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Il Torino e quel segreto chiamato “zoccolo duro”: la vera missione di Mazzarri

Con l'obiettivo europeo sempre più distante, per i granata è anche tempo di riprogrammare: c'è anche un discorso tecnico e di leadership

Nikhil Jha

"Rischia di essere definitivamente saltato con il 2-1 subito in casa del Verona il celebre progetto biennale inaugurato nel giugno del 2016 che doveva portare, nei piani della società, il Torino in Europa sotto la guida di Mihajlovic, il cui testimone è passato nel gennaio scorso a Walter Mazzarri. Un progetto che voleva rifondare il Torino, smantellando piano piano, nei fatti, tutto ciò che si era messo faticosamente insieme nell'era Ventura. Un periodo che qualcosa di buono aveva portato, tra il 2013 e il 2015: dalla qualificazione in Europa League (vero, grazie ai demeriti del Parma, ma intanto il settimo posto è stato un risultato mai più ripetuto) al bel percorso che poi Glik e compagni seppero costruire l'anno successivo nell'ex Coppa Uefa, arrivando sino agli ottavi di finale.

"ROSA SMANTELLATA - Da cosa era caratterizzata quella squadra, guidata dal tecnico genovese? Da uno zoccolo duro di giocatori, una spina dorsale della squadra, elementi che davano identità al gruppo in campo e fuori: Glik, Vives, Gazzi, Bovo, Molinaro, Moretti, Darmian. Giocatori non tutti sullo stesso livello, ma che formavano una colonna vertebrale affiatata e rinsaldata da tempo, che sentiva la maglia e trasmetteva qualcosa ai nuovi arrivati. Questo è, probabilmente, qualcosa che manca al Toro attuale: una spina dorsale su cui contare sempre e comunque. Pochi giorni fa ricorreva il terzo anniversario della storica serata di Bilbao: gli unici giocatori "sopravvissuti" sono Molinaro e Moretti, gli altri hanno tutti cambiato casacca. Allo zoccolo duro di allora, fisiologicamente consunto, avrebbe dovuto sostituirsene un altro. Ma i vari Benassi e Zappacosta sono stati ceduti, mentre Baselli ha dimostrato di avere difficoltà ad ergersi come leader tecnico e morale. Solo Belotti ha dimostrato spessore tecnico e umano da leader, ma da solo non basta. Le partite come quella contro il Verona sono una conseguenza di un processo che ha portato allo smantellamento e al rifacimento repentino della rosa granata nelle ultime sessioni di mercato: in campo un gruppo di giocatori senza verve e senza un leader vero, qualcuno in grado di dare la scossa.

"RICREARE - Un gruppo cambiato troppo di stagione in stagione, che in quest'anno ha dovuto subire anche il cambio di guida tecnica. Ritrovare un'idea di Toro, da (ri)costruire, dovrà essere la priorità della società e di Mazzarri. Scoprire un nuovo nucleo centrale, una nuova identità di squadra e di gioco. Per farlo, a meno che non si riaprano le porte della corsa europea, ci saranno 12 partite, secondo le quali il tecnico di San Vincenzo formerà le proprie idee e le proprie gerarchie: sarà lui a decidere chi farà parte di questo zoccolo duro, e chi no. Un passaggio che potrebbe non essere semplice, ma per certo è necessario. E se appare come un ridimensionamento, tale è: a meno di incredibili scossoni, l'obiettivo è fallito, e il Torino dovrà sapersi rifondare. Per l'ennesima volta.