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Siamo tutti Koulibaly, dovremmo essere anche Meité

Lazio non punita per gli ululati razzisti contro Meité. Viene da chiedersi il motivo della disparità di trattamento con quanto accaduto a Koulibaly

Silvio Luciani

"L'indignazione per gli ululati razzisti diretti a Kalidou Koulibaly, la solidarietà da parte di tifosi, commentatori e parte delle istituzioni calcistiche e politiche hanno già lasciato spazio ad un assordante silenzio. È passata una sola settimana, ma chi aveva guardato con speranza alla sentenza del Giudice Sportivo che ha chiuso San Siro per due turni, è rimasto deluso dalla disparità di trattamento con quanto accaduto sabato all'Olimpico di Roma. Non solo non c'è alcun provvedimento nei confronti della Lazio, ma agli ululati indirizzati a Soualiho Meité è stata data pochissima risonanza. Tutto ciò potrebbe far tristemente pensare che ci sia un razzismo di serie a e uno di serie b. Non è così, la discriminazione razziale andrebbe combattuta a priori, bisognerebbe estirparla non solo dal calcio ma dall'intera società.

"E allora la mancata presa di posizione del Giudice Sportivo nei confronti della Lazio lascia l'amaro in bocca perché sa di discriminazione nella discriminazione. Che sia chiaro: non esistono bandiere o colori in questi casi, è una questione di eguaglianza, equità e giustizia. L'intento di questo breve articolo, più che dare risposte, è quello di porre alcuni quesiti, senza polemica ma con spirito costruttivo: Perché non condannare sempre gli episodi di razzismo? Perché non fermare sempre le partite? Quando un episodio di questo genere merita di essere punito e quando no? Dipende forse dal blasone dei club coinvolti, dalla risonanza dell'episodio nell'opinione pubblica o dalla mole di proteste di giocatore e allenatore?

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