento di "appannamento" in zona gol?

"Gli attaccanti vivono di alti e bassi. Ci sono stagioni in cui ti riesce tutto e altre in cui la palla non vuole entrare. Quello che penso io di Belotti è che probabilmente non è il giocatore da 26 gol dell'anno dell'exploit. Resta comunque un buon giocatore: un giocatore che nel Torino ha trovato la sua dimensione, uno che ogni anno può fare tranquillamente dai 12 ai 15 gol. Però probabilmente ci aveva abituato e si era abituato a standard troppo elevati: nel momento in cui è tornato ai livelli più veritieri il primo ad aver faticato è stato il ragazzo. C'è da dire che lui fa anche un lavoro importante in fase di non possesso e a volte non arriva lucidissimo alla conclusione".

Il vero punto di forza del Torino sembra essere la difesa. Izzo, Nkoulou e Moretti: chi preferisci?

"E' difficile scegliere, è un terzetto di livello altissimo e i risultati parlano per loro. Non dimentichiamo anche Djidji, che ha avuto qualche problema fisico ma quando ha giocato si è sempre fatto apprezzare. Sono 3 difensori che si integrano molto bene. Moretti ha grande esperienza, grande tranquillità nella gestione della palla, è forte di testa. Nkoulou invece è il leader di questa difesa a livello di personalità, bravo a leggere le situazioni anche nell'anticipo. Quello di spessore più internazionale se vogliamo. Izzo è il più giovane dei tre ma sta crescendo tanto, fa gol importanti e poi è entrato nel giro nella Nazionale. Chi scelgo? Scegli tu, perché sono tutti fortissimi...".