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Torino, la storia di Ichazo e Gastón Silva e di quanto è difficile arrivare in Nazionale

Approfondimento / Il 70% dei maschi in Uruguay gioca a calcio a livello professionale. Non è facile arrivare in Nazionale. La cura-Ventura ha già dato i suoi frutti; funzionerà anche...

Federico Lanza

  In principio fu Fedullo. Poi la genialità di uno Schiaffino, Recoba, Montero, Cavani, Suarez fino al compianto Alcides Ghiggia, eroe del "Maracanazo", capace di zittire 120.000 persone in un silenzio assordante, che ancora oggi rimbomba per le strade di Rio de Janeiro. L'Uruguay è un piccolo lembo di terra, schiacchiato tra la grande Argentina e il potente Brasile. La popolazione supera di poco quella di Roma. Montevideo accoglie un milione e mezzo di abitanti, praticamente la metà dell'intera nazione. Più del 58% degli uruguagi, quindi, vive sulle sponde del Rio de la Plata. Tradotto: ad esclusione di piccole realtà come il Suriname e le due Guyana, l'Uruguay è il paese meno popolato di tutto il Sudamerica.    Il calcio, laggiù, l'hanno portato gli inglesi e gli italiani: c'è persino un Liverpool e il Peñarol fu fondato da emigranti piemontesi di Pinerolo. C'è una statistica, che riguarda il futebol, che va in controtendenza e si intreccia con i dati demografici del piccolo paese sudamerica. Circa il 70% degli individui di sesso maschile (un milione e mezzo) gioca a calcio in una società di un campionato ufficiale. Nel rapporto fra la popolazione e vittorie a livello calcistico, l'Uruguay è il paese numero uno al mondo. La Selección ha messo in bacheca due Mondiali e 15 edizioni della Copa America (compresa l'edizione del 2011 in Argentina). Il presidente Tabaré Vazquez e, prima di lui, Pepe Mujica, si sono sfregati le mani: un palmares che nulla ha da invidiare a quello dei vicini verdeoro e dell'Albiceleste. E sappiamo quanto il calcio sia più di un semplice gioco a quelle latitudini.   Questa è una statistica che, tuttavia, non deve sorprendere più di tanto. Dodici delle sedici squadre della Primavera División sono di Montevideo, così come dieci società su quindici della Segunda División appartengono al bacino calcistico della capitale. Ovviamente, dobbiamo calcolare in questa valutazione la "diaspora calcistica" uruguaya, un processo che nella prima decade del nuovo millennio (2000-2010) ha portato all'estero ben 1414, di cui 112 in Italia.   Mentre i fuoriclasse vanno a strappare contratti milionari in Europa, chi rimane in patria va a rimpolpare le fila di Danubio (ex squadra di Ichazo), Nacional, Peñarol, Defensor (ex squadra di Gastón Silva) e Racing. É molto facile, dunque, arrivare al calcio professionistico in Uruguay. Meno facile è debuttare nella Nazionale maggiore. La saturazione del panorama calcistico uruguayo obbliga, dunque, ad una precisa selezione, che inizia già dalle nazionali minori.   Non è un caso, dunque, che tutti i 23 convocati di Tabarez per il Mondiale 2014 giocassero all'estero. Risultati più che soddisfacenti sono stati raggiunti anche dalla Nazionale Under 20 - della quale ha fatto parte Salvador Ichazo nel Mondiale di categoria del 2011 - che ha raggiunto la finale della Coppa del Mondo due anni più tardi in Turchia, con Gastón Silva capitano e leader del reparto arretrato.   Non un brutto score, per Ichazo e Gastón Silva, a livello di Nazionale. Se il difensore ha già debuttato con la Celeste, il portiere è ancora in attesa di una chiamata da Tabarez. Il salto definitivo in Europa, per l'estremo difensore granata, potrebbe essere l'occasione giusta per guadagnarsi definitivamente la maglia della Nazionale.