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Torino: il ritiro alle porte e una squadra composta solo da calciatori di proprietà

Approfondimento / Il club granata, ad oggi, conta solo su calciatori tesserati a titolo definitivo. In attesa degli sviluppi del calciomercato…

Gianluca Sartori

"Uno dei criteri che gli addetti ai lavori ma anche i semplici tifosi utilizzano da sempre per farsi un'idea su come agisce una società è la quantità di giocatori di proprietà. Se una rosa è formata in gran parte da calciatori a titolo definitivo, è chiaro che dietro c'è una società che ragiona sul lungo termine e che punta a crescere insieme a uno “zoccolo duro” di calciatori che vanno a formare la spina dorsale della squadra anno dopo anno.

"SOLO ACQUISTI A TITOLO DEFINITIVO - Ebbene: il raduno che segnerà l'inizio della stagione 2015-2016 è alle porte, e balza all'occhio che il Torino ad oggi può contare solo ed esclusivamente su calciatori di proprietà. Appropriandosi della seconda metà di Marco Benassi alle buste e non riscattando i cartellini di Omar El Kaddouri, Alvaro Gonzalez e Salvador Ichazo, il club granata ha risolto – in un modo o nell'altro - le ultime questioni pendenti riguardo a calciatori che l'anno scorso hanno militato in maglia granata senza però che il loro cartellino fosse interamente nelle mani del Torino. E i quattro acquisti conclusi finora – compreso Birkir Bjarnason, col quale però restano ancora dei punti da discutere – sono arrivati tutti a titolo definitivo, firmando un contratto pluriennale col club di via Arcivescovado.

"EFFETTI BENEFICI - Certo, il calciomercato è tutto fuorchè concluso e i granata non lo hanno concluso né in uscita né in entrata. Il fatto che però, salvo novità dell'ultim'ora, Giampiero Ventura inizierà la stagione con un gruppo formato da soli calciatori di proprietà del Torino non può che essere interpretato come un buon segnale. La bontà delle scelte fatte sui singoli andrà verificata sul campo, come è ovvio che sia. Ma i vincoli definitivi con i calciatori hanno effetti benefici prima di tutto per gli stessi atleti, che sono motivati e maggiormente coinvolti, ma anche per i tifosi, che prendono coscienza del fatto che il club ragiona – o quantomeno, prova a farlo – in prospettiva e sul lungo periodo.