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Torino, parla Cairo: “Sono deluso anche io. Non sottovalutate le mie ambizioni”

Ecco le parole del Presidente sul futuro della squadra granata a Tuttosport

Redazione Toro News

Il Presidente del Torino Urbano Cairo ha rilasciato un'intervista in esclusiva al quotidiano Tuttosport. Nell'articolo di oggi si è parlato soprattutto di futuro e delle prospettive dei granata. Ecco le sue parole:

"Quando sono arrivato sono stato accolto alla grande. Da eroe perché stavo salvando la società dagli abissi e non lo dimenticherò mai. Era un momento difficile, ma non ho avuto timori come in ogni sfida affrontata nella mia vita. Ho fatto la squadra in sei giorni e abbiamo guadagnato la promozione in Serie A. Poi il percorso è stato fatto di alti e bassi: due salvezze, la retrocessione, la nuova promozione, l'esperienza in Europa con la straordinaria vittoria di Bilbao. Abbiamo sempre creduto di ritrovare una dimensione europea e di mantenerla nel tempo. Quest'anno la delusione è tanta e per questo capisco anche i tifosi. Speravamo tutti in un'annata migliore, ma ricordiamoci da dove siamo partiti. Talvolta si impara tanto dagli errori, soprattutto si impara a non ripeterli. Io capisco tutto, ma so anche che per un anno non sono andato mai allo stadio, perché venivo solo contestato e insultato. Ero sotto scorta della Digos e decisi di non mettere piede al Grande Torino per evitare che le proteste nei miei confronti potessero destabilizzare i giocatori. È stato un periodo molto complicato"

Su Belotti e la squadra: "Il Gallo è stato molto sfortunato quest'anno e io lo difendo anche perché gli infortuni che ha avuto ne hanno condizionato il rendimento. Bisogna capire, aspettare e incoraggiare Belotti. Lui resterà, a meno che un club straniero non si presenti con 100 milioni di euro e se non succedesse resta il nostro capitano. Non ho mai pensato di venderlo e non l'ho fatto, lui vuole rimanere al Torino e vuole dimostrare a tutti quanto vale dopo un'annata così. Dopo un anno così non mi sbilancerò più sul valore della squadra, ma credevo fortemente nella rosa che avevo costruito. L'arrivo di Niang, la grande fiducia di Mihajlovic nel gruppo e davvero ho creduto di poter arrivare in Europa. Non è tutto da buttare però, sappiamo da dove ripartire ci sono diversi leader nella squadra: Sirigu, Nkoulou, Iago Falque, Moretti, Ljajic, Edera, Bonifazi, Baselli, Rincon e Barreca che sta recuperando dagli infortuni".

Su Mazzarri: "Volevo prenderlo prima che andasse al Watford, costruiremo assieme a lui. La squadra  deve cambiare assolutamente e Mazzarri avrà un intero campionato a disposizione per fare bene il suo lavoro. Dovevamo fare di più in questi anni, ma siamo il Torino e sappiamo dove vogliamo arrivare. Nessuno dovrebbe sottovalutare le mie ambizioni per costruire un grande club ci vuole tempo".

Sul Filadelfia e il Robaldo: "Per costruire il Fila abbiamo fatto un grande sforzo con la società, i tifosi, la fondazione Filadelfia, il Comune e la Regione. Abbiamo investito un milione e mezzo. Ora è di nuovo la casa del Toro e presto arriverà anche il Robaldo. Finora ci ha rallentato solo la burocrazia: ma siamo arrivati all'atto finale. Primavera e giovanili giocheranno lì e sarà un nuovo valore aggiunto. Siamo sempre alla ricerca di nuovi talenti, il vivaio sta tornando grande".

Su Gasperini: "Nel 2015 volevo portarlo in granata, ma lui era vincolato al Genoa. Quando il 4 giugno di quell'anno Ventura mi disse che non voleva più allenare la squadra, poiché era stanco e sfinito alla quarta stagione alla guida del Toro gli chiesi di rimandare la decisione, cercando un'alternativa nel frattempo è quello era proprio Gasperini. Era contento, ma aveva paura che i nove anni passati alla Juve possano essere un giogo per i tifosi. Preziosi alla fine non lo liberà, Ventura decise di continuare e l'anno dopo Gasp andò all'Atalanta".