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Quel che può cambiare nell’arco di tre giorni

Editoriale / E' parsa netta la sensazione che la squadra si sia tolta un peso: Mazzarri ha fatto e detto poche cose, ma quelle cose hanno funzionato

Gianluca Sartori

"A questo punto è giusto chiedersi cosa può cambiare nella testa di una squadra intera nell'arco di meno di tre giorni. Walter Mazzarri, dal giovedì al sabato, ha fatto e detto poche cose, ma quelle cose hanno cambiato tutto. In comune con il Torino di Sinisa Mihajlovic visto nel derby di Coppa Italia il 3 gennaio, il Toro di ieri aveva "solo" il modulo di partenza e gli uomini che lo componevano. Il 4-3-3, però, è stato interpretato diversamente, da un Toro votato veramente all'attacco, non solo a parole ma con i fatti. E i giocatori erano sì gli stessi del derby perso allo  Juventus Stadium - dieci undicesimi, tutti tranne il portiere - ma erano completamente irriconoscibili in positivo.

"La scossa portata dal nuovo allenatore c'è stata, evidente eccome, soprattutto in un primo tempo concluso con oltre il 70% del possesso palla e solo per caso con un vantaggio limitato ad una rete. Al di là della pochezza del Bologna visto ieri (autore di un solo tiro nello specchio della porta: mai nessuna squadra aveva fatto peggio contro il Toro, quest'anno) è stato un Toro arrembante. Un Toro aggressivo, voglioso di vincere la partita - quel che ormai non riusciva più a proporre Mihajlovic -, trascinato da De Silvestri e Niang, che proprio di Mihajlovic erano i due pupilli per eccellenza. C'è sempre stata l'impressione che la partita fosse nelle mani del Toro, un Toro che non si sarebbe mai fatto sfuggire i tre punti, come era successo al Torino di Sinisa contro Verona e Spal.

"Dove stanno, quindi, i motivi della metamorfosi di una squadra intera? La prima risposta è generica: come sempre, un cambio di allenatore porta motivazioni nuove ai giocatori, perchè le gerarchie possono rimescolarsi e tutti hanno la necessità e la possibilità di convincere il nuovo tecnico a puntare su di loro. La seconda: da Mihajlovic a Mazzarri cambiano le persone e i modi. Mazzarri si è inserito con intelligenza, toccando le corde giuste, senza mettere eccessive pressioni e inducendo i giocatori ad esprimersi a mente libera, nonostante la partita fosse di quelle importanti. Tradotto: è parsa netta la sensazione che la squadra si sia tolta un peso. Una rondine non fa primavera, ma l'esordio di Mazzarri non ha fatto altro che rafforzare la convinzione di chi sostiene che il cambio di allenatore sia stato giusto. Tardivo, ma non troppo: la corsa all'Europa League è ancora tutta da affrontare.