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Toro, al Filadelfia ho capito l’importanza di tornare a casa

Buonanotte granata/Domani finalmente la posa della prima pietra per la rinascita del Filadelfia, con uno sguardo al passato e una speranza per il futuro

Cristina Raviola

La mia storia con la città di Torino si intreccia solo nella celebrazione della mia fede granata, in quanto, ahimè, il fato mi ha dato come paese natale e come residenza altri luoghi. Per questo, e per la mia età che non mi ha permesso di assistere dal vivo a determinati eventi, credo di comprendere solo in parte l'importanza di quello che accadrà domani. E, ovviamente, non parlo del match con i rossoneri, ma della posa della prima pietra per la ricostruzione del Filadelfia.

Ci sono stata per la prima volta il 4 maggio di qualche anno fa, in occasione di una partita tra vecchie glorie granata. No, io non capisco davvero cosa vorrà dire per tutti noi, ma ricordo di aver respirato a lungo il profumo di storia, come mi capita sempre quando entro in un luogo che avrebbe tanto da raccontare. Mi sono seduta per terra, appena dietro due cuccioli granata che stavano litigando su qual era il giocatore più forte di tutti i campioni del Toro (beata gioventù!), e i miei sensi hanno catturato il più possibile di quello che il Filadelfia voleva dirmi. E, in un sussulto dell'anima, ho sentito che quel posto faceva parte di me, come le soffitte dei miei nonni, in un cui vado a curiosare, per cercare pezzi di storia che mi appartengono.

No, forse non lo comprendo appieno quel che significa la rinascita del nostro tempio, ma so cosa si prova quando ci si sente senza la propria casa, e so quanto può far male. Posare la prima pietra sarà come togliere un bavaglio a quel pezzo di storia, perché quel luogo che fa parte di noi, possa parlarci ancora, e ancora. Lanciandosi nel futuro e celebrando il passato, farà rivivere a me e alle future generazioni di cuccioli granata, ciò che non abbiamo potuto vivere.

E così, seduti ad accarezzare il quadrato di terra che i nostri campioni hanno solcato, sentiremo di essere tornati in quel luogo che tanto ci mancava, anche se ancora non l'avevamo capito.