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Sulla reale dimensione del Torino di Mazzarri

Sulla reale dimensione del Torino di Mazzarri

Editoriale / Riflessioni dopo la straripante vittoria di Marassi

Gianluca Sartori

Fanno bene, benissimo, l'allenatore Mazzarri e il presidente Cairo a predicare a tutti di tenere il profilo basso. Lo prevede il loro ruolo di responsabilità, perchè se il Torino non vincesse sabato contro il Parma, il successo di Marassi perderebbe buona parte del suo significato. Il nostro ruolo di cronisti ci impone invece di interpretare i fatti e - perchè no, dopo due scontri diretti dominati contro Fiorentina e Sampdoria - provare a pronunciarsi sulle prospettive attuali di questo gruppo, tentando di mantenere lucidità nonostante si abbia ancora negli occhi la scintillante prestazione con cui il Torino ha annichilito, distrutto, umiliato la Sampdoria a casa sua.

Partiamo da un fatto inoppugnabile: la recente crescita esponenziale del Torino. Che vince 1-4 in casa della Sampdoria (la seconda miglior difesa del campionato) trovando una prova corale sontuosa che è la naturale prosecuzione di un percorso iniziato qualche settimana addietro. I granata avevano espresso un livello simile di gioco già contro la Fiorentina, come si era sottolineato con onestà su queste colonne sette giorni fa. Ma erano mancati i gol di Belotti, che stavolta sono arrivati. E a differenza di quanto visto con il Bologna nella gara precedente, il Torino ha saputo leggere con maestria i momenti della partita, colpendo quando c'era da colpire, gestendo gli eventi senza mai subirli anche dopo il rigore incassato.

Raggiunto il livello prestazionale che si desiderava, ora la sfida più grande è mantenerlo. Se il Torino fosse sempre quello visto ieri, allora potrebbe sperare non solo di entrare in Europa League ma di giocarsela per il quarto posto con Lazio e Milan. Con realismo, appare difficile pensare che uno spettacolo del genere possa essere proposto tutte le domeniche. Quando c'è di mezzo il color granata, poi, il destino spesso si diverte a frapporre ostacoli di varia natura. Però a favore di questo Torino depongono tanti fattori. La compattezza del gruppo, la condizione atletica eccellente. La ricchezza di alternative a disposizione di Mazzarri (che vince 4-1 a Genova tenendo Ansaldi, Soriano, Zaza, Parigini, Edera e altri in panchina), l'esperienza a questi livelli del tecnico, i margini di miglioramento di gente come Aina e Meité. La ritrovata vena realizzativa di Belotti, condizione imprescindibile per puntare in alto. Messo tutto sulla bilancia, proviamo a pronunciarci: sì, salvo cataclismi questo Toro arriverà ad aprile in piena lotta per il settimo posto. Se riuscirà a centrarlo o meno, in questo campionato con tante squadre di livello simile, sarà questione di dettagli. Chi vivrà vedrà.