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Torino, ecco l’impronta di Mazzarri: un’identità che non teme nessuno

Focus On / Il tecnico livornese ha passato il tempo degli esperimenti. Questo è un Toro stabile

Marco Notaro

Il Torino vince contro l'Inter e sfata un tabù durato quasi 25 anni. Terza vittoria consecutiva, grinta, orgoglio e giocatori disposti a sacrificarsi l'uno per l'altro per il bene della squadra. Quello che ha battuto i nerazzurri non è forse stato il miglior Toro della stagione, ma ha messo in campo tutto ciò che il proprio mister voleva vedere dai propri calciatori. Un Mazzarri focoso in panchina, incontenibile a causa di alcuni errori banali e perfezionista nel voler correggere a tutti i costi le imperfezioni tattiche della squadra.

IL RITORNO AL PASSATO - Il Mazzarri 1.0 ricomincia dal passato, infatti il tecnico livornese è tornato al modulo che lo ha reso famoso: il 3-4-1-2. Lo stesso modulo che ha usato a Napoli quando dietro le punte c'era Hamsik, mentre in attacco agivano LavezziCavani. Al loro posto oggi agiscono Ljajic, Iago FalqueBelotti, il tridente condannato a segnare e a fare la differenza fino alla fine del campionato per poter sognare e sperare ancora di lottare per l'Europa League. Il nuovo modulo disegnato da Mazzarri è stato la chiave delle ultime tre vittorie dei granata, la difesa a 3 ha retto bene il cambiamento e ha subito appena un gol. Il Toro non ha tradito, né snaturato il credo del suo allenatore giocando con il 3-4-1-2 anche di fronte ad un avversario affamato, compatto e più forte come l'Inter. Questo è un chiaro segno di quanto il tecnico voglia dare la sua impronta all'identità di questa squadra, a prescindere dal rivale in campo e proprio da quest'ultimo continuano ad arrivare segnali di fiducia e di orgoglio. I giocatori cominciano a prendere consapevolezza dei propri mezzi, si sacrificano, lottano, corrono, insomma fanno un po' quello che è mancato fino a questo punto della stagione. Messaggi chiari, importanti per l'ambiente, per i tifosi e per la squadra.

BASTA ESPERIMENTI - L'inizio di Mazzarri non è stato sempre brillantissimo ed è anche certo che le difficoltà dopo l'esonero di Mihajlovic potessero essere tantissime, ma comunque si sarebbe potuto fare meglio soprattutto quando dall'altra parte c'erano avversari decisamente meno blasonati del Toro. Però, dopo tanti esperimenti, cambi di modulo e delusioni l'allenatore ha saputo trovare finalmente la quadratura del cerchio dando una nuova identità ai granata. Il 3-4-1-2 è probabilmente la versione 1.0 del Torino di Mazzarri, la prima stabile dopo tanti cambi, la prima che non ha paura di nessun avversario e che si appresta ad affrontare il Chievo con la stessa grinta dimostrata nelle ultime tre gare.

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