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Perché andare in ritiro?

 

di Edoardo Blandino

Il calcio è uno sport molto tradizionalista. È difficile che ci si inventi qualcosa di nuovo e spesso le soluzioni ai soliti problemi sono sempre le stesse. Scarsi...

Redazione Toro News

di Edoardo Blandino

Il calcio è uno sport molto tradizionalista. È difficile che ci si inventi qualcosa di nuovo e spesso le soluzioni ai soliti problemi sono sempre le stesse. Scarsi risultati? Esonero dell’allenatore. Problemi di concentrazione? Tutti in ritiro. Questi sono solamente i due esempi al momento più attinenti alla squadra granata, ma potremmo citarvi altri classici provvedimenti presi da una dirigenza in caso di difficoltà.

Ma qual è la reale efficacia di questi espedienti? I risultati sono decisamente molto vari. Nel primo caso cambiare un allenatore serve a dare principalmente uno scossone alla squadra e all’ambiente. Spesso c’è una reazione da parte del gruppo e torna un po’ di entusiasmo. Però non è detto che sia sempre così. A volte capita che serva maggiore tempo al neomister per conquistarsi la fiducia dei suoi ragazzi. Il morale può essere sottoterra, oppure si è persa completa fiducia nei propri mezzi, o ancora succede che si pensi già alla stagione successiva. In questo caso l’allenatore che subentra deve lavorare principalmente sulle motivazioni dei suoi ragazzi. Bisogna far capire ai giocatori che nulla è perduto e che fino a quando la matematica non condanna c’è sempre speranza e serve lottare senza sosta.

Se il problema viene ritenuto di natura psicologica, ecco che la società opta per il ritiro. Tutta la squadra si sposta lontano dal solito campo di allenamento e per una o due settimane lavora lontano da occhi indiscreti ed evita di parlare con la stampa. Si vive assieme per diversi giorni e giocatori e staff hanno modo di conoscersi meglio. L’idea è quella di ritrovare tranquillità ed entusiasmo. Stando insieme a lungo c’è modo di cementare i rapporti. Inoltre, non bisogna dimenticare la possibilità di svolgere un lavoro maggiore sul campo, permettendo così al nuovo mister di inculcare nelle teste dei ragazzi il proprio credo calcistico.

(Foto: M. Dreosti)