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Torino: senza la rabbia, l’asticella non si alza

Dopo il ko / I granata si sono confermati per quello che sono: squadra dai valori tecnici ottimi, ma con una debolezza mentale che impedisce di fare il salto di qualità

Gianluca Sartori

"Roma-Torino è stata l'ennesimo simbolo di una stagione monca per questo Torino. Monca perchè la squadra ha dato per l'ennesima volta la dimostrazione di possedere le qualità tecniche per togliersi delle soddisfazioni, non (ancora?) quelle mentali e morali. Il Torino che per un'ora di gioco buona ha tenuto a bada la Roma terza in classifica, senza mezzo attacco e con una mezzala sinistra adattata a destra, avrebbe potuto, a quattro giornate dalla fine del campionato, essere in lotta per l'Europa. Il Torino che invece negli ultimi 10-15 minuti si è ripiegato su se stesso, vittima di paure e dubbi, ha fatto capire perchè si deve accontentare di essersi salvato tranquillamente.

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"In conferenza stampa allo Stadio Olimpico, con i giornalisti romani, Ventura ha amaramente spiegato: "A venti giorni dalla fine del campionato, le riflessioni devono essere: che cosa ci manca per essere protagonisti? Quanto dobbiamo lavorare ancora? E soprattutto, con quale voglia, con quale rabbia dobbiamo farlo?". Già, viene da pensare che sia proprio questo quello che è mancato ieri all'Olimpico, così come contro la Juventus nel derby di andata, o contro la Lazio, o in casa del Genoa. La voglia, la rabbia, la determinazione, lo spirito senza il quale i risultati non si portano a casa, e i vantaggi vengono dilapidati.

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"Il giorno dopo l'ennesima sconfitta sanguinosa di questa stagione, oltre a pensare a quanto si deve ancora lavorare, Ventura però dovrà anche chiedersi con chi si deve lavorare in futuro, per centrare l'obiettivo di alzare l'asticella delle ambizioni. Dare fiducia a questo gruppo, sperando di riuscire a dargli un' identità morale oltre che tecnico-tattica, magari puntellandolo con tre-quattro innesti di giocatori di qualità, ma che siano già pronti e non da formare, sembra la soluzione migliore. Resta il fatto che, ora come ora, molti elementi di questo gruppo non abbiano ancora capito la differenza che passa tra l'essere un calciatore tra i tanti o un protagonista: la rabbia che ti porta a volere, e non sperare, che le soddisfazioni arrivino. Ed è proprio questo, se vogliamo, il messaggio che evidentemente Ventura non è ancora riuscito a far passare come vorrebbe.