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Toro, parla Moretti: “Ronaldo? Le squadre non si fanno con i nomi ma col lavoro”

Toro / Parla il difensore granata all'evento di presentazione delle nuove maglie

Gianluca Sartori

Presente al Grande Torino per l'inaugurazione delle nuove divise da gioco, Emiliano Moretti ha parlato nel corso dell’evento: “Buongiorno a tutti e grazie non avevo mai visto una sala stampa così piena. Al momento del rinnovo non c’è stato bisogno di dirsi molto col Toro. Sono stato io a ringraziare tutti quelli che mi permettono di avere un’altra opportunità di vestire questa maglia. Un paio di anni fa avevo detto che avrei chiuso la carriera qui, il rinnovo mi permette di continuare a fare questo mestiere quindi sono doppiamente felice. Grazie a chi ha permesso questo: presidente direttore sportivo e mister. Fino ad arrivare a tutti quelli che tutti i giorni lavorano con noi, senza dimenticare i compagni di squadra. Siamo dei calciatori. Ognuno mette in campo le propri caratteristiche ma i risultati personali sono sempre subordinati ai risultati della squadra e del lavoro di tutti. Personalmente poi i numeri andranno a confermare le sensazioni che ho dentro. Con questa annata il Torino sarà la squadra per cui ho giocato per più anni. Ed è la squadra che mi ha dato le sensazioni più belle”.

Partono le domande. Se dovesse arrivare Cristiano Ronaldo alla Juventus? “È un ultratrentenne come me, ma io sono normale lui ben poco. Io non so se lui arriverà a giocare in Italia. Di certo da tanti anni da noi mancano questo tipo di giocatori. Il calcio italiano negli ultimi anni ha perso qualcosa, purtroppo non siamo stati presenti ai mondiali. Ma è pur sempre il calcio italiano. Io ho tanta fiducia nei ragazzi più giovani perché li vedo e vedo approccio e voglia da parte loro. L’unica cosa che dobbiamo migliorare è che noi più grandi dobbiamo dargliela veramente la fiducia, non solo a parole”.

Al raduno di ieri tanti giovani. Chi ti ha colpito di più? “Sono tutti giovani che conosco quindi so quel che possono fare”.

Ma l’arrivo di Ronaldo non aumenterebbe il divario tra la Juve e il Toro? “Tutte le squadre si stanno rinforzando ma comunque le squadre non si fanno con i nomi ma con il lavoro. Siamo in una fase della stagione in cui le parole hanno il sopravvento, dal 19 agosto conteranno i risultati del campo. Il Toro non deve pensare al fatto che Ronaldo potrebbe andare alla Juve. Io credo che il Toro abbia intrapreso l’anno scorso una nuova tipologia di lavoro con il mister Mazzarri che è arrivato a metà stagione. Credo sia stato un lavoro importante. Ci consentirà di partire in ritiro con idee già affrontate e deve essere un punto fondamentale perché ci consente di guadagnare tempo. Almeno personalmente non sono uno a cui piace fare proclami o promesse. Quello che credo fortemente è che attraverso il lavoro quotidiano si possa raggiungere ogni risultato. Ogni squadra attraverso il lavoro deve raggiungere il proprio massimo. Questo periodo che ci sarà da dopodomani in cui lavoreremo tanto a Bormio sarà importante per creare delle basi, dal punto di vista tecnico-tattico, fisico e soprattutto dal punto di vista della personalità.

Se il Milan non sarà riammesso in Europa ci andrà la Fiorentina che ha fatto solo tre punti in più: “Se abbiamo fatto 54 punti è perché il nostro livello è quello. La stagione è lunga e i valori emergono. Noi nel giorno di ritorno abbiamo fatto 29 punti e dobbiamo ripartire dal lavoro che si è fatto da metà stagione. Il calcio ti insegna che di facile non c’è niente e lo dimostra il Mondiale che stiamo vedendo. Nelle ultime quattro non ci sono i calciatori più forti e molte squadre più forti”.

“Le motivazioni sono tanto ma non tutto altrimenti segneremmo tutti 50 gol a campionato e invece se io ne segno uno è già tanto. Personalmente io cerco durante l’anno di essere il piu utile possibile. Dove la parola utile  vuole dire esserlo a 360 gradi. Il fatto di avere 37 anni consente di poter allargare questa possibilità. Nessuno può dire quante partite giocherà Moretti come gli altri compagni. Abbiamo un allenatore che giustamente guarda il campo, chi gli dà di più lo fa giocare. L’utilità può essere intesa come 30 partite, oppure 20 aiutando i più giovani. Proprio questo è un mio obiettivo: di provare con la massima umiltà a mettere a disposizione la mia esperienza ai ragazzi che ne hanno di meno. Per quanto riguarda la squadra, ieri ho visto con piacere i miei compagni. Li ho rivisti sorridenti e carichi e questo è ciò che mi aspettavo. Sono contento di come è cominciata. Da qui alla prima di campionato ci sarà da lavorare tanto. Mi aspetto che tutti lavoriamo per il bene della squadra più che per il bene personale”.

Il rinnovo appena firmato sarà l’ultimo da calciatore? “Sinceramente sì, ma lo pensavo anche l’anno scorso... non so come finirà ma io sono veramente felice di avere questa possibilità anche quest’anno. Per me è stata una sorpresa. L’anno scorso lo cominciai pensando che sarebbe stato l’ultimo e lo faccio anche quest’anno. Il calcio mi ha dato soddisfazioni e mi ha fatto crescere come uomo. Ho cominciato a 19 anni, è passata una vita. Ho imparato lingue e culture all’estero e ho conosciuto ragazzi di tutte le estrazioni e tutte le provenienze. So che prima o poi arriverà il momento di smettere ma lo accetterò con serenità e sorriso perché non posso chiedere di più”.

Il lavoro di Mazzarri può essere un ponte ideale rispetto a quello di Ventura? “Per loro parla il curriculum. Io ho avuto la fortuna di lavorare con Ventura e ora ce l’ho di lavorare con Mazzarri. In entrambi i casi ho avuto la possibilità di imparare molto. Nel calcio non si inventa niente ma ogni allenatore ti da qualcosa. Se uno ha voglia di mettersi a disposizione le possibilità di imparare ci sono”.

Obiettivi? “Io voglio pensare a giorno dopo giorno, i voli pindarici non mi piacciono. Attraverso il lavoro ci sono delle possibilità da poter cogliere. Abbiamo un tecnico che crede nel lavoro giornaliero: dentro ci sta tutto, dalla parte tecnica a quella mentale. L’obiettivo di ognuno di noi deve essere dare il cento per cento per fare crescere la squadra”.

Dove deve crescere il Toro? “Non lo so dire io. Per quanto credo io nel lavoro tantissimo. È qualcosa in cui credo veramente altrimenti non potevo pensare di venire qui a 32 anni e giocare ancora per 5-6 anni. Attraverso il lavoro si può migliorare tutti i mesi e tutti gli anni. Ai nastri di partenza del campionato ci sono 20 squadre, molte forti. Alla fine il campionato dirà quello che si è riusciti a fare”.